Tutti d'accordo, l'Albania vota a giugno

Intervista al Presidente: i sondaggi dicono che il 77,3 per cento è contro gli insorti Intervista al Presidente: i sondaggi dicono che il 77,3 per cento è contro gli insorti Tutti d'accordo, l'Albania volli a giugno Berisha raggiante: «La gente non vuole i Comitati TIRANA DAL NOSTRO INVIATO «Sì, dice il presidente Sali Berisha, «è una giornata splendida». E ha ritrovato il sorriso dei giorni migliori, certo appare più in forma di quanto non sembrasse il 22 marzo, quando dopo lungo silenzio, concesse un'intervista a «La Stampa». Ora è stato raggiunto un accordo per le elezioni, dopo un braccio di ferro lungo e pesante, e lui neppure sembra affaticato. «Une journée magnifique», esclama nel suo francese sicuro. Eppure, soltanto ventiquattr'ore prima, in questo Paese di giocatori d'azzardo, pochi avrebbero scommesso un lek sulle possibilità di un'intesa. Il leader socialista Nano diceva l'altro giorno che per raggiungerlo ci sarebbe voluto un intervento di Dio. «Ho salutato l'accordo per il voto di tutte le forze politiche e personalmente lo considero assai conveniente. Sono febeissimo, perché sarebbe stato un grande danno se i partiti, per loro interessi, avessero rifiutato questo avvenimento vitale per l'Albania». Va bene, ma Nano? «Beh!, Per quanto lo riguarda, gli ho dato il mio perdono». Si va a votare, ma con quale legge non sembra chiaro... «Al contrario, lo è. Una legge che si basa sul maggioritario e che avrà pure una quota di proporzionale nazionale. E' questa la legge attuale. Ma ho appena incontrato i pie- coli partiti di centro-destra e centro-sinistra che non hanno fomentato o organizzato la ribellione e quindi trovo ragionevole aumentare la quota proporzionale, ora ferma al 25 per cento, per venire loro incontro. Questa riforma farà perdere al partito democratico un solo parlamentare». Lei pensa che i comitati, per esempio quello di Valona, accetteranno di essere sciolti entro una settimana? «Questo bisogna chiederlo a monsieur Nano». Sarebbe a dire? «E' lui che ha rapporti privilegiati con i comitati. Ecco una cosa che lo dimostra: questo è un sondaggio e afferma che solo per il 14,53 per cento i comitati debbano esistere; il 77,3 dice che devono sparire e il resto non si pronuncia». Ma è una cosa seria? «E' il mio cavallo di battaglia. Lo ha fatto l'Istituto di ricerca dell'Università di Tirana su un campione di mille persone». Oggi arriva il ministro Andreatta che, più volte, è stato critico con i politici albanesi. Secondo lei, sull'accordo raggiunto ha in qualche modo pesato la minaccia di ritiro dei militari? «Assolutamente no! Secondo me non ha pesato. Non so per i socialisti: forse per loro. D'altra parte, abbiamo chiesto a tutte le istituzioni europee di essere qui per garantire la regolarità del voto. Voghamo il maggior numero possibile di osservatori, credo lo voghano tutti, ma da parte nostra è importante che il mio partito, il democratico, soddisfi gli interessi generali». La commissione dovrà decidere sulla legge del genocidio che impedisce ai vecchi comunisti di tornare in politica. Lei che dice? «Passi per chi ha commesj so grandi crimini, ma per reati commessi quando uno era giovane, e forse costretto a certe scelte, bisogna pensare alla prescrizione». La gente che dimostra nelle piazze, e non soltanto quella, afferma che il vero problema dell'Albania sia Beri¬ sha. Lei ha intenzione di farsi da parte? «C'è questo sondaggio che afferma l'esatto contrario. Se ci si riferisce ai ragionamenti di Zani e Albert Shyuti, quelli di Valona, allora è un altro discorso. Ma Berisha ha una maggioranza schiacciante, dappertutto. E sarà dimostrato». La frattura fra voi e i socialisti sembra insanabile. Lei crede che strada facendo ricominceranno i litigi? «Io ritengo questo accordo molto importante, è la base per arrivare alle elezioni. Se i socialisti non le vogliono è perché sono abituati a boicottare il voto. Ma questo è un affare loro: noi l'accordo lo rispettiamo». L'Albania è piena di armi, la gente continua a morire, molti fuggono, ci sono violenze varie, anche segnali di terrorismo: la Forza multinazionale è qui da oltre venti giorni, quasi un terzo del mandato. Non le pare che non sia cambiato niente e che la missione sia un faUimento? «Al contrario: è utilissima. Se si considera la psicologia e lo spirito della gente, essa ha raggiunto un buon obiettivo. Tutto dimostra in modo chiaro e netto che la popolazione si sente garantita, da questa presenza. Io avevo una preoccupazione: se la gente avrebbe accettato la data di giugno per votare». E che cosa ha deciso? «Ecco qua, il sondaggio. Il 60 per cento dice che giugno va bene, il 23 vorrebbe settembre, il resto non si pronuncia. E questo significa che la presenza della Forza multinazionale lia raggiunto il suo scopo. Un altro esempio? Eccolo: già dopo la prima settimana si era deciso di aprire le scuole». Pensa che il voto bloccherà la gran fuga verso l'Italia? «Il grande sogno di fuggire finirà quando l'Albania diventerà un Paese sviluppato. Ma questo flusso può essere regolato. Ne abbiamo più volte discusso con opposizione e maggioranza, in Italia. Tutti si sono detti d'accordo sul fatto che bisogna adottare delle misure e regolare l'emigrazione attraverso permessi di lavoro hmitati nel tempo». Ma arrivano fiumi di profughi... «Come ovunque, credo. In Europa l'ultimo esempio è stato quello del Portogallo, negli Anni Settanta: andavano a migliaia in Svizzera, in Germania e in Danimarca. Poi quel flusso si arrestò». Meglio fare il Presidente o il cardiologo? «Sono professioni difficili, anche lo Stato è come un corpo umano». E' più difficile decidere di smettere di fare il Presidente o smettere di fare il cardiologo? «Questo non me l'aveva ancora chiesto nessuno. Vede, io sono appassionatissimo di cardiologia...». Vincenzo lessando-ri «L'esodo continuerà finché saremo poveri» questo è un sondaggio e afferma che solo per il 14,53 per cento i comitati debbano esistere; il 77,3 dice che organizzazioni umanitarie che operano in questo Paese», [e. st.] devono sparire e il resto non si pronuncia». Ma è una cosa seria? «E' il mio cavallo di battaglia. Lo ha fatto l'Istituto di ricerca dell'Università di Tirana su un campione di mille persone». Oggi arriva il ministro Andreatta che, più volte, è stato critico con i politici albanesi. Secondo lei, sull'accordo raggiunto ha in qualche j so grandi crimini, ma per reati commessi quando uno era giovane, e forse costretto a certe scelte, bisogna pensare alla prescrizione». La gente che dimostra nelle piazze, e non soltanto quella, afferma che il vero problema dell'Albania sia Beri¬ tiamo». L'Albania è piena di armi, la gente continua a morire, molti fuggono, ci sono violenze varie, anche segnali di terrorismo: la Forza multinazionale è qui da oltre venti giorni, quasi un terzo del mandato. Non le pare «L'esodo continuerà finché saremo poveri»

Persone citate: Albert Shyuti, Andreatta, Beri, Berisha, Nano, Sali Berisha, Zani