Guerriglia per «Los Angeles libera» di Lorenzo Soria

Cinque arresti e un arsenale impressionante, dai lanciagranate ai visori notturni Cinque arresti e un arsenale impressionante, dai lanciagranate ai visori notturni Guerriglia per «Los Angeles libera» Una milizia era pronta a scatenare il terrore LOS ANGELES NOSTRO SERVIZIO Dopo il Texas, dopo il Michigan, il Montana e Oklahoma City, Los Angeles. La polizia della capitale del cinema ha arrestato cinque uomini appartenenti a una cellula delle «milizie» che si apprestava a compiere «molteplici atti di terrorismo» a Los Angeles e dintorni. «Erano pronti a scendere in guerra», ha dichiarato scosso Tim McBride, un comandante della sezione anti-terrorismo del dipartimento di polizia di Los Angeles. E a conferma delle sue parole, ha esibito una quantità di armi piuttosto impressionante: un centinaio di M-16 e altri fucili automatici, mitra, pistole, migliaia di cartucce e munizioni, maschere a gas, giubbotti corazzati, persino dei lanciagranate. Non si tratta insomma di «guerrieri della domenica», di un altro di quei gruppi che s'incontrano durante il weekend e che giocano a fare i soldati, ma di una pericolosa «cellula terroristica antigovernativa». Il raid della notte di venerdì è il risultato di un'inchiesta lanciata subito dopo la strage di Oklahoma City. Per due anni la polizia ha pedinato, fotografato e filmato i membri del gruppo californiano mentre si preparavano alla «guerriglia urbana». Li ha scoperti che si addestravano nella «liberazione» di intere strade, che sparavano in corsa a una serie di obiettivi mobili e che usavano come tiro a segno busti di latini, afro-americani e asiatici. Ma il razzismo era solo una delle componenti che tenevano unita la cellula. «Si tratta di un gruppo che odiava praticamente tutti - ha aggiunto McBride -. Lo sappiamo dai loro obiettivi, che però al momento non siamo in grado di rivelare». La polizia è stata avara di dettagli perché, sostiene, l'inchiesta è ancora in corso e intende compiere altri arresti. Ma è emerso che il leader del gruppo, Glenn Yee, è un agente nella riserva del dipartimento di polizia del sobborgo di Irwindale. E che tra gli strumenti scoperti in vari depositi disseminati tra Los Angeles e alcune città dei sobborghi c'erano tute mimetiche, mirini telescopici, visori al laser che consentono di vedere «il nemico» nella notte, fucili a canne mozze per far saltare porte e serrature di edifici. «Questo è il tipo di armi che uccide, usate da gente che ha intenzioni distruttive, non da chi va a caccia di animali», ha aggiunto McBride. E' lo stesso tipo di armi che la polizia ha dovuto fronteggiare il 28 febbraio, qiiando nel corso di un assalto a una banca di North Hollywood ha impiegato una buona mezz'ora e un centinaio di agenti prima di uccidere i due rapinatori armati di fucili automatici e giubbotti corazzati. «Avevano molto in comune - sostiene il capitano Joseph Curreri, capo della divisione anti-terrorismo - ma i membri di questa cellula erano più addestrati e disciplinati». Senza entrare nei dettagli, ha aggiunto che avevano «legami con altre cellule delle milizie». Secondo Chip Berlet, un analista della Politicai Research Associates di Boston, «ci sono forse 5 milioni di persone che si considerano parte del movimento dei "patriots" e tra i 10 e i 20 mila coinvolti in quello delle milizie, con presenze in 40 Stati». Tra di loro, ci sono padri di famiglia che non hanno più fiducia nelle istituzioni e che credono nel diritto costituzionale di possedere armi, ma anche frange paranoiche e apocalittiche convinte che truppe cinesi e nepalesi abbiano già preso possesso di alcune installazioni militari americane e che Bill Clinton è solo una marionetta che ha già venduto la sovranità dell'America alle Nazioni Unite e alla grande finanza internazionale. Dopo Oklahoma City, nell'aprile del '95, molti miliziani hanno avuto un ripensamento e hanno abbandonato il movimento. Ma tra i più estremisti c'è la certezza che i 168 morti di quell'orrenda strage sono il prodotto di una cinica operazione da parte del governo federale organizzata proprio per andare addosso alle milizie. Ai loro occhi, l'uomo accusato di avere piazzato la bomba, Timothy McVeigh, è non un mostro, ma un martire e un eroe. E anche se non confermato, ci sono indiscrezioni che potrebbe esserci un legame tra il processo a McVeigh, iniziato a Denver una decina di giorni fa, e le non specificate «azioni terroristiche» che la cellula di Los Angeles intendeva intraprendere nelle prossime settimane. Lorenzo Soria Un'immagine dell'assedio agli indipendentisti del Texas arresisi l'altro giorno: l'incubo delle milizie continua

Persone citate: Bill Clinton, Chip Berlet, Joseph Curreri, Timothy Mcveigh