Cacciari: clima barbaro può sfuggire il controllo di C. M.

Cacciari: clima barbaro può sfuggire il controllo Cacciari: clima barbaro può sfuggire il controllo VENEZIA ASSIMO Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia, alterna collera a ragionamento, nel giorno dell'assalto a San Marco. Sul pontile della prefettura, mentre aspetta di parlare con il vicepresidente del Consiglio Veltroni e mentre un poliziotto lo avverte che lo cercano con urgenza dal Quirinale, così risponde ai giornalisti: «Se ci sono persone che per fare anche solo un atto dimostrativo come quello dell'occupazione del campanile di San Marco rischiano dieci o quindici anni di galera, significa che la situazione può sfuggire di controllo». Signor sindaco, lei è uno dei teorici di un federalismo radicale e da tempo grida contro la disattenzione di Roma ai problemi del Nord-Est. Dopo l'assalto a San Marco, chi pensa che sia più responsabile: la Lega che predica la secessione o i partiti che sottovalutano il rischio-Veneto? «Non è il momento di accusare nessuno, né di fare il gioco delle responsabilità. Oggi è andato tutto bene, ma è chiaro che la situazione non è tranquilla qui in Veneto e che il clima del confronto politico è barbaro». Cosa intende per barbaro? «Un clima non bello, tutto demagogico, non pensato. E invece occorrerebbero fermezza, ragionevolezza. Bisognerebbe non demonizzare gli avversari. Il contrario di ciò che avviene». Lei si aspettava un'azione del genere? «Dopo le prime interruzione televisive, ho detto: facciamo attenzione, dobbiamo aspettarci qualcos'altro». Cosa glielo faceva pensare? «Intanto il fatto che per interrompere in quel modo le trasmissioni, dovevano avere una bella organizzazione. Ed è un mese e mezzo che vanno avanti queste interruzioni». Questo vuol dire che non si è pensato abbastanza alla sicurezza, che in qualche modo l'assalto in piazza San Marco poteva essere evitato? «No, questo no. Dal punto di vista della sicurezza, nessun Paese al mondo è al sicuro da atti anche assai più gravi di quello che è avvenuto a Venezia. Nessuna azione preventiva è possibile, se non di intelligence». E dal fronte dei servizi non erano arrivati allarmi? «No, a me no. C'erano state varie minacce a diverse forze politiche che forse a posteriori possono essere ricondotte agli autori di questo gesto. Ma lo possiamo dire a posteriori». C'è chi dice che gli autori dell'assalto siano stati teleguidati dai servizi segreti: «E' altrettanto cretino chi dice questo come chi dice che dietro quest'azione ci sia la Lega». Quando ha saputo dell'assalto? «Alle 7 del mattino, mi ha chiamato il mio capo di gabinetto. Avevano provato anche prima, ma il mio telefono non funzionava bene e allora ho dormito il sonno del giusto». E poi che ha fatto? «Sono andato in piazza San Marco, dove i carabinieri sta¬ vano per intervenire. Non sapevamo l'esatta pericolosità delle persone». Ha parlato con i «terroristi»? «Sì, con uno di loro. Ho cercato di convincerlo a rinunciare all'occupazione del campanile. Gli ho detto che se davvero ci tenevano a Venezia e al campanile di San Marco, dovevano andarsene perché avevano già fatto un bel casino». Ma loro volevano fare proclami politici. «Appunto, gli ho detto che in fondo avevano già ottenuto quello che volevano, la risonanza intemazionale per il loro gesto. Più di così, cosa volevano?». Appunto, cosa volevano? Perché non si sono arresi? «Dicevano che dovevano aspettare di parlare con 1' "ambasciatore" della Serenissima, con il loro capo. Non potevano arrendersi senza aver parlato con lui». E chi è questo ambasciatore? «Non me l'hanno detto». E lei non lo sa? «No». Com'era quello che gli rispondeva? «Uno tranquillo. Cioè esagitato per l'azione che aveva fatto, ma tranquillo nel modo in cui parlava». E secondo lei chi sono gli altri del commando? «Ragazzi veneti, un po' esagitati». Pensa che possano aver agito in questi giorni per la concomitanza delle elezioni dei sindaci? «Non credo. Questi se ne fregano delle elezioni». [c. m.]

Persone citate: Cacciari, Veltroni

Luoghi citati: Roma, Veneto, Venezia