Il commercialista esce dal giallo di Chiavari di Fabio Pozzo

L'inchiesta sulla segretaria assassinata L'inchiesta sulla segretaria assassinata Il commercialista esce dal giallo di Chiavari // magistrato chiede Varchiviazione «Un anno senza potermi difendere» CHIAVARI. Quasi «mostro» per un anno. Marco Soracco, commercialista di Chiavari, è stato l'unico indagato per l'omicidio della sua segretaria, Nada Cella, 24 anni, trovata agonizzante con la testa fracassata sotto la scrivania dell'ufficio la mattina del 6 maggio scorso. Adesso, dopo una perizia sui reperti trovati nella stanza della morte, un esame del Dna, cinque perquisizioni, il commercialista non è più sospettato. Il sostituto procuratore di Chiavari Filippo Gebbia ha presentato al gip richiesta di archiviazione. Soracco esce dunque dall'inchiesta, quella su un delitto che sta diventando sempre più «perfetto». Dottor Soracco, la prima cosa che ha pensato, dopo aver saputo dell'archiviazione. «Era anche l'ora. E' passato un anno, senza che mi sia mai stato contestato direttamente nulla. Mi sono trovato in una situazione terribile: non ho potuto fare altro che attendere, senza potermi difendere. Le mie richieste di archiviazione, due, non hanno avuto risposta. Ora però sono scaduti i termini delle indagini preliminari». Ma sarà stato sentito dal magistrato, no? «Una volta soltanto, in un anno. E' successo a metà dello scorso maggio. Prima ero stato sentito dalla polizia, il giorno del delitto e quello seguente». Come ha vissuto questo lungo anno? «E' stato un periodo molto difficile. Speravo sempre in un qualcosa che mi facesse uscire da questo incubo. Che mi liberasse dal peso delle continue illazioni, insinuazioni. Dai titoli di giornali». Quali insinuazioni? «Per esempio le mie presunte avances a Nada. Ogni tanto qualcuno ha rinforzato questa illazione. Tutto totalmente infondato e inventato. Marco Soracco Oppure il particolare dell'attrezzatura da montagna, della presunta piccozza mancante dal "kit" di alpinismo. C'è stato chi ha detto che sarebbe stata l'arma del delitto, che questi oggetti sarebbero stati trovati dalla polizia nella mia casa di campagna. Tutto falso. Si è trattato solo di quattro strisce di plastica e di pochi metri di corda, trovati nel mio studio, che mi aveva imprestato un amico. Avrei dovuto utilizzarli per una escursione col Cai». Altre insinuazioni che l'hanno turbato? «E' stato detto che mia madre, la mattina in cui ho trovato Nada agonizzante, ha lavato il sangue. Mia madre ha pulito, è vero, le macchie sulle scale e nell'ingresso, ma l'ha fatto davanti agli occhi degli agenti. Non è andata, però, nella stanza di Nada, né ha pulito il corridoio antistante». Quali sono stati i rapporti con i suoi con- cittadini, dopo il delitto? «Il primo giorno c'è stata una persona che, dalla strada, mi ha guardato e si è passato la mano sotto la gola. Ho ricevuto qualche telefonata anonima. Ma ci sono stati anche tanti attestati di solidarietà: mi hanno scritto amici che non vedevo da tempo, sconosciuti colpiti dall'accaduto. Ancora oggi ci sono persone che mi salutano e io non conosco». E sul piano del lavoro? «Per fortuna i miei clienti mi sono rimasti fedeli, nonostante ci sia stato chi abbia consigliato loro di cambiare commercialista. Ma lo studio è rimasto chiuso due mesi e quanto è successo certo non mi ha consentito di estendere la mia clientela». I rapporti con i familiari di Nada. Le loro accuse... «Ho cercato di comprendere il loro dolore, ma a tutto c'è un limite. Li querelerò». Fabio Pozzo Marco Soracco

Persone citate: Filippo Gebbia, Marco Soracco, Nada Cella, Soracco

Luoghi citati: Chiavari