Gli 007 orfani di Tom Ponzi
Stroncato dal diabete, fu arrestato e poi prosciolto per le microspie. Aveva 76 anni Stroncato dal diabete, fu arrestato e poi prosciolto per le microspie. Aveva 76 anni Gli 007 orfani di Tom Ponzi Morto il re dei detective privati MILANO DALLA REDAZIONE Il suo nome, Tom Ponzi, era ormai indissolubilmente legato al suo mestiere: investigatore privato. Anzi, in Italia, l'investigatore privato per antonomasia. E' morto ieri, all'ospedale di Busto Arsizio, stroncato dal diabete di cui era afflitto da anni. Ma il suo nome resta alla sua agenzia, la «Tom Ponzi investigations» di cui tiene le redini la figlia primogenita Myriam, 45 anni. Gli altri due figli, maschi, dopo aver lavorato anche loro con il padre, hanno preferito prendere altre strade: Michele, 43 anni, si occupa di import-export; Daniele, 38 anni, lavora in una banca nelle Filippine. Tom (diminutivo di Tommaso) Ponzi di anni ne aveva 76. Era nato a Pola, ma la gioventù l'ha trascorsa in Romagna. E di quella terra ha sempre mantenuto il carattere sanguigno e la passione per la buona cucina (viaggiava tranquillamente sopra il quintale di peso). «Quando andai alla polizia a chiedere la licenza di investigatore privato, mi risero in faccia. Ma poi, per vent'anni, ho insegnato io a loro come fare...». Ponzi ricordava così, in un'intervista a La Stampa, gli inizi della sua carriera. Erano gli Anni Cinquanta e per l'Italia la figura di «investigatore privato» esisteva allora solo nei «gialli». Ma perché l'idea di un mestiere così. Ponzi, fascista convinto, aveva partecipato alla Repubblica di Salò e - raccontava - era rimasto delle stesse idee: «Non ho mai voluto riciclarmi». Così, spiegava ancora «quelli come me non li assumevano da nessuna parte. Bisognava arrangiarsi. Allora mi sono ricordato che da ragazzo, al cinema, andavo pazzo per i film polizieschi e riuscivo a capire subito chi era il colpevole; sempre». All'intuito Ponzi poteva poi sommare una notevole prestanza fisica, corroborata dalla sua esperienza di sportivo: paracadutista, pugile, nuotatore, subacqueo, tiratore scelto. Soprat¬ tutto una grande capacità di apprendere e usare tutte le più sofisticate metodologie di investigazione: da binocoli con telecamera alle macchine fotografiche miniaturizzate, dai software sempre aggiornati fino ai microfoni più piccoli e più impensabili. I microfoni, però, erano stati alla base della sua disavventura giudiziaria, quando venne accusato - era l'inizio degli Anni Settanta - di intercettazioni telefoniche ai danni della Montedison e di alcuni esponenti politici: uno scandalo che colpì in particolare il psi e l'allora suo segretario, Giacomo Mancini. Contro Tom Ponzi venne spiccato un ordine di arresto... «Mi cercavano in cinquecento ma io li ho beffati tutti e sono riuscito a scappare a Nizza. Ci sono ri¬ masto sei anni, stavo per cominciare a lavorare lì ma poi sono potuto tornare, prosciolto». Ponzi, in quello scandalo, ha sempre detto di non entrarci nulla: «Ero il capro espiatorio ideale - diceva sempre nell'intervista - e poi feci io la bonifica ai telefoni di Eugenio Cefis (presidente Montedison, ndr)». Molti anni prima, nel 1956, Ponzi era già stato agli onori delle cronache, ma per un episodio di natura ben diversa: era riuscito a entrare nella scuola di Tavazzano (Milano) e a disarmare i due omini che tenevano sequestrati bambini e maestre. Poi altri episodi: dallo scoprire chi vendeva carne di vacche infette a chi fabbricava falsi profumi Chanel. Passando per inquinatori, mafiosi, adulteri e poveri ragazzi drogati. Tom Ponzi è morto in ospedale a Busto Arsizio: aveva 76 anni
Persone citate: Eugenio Cefis, Giacomo Mancini, Ponzi, Tom Ponzi
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