«E la prova della tolleranza»

i I cristiani, frustrati dalla perdita di potere, sono freddi fftÉs Temono il dialogo con l'Islam «E' la prova della tolleranza» Silvestrini: le fedi possono convivere L'EX MINISTRO DEGLI ESTERI VATICANO CITTA' DEL VATICANO. Il Papa arriva questa mattina a Beirut: un viaggio «fallito» anni fa, ed ora finalmente realizzato. Al cardinale Achille Silvestrini, per molti anni «ministro degli Esteri» di Papa Wojtyla e ora Prefetto per la Chiese orientali, abbiamo chiesto qual è il significato profondo, politico e religioso, di questa visita così carica di incognite. «Ha il valore dello stesso simbolo che ha il Libano. Il Papa ha sempre detto che il Libano non è un Paese, ma è un messaggio. Il Libano ha rappresentato nel Medio Oriente la convivenza fra cristiani e musulmani. E se pensiamo che le comunità religiose del Libano sono diciotto! Non si può parlare neanche di maggioranze o di minoranze, quanto piuttosto di una pluralità di comunità. Se si ristabilisce il Libano nella sua piena identità, nel significato che ha il vivere insieme, e collaborare fra credenti di fede diverse, questo è un grande messaggio anche per tutte le Chiese, e i cristiani e le comunità del Medio Oriente». Si è parlato della possibilità di creare in Medio Oriente Stati etnico religiosi. Il viaggio è un messaggio contro quest'ipotesi? «E' un'ipotesi smentita dalla realtà storica, dagli avvenimenti, e anche dalle prospettive future. Gli avvenimenti di questi ultimi venti-venticinque anni, e il futuro non ammettono questa possibilità. La tradizione libanese è sempre stata quella dei villaggi misti. Dappertutto ci sono sempre stati villaggi cristiani con sciiti, cristiani con sunniti, cristiani con drusi. E curiosamente non c'erano drusi con sunniti, o sunniti con sciiti, ma l'elemento complementare era quello cristiano. Questa realtà che era stata messa in pericolo dalle guerre interne ed esterne tende a ricostituirsi. L'idea dello Stato confessionale omogeneo è sconosciuta, nella vicenda storica libanese e anche di tutto il Medio Oriente». Fino alla creazione dello Stato di Israele... «E' un caso particolare. In Libano la tradizione è quella che chiamano della convivialità». Che cosa si aspettano i libanesi da questa visita? «Credo che la speranza legittima dei libanesi sia di una ricaduta positiva per rafforzare la loro identità e la loro rivendicazione di un Libano unito e sovrano nella sua integrità territoriale. Questo è molto sentito». Solo dai cristiani? «Anche dai musulmani. Ho molta considerazione per i musulmani locali libanesi, di tutti e tre i gruppi, sunniti, sciiti e drusi. E del resto lo hanno confermato i delegati che sono stati qui a Roma per il Sinodo». I segnali da parte musulmana sono tutti positivi? «Sì, anche perché c'è un elemento che riguarda precisamente questo Papa, il grande prestigio che ha nel mondo dell'Islam. E' visto come un uomo di pace, che sostiene i diritti dei popoli. Il precedente della Guerra del Golfo nel quale il Papa aveva preso posizione contraria alla guerra, ha avuto una larga eco nelle nazioni islamiche». In Libano sino a ieri si continuava a bombardare. Non è singolare una visita del Papa mentre si spara? «Ma io credo che anche questi segni di guerra taceranno, durante i due giorni. Speriamo». Avrebbe voluto andare anche a Sidone e Tiro? «Il Libano è grande, non è previsto altro che Beirut, la capitale, Bkerke, che è la sede del Patriarcato maronita e Harissa dov'è il Santuario della Madonna Regina del Libano. Non è stato considerato che andasse altrove». Ci sono timori in Vaticano, per quel che riguarda questo viaggio? «Direi di no. Come sempre il Papa si affida alla Provvidenza. E sarà protetto dalla stima e dalla considerazione da cui è circondato in tutto il mondo islamico. E poi anche dal fatto che il tema del Sinodo, tutte le dichiarazioni, i discorsi che il Papa ha fatto sempre contengono un appello continuo all'amicizia, alla fraternità, all'incontro». Giovanni Paolo II tornerà in Medio Oriente? «Tutti i Paesi del M. 0. vedrebbero volentieri una visita del Papa. Questo potrebbe rientrare in quel progetto, già annunciato dal Santo Padre, di un viaggio sulle orme di Abramo. Il che significherebbe la Mesopotamia, il Sinai e la Terrasanta». Marco Tossiti Il cardinale Achille Silvestrini ex «ministro degli Esteri» vaticano e ora Prefetto per le Chiese orientali

Persone citate: Achille Silvestrini, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Silvestrini