Bossi alza il tiro: sono stati i Servizi

Reazioni in via Bellerio. Speroni: roba da indipendentisti del Texas, non si fa così la secessione Reazioni in via Bellerio. Speroni: roba da indipendentisti del Texas, non si fa così la secessione Bossi alza il tiro; sono stati i Servizi «Così i romani vogliono dividerci» MILANO. «Quella di Venezia è una tamurriata napoletana, confonde e danneggia chi lavora seriamente», dice in tutte le salse Umberto Bossi. Alla tv, ai giornali, alle radio e ai politici che gli chiedono se non è che adesso si stia avverando la sua profezia. Quella per cui «se la Lega non va al ballottaggio a Milano e al Nord, poi saltano gli equilibri in Padania». «Io in quella roba da matti, vedo una cosa sola: l'avvertimento che arriva da Roma», taglia corto il segretario della Lega assediato dai giornalisti nella sede di via Bellerio. Poi tira in ballo i servizi segreti deviati e i tentativi provocatori di «rompere la Lega al Nord». E' dalle sei del mattino, che Umberto Bossi ripete queste frasi come una litania. Da quando nella sua villetta di Gemonio, acceso il Televideo per un'ultima occhiata prima di andare a dormire, sa dell'assalto al campanile di San Marco. E allora telefona a Roberto Maroni. Che chiama il Viminale, dove aveva l'ufficio da ministro. Poi, ancora telefonate all'alba tra di loro. Con Bobo Maroni che lo tranquillizza: «Ma dai, non preoccuparti». Facile, dire così. Con Bossi che davanti alla tv si prende una sberla da quel titolo approssimativo del «Tg 5»; «Commando leghista assalta il simbolo di Venezia». «Ci vorrà tempo per fare chiarezza, se sono i servizi rimarranno lì dentro chissà quanto», ragiona ad alta voce il leader della Lega, da sempre parole infiammate ma mai una virgola fuori posto, per non offrire il fianco. Figuriamoci andare lì a fare da mediatore: «Se vado io non è una cosina, è una cosona». Alle 8, telefonino già acceso, Umberto Bossi risponde alle prime interviste. «E' una roba da ridere, una roba da matti, irreale e plateale al tempo stesso. Un teatrino da dare in pasto alla gente, come la bombetta di Milano prima delle elezioni», fa due più due. A rovinargli la giornata si mette pure Franco Rocchetta, il fondatore della Liga Veneta poi fuoriuscito dalla Lega. Da Venezia, i tiggì rilanciano le sue prime parole: «Certo non è condivisibile, ma è un'azione comprensibile». «Eh, no. Così vogliono solo spaccare la Lega», replica lui ai suoi fedelissimi che si infilano nella sede di via Bellerio. Dove alle 14 e 30 si riunisce il governo del Nord, dove alle 17 e 30 c'è in calendario la riunione dei parlamentari della Lega. Roberto Calderoli, segretario della Lega lombarda, cerca di buttarla sul ridere: «Se sta cosa la facevano a febbraio era meglio. I carri di carnevale sono di quel periodo». E ancora: «E' un episodio da matti. Non ho mai creduto ad azioni suicide con obiettivi modesti. Qui, stanno cercando solo di creare confusione e paura prima del 25 maggio, quando ci sarà il referendum per l'autodeterminazione della Padania». In sede arriva pure Giancarlo Pagliarini. Il concetto è sempre quello: «Preferisco commentare i commenti dei politici quando dicono che è tutta colpa della Lega. Vogliono solo strumentalizzare». Stessa musica da Francesco Speroni: «Esaltati, separatisti del Texas... non si arriva così, alla secessione». Roberto Maroni non è da meno: «Non c'entriamo nulla con questa buffonata, anche perché se fosse opera nostra sarebbe durata qualche ora in più». Poi, arriva la scomunica definitiva: «Il progetto di questi che si definiscono "Serenissimo governo veneto" è nemico della Lega, perché propugna la divisione tra Nord-Est e Nord-Ovest». Tocca poi all'ex sindaco Marco Formentini, bollare come estraneo alla vita della Lega, l'assalto al campanile. Poche parole, da lui che è stato salutato con la bomba di via Palestra un mese dopo la nomina e da un'altra bomba, quella in piazza San Fedele, pochi giorni prima del voto del 27 aprile: «Quelli sono squilibrati. La Lega lavora per l'indipendenza della Padania, che è una cosa molto seria». Alle 18, camicia verde pallido, fazzoletto verde nel taschino, mezzo toscano spento in bocca, nel salone di via Bellerio Umberto Bossi tronca ogni polemica. Primo: «Quella di Venezia è una cosa ir¬ reale». Secondo: «Due o tre carabinieri in piazza San Marco ci sono sempre e allora non deve essere andata come dicono». Terzo: «Lo dicevo già dalla prima interruzione tv che non erano dilettanti, ma specialisti, gente dei servizi. Non potevano essere una Radio Londra del Veneto». «E' chiaro che hanno rivolto questo messaggio contro di noi», sorride Bossi sotto al grande quadro che celebra la vittoria di Alberto da Giussano. «E' chiaro che il messaggio arriva da Roma, da una classe politica che arriva solo fino alla punta delle scarpe: "Guarda che così ti screditiamo": E poi, per chi ancora non lo avesse capito, Umberto Bossi scandisce bene le parole: «La Lega non c'entra con il terrorismo. Le rivoluzioni non si fanno in modo ridicolo, se volevano scuotere la coscienza della gente hanno ottenuto il risultato opposto». Fabio Potetti progetto di questi che si definiscono "Serenissimo governo veneto" è nemico della Lega, perché propugna la divisione tra Nord-Est e Nord-Ovest». Tocca poi all'ex sindaco Marco Formentini, bollare come estraneo alla vita della Lega, l'assalto al campanile. Poche parole, da lui che è stato salutato con la bomba di via Palestra un mese dopo la nomina e da A destra il segretario della Lega Nord Umberto Bossi to da Giussano. «E' chiaro che il messaggio arriva da Roma, da una classe politica che arriva solo fino alla punta delle scarpe: "Guarda che così ti screditiamo": E poi, per chi ancora non lo avesse capito, Umberto Bossi scandisce bene le parole: «La Lega non c'entra con il terrorismo. Le rivoluzioni non si fanno in modo ridicolo, se volevano scuotere la coscienza della gente hanno ottenuto il risultato opposto». Fabio Potetti A destra il segretario della Lega Nord Umberto Bossi