Comencini: attenzione c'è un Grande Fratello
Comencini: attenzione c'è un Grande Fratello Comencini: attenzione c'è un Grande Fratello Fabrizio Comencini è il segretario della Lega NordLiga Veneta. Allora, non vi sentite un po' responsabili? «Assolutamente no. Se responsabilità c'è, è data dall'esasperazione dovuta a un sistema che non ha dato risposte sulla richiesta di autonomismo, decentramento, federalismo. Ma andrei piano a parlare di responsabilità: bisogna valutare chi sono, cosa fanno, come mai sono arrivati a quello...». Lei che idea si è fatto? «Nel Veneto il senso di appartenenza si è risvegliato negli Anni 70 ed è cresciuto in molti rivoli, alcuni dei quali sono stati interpretati dalla Liga Veneta e dalla scelta democratica istituzionale fatta dalla Lega Nord, cioè fare una battaglia nello Stato. Altre idee e altri piani si sono dispersi, e io non so che fine abbiano fatto. Sta di fatto che il Veneto è una regione colonizzata, e da questo colonialismo è evidente cercare una via d'uscita. Ecco, quello di stanotte è un modo sbagliato di cercare una via d'uscita». Il sottosegretario agli Interni, Vigneri, ha detto che questo atto è anche frutto dell'irresponsabilità di Bossi e dei suoi seguaci. Verosimile, no? «La signora Vigneri può dire ciò che vuole, finché resterà a Roma a fare il sottoministro di polizia non capirà che cosa vuol dire decentramento, federalismo. Non saprà come rispondere a un popolo che si alza presto la mattina e, a differenza di lei e dei suoi amici, va a lavorare». Lei ha detto che la notte dell'assalto alcuni dirigenti della Lega hanno ricevuto telefonate strane. Che tipo di telefonate e chi le ha ricevute? «Anch'io». E che le hanno detto? «M'hanno detto. "Sei Comencini?". "Sì". Ho chiesto "Chi siete?". E loro "Non ve lo diciamo". E poi "Sai cos'è successo? Guarda che quelli sono patrioti veneti e deve aiutarli. Se sei un patriota veneto devi aiutarli" Ho risposto "Questi stanno sbagliando tutto perché fanno quello che vuole lo Stato". E loro "Guarda che sbagli, son patrioti veneti". Poi hanno messo giù». Il vicesindaco di Venezia, Bettin, ricorda che cominciò così anche il terrorismo e che sono stati sottovalutati i segnali d'allarme dopo gli oscuramenti dei tg. Anche voi della Liga avete scherzato su quegli episodi, vero? «Falso. Mentre altri parlavano di atti goliardici, noi abbiamo ammonito: guardate che questo è il gioco dello Stato che ci dà la solita risposta centralista, statalista, contro il diritto di autodeterminazione, per continuare a lasciare tutto com'è adesso, per non darci risposte. Rientra tutto nel gioco del Grande Fratello romano che vuole comandare e non vuole mediazioni». C'entra qualcosa il voto di domenica prossima? «Ah, è una delle teorie romane, che legano l'azione di piazza S. Marco alla bomba di Milano. Come negli Anni Settanta quando c'erano le bombe di Stato e le deviazioni dei servizi segreti... giudizi distanti anni luce dalla Liga Veneta e dal suo progetto». Non le pare che una parte di Veneto stia subendo atti come questi? Un commando di veneti che attacca il Veneto. L'autonomia si guadagna anche così, secondo il vostro progetto? «Questo è il trucco di chi vuole criminalizzare la Lega, l'unico partito che ha saputo dare una risposta democratica a un'esigenza effettiva del Veneto. Certo che ci danneggiano fatti così. Ma mica possiamo farci nulla. Ci pensi Napolitano». Ma non eravate voi a parlare dei 300 mila armati di fucile pronti a calare dalle valli bergamasche? Quelli di stanotte, forse, erano otto di quelli, no? «Ma quelle erano fantasie messe in piedi dalla propaganda berlusconiana». Che c'entra Berlusconi, quello era Bossi, ricorda? «Le aveva smentite. E poi si riferiva a certi gruppuscoli che volevano intervenire in modo violento, e lui li fermò. Potrei dirle la stessa cosa anche del Veneto. Ma abbiamo scelto la via della non violenza e del confronto democratico. Anche se lo Stato continua a non capire». A questo punto non è pericolosa anche la manifestazione che avete programmato di fare a Venezia? «Ma quali pericoli... andiamo in giro con le barche, con le bandiere del Veneto». Ma la farete lo stesso? «E perché non dobbiamo farla? Mica andiamo con i fucili no. A meno che non vogliano blindare Venezia e trasformare questo in uno Stato di polizia. Tipico di chi non sa dare risposte politiche». Flavio Corazza
Persone citate: Berlusconi, Bettin, Bossi, Comencini, Fabrizio Comencini, Flavio Corazza, Napolitano, Vigneri
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