L'ex procuratore di Venezia «Rischiano l'ergastolo» di Guido Tiberga
L'ex procuratore di Venezia «Rischiano l'ergastolo» L'ex procuratore di Venezia «Rischiano l'ergastolo» «Ergastolo». Per l'ex procuratore di Venezia Ennio Fortuna, intervenuto ieri sull'edizione straordinaria del Gazzettino di Venezia, gli otto commandos della Serenissima Repubblica Veneta rischiano grosso. «Non c'è dubbio - continua Fortuna, che oggi guida la procura di Bologna - gli autori di questa assurdità la pagheranno cara». Dottor Fortuna, lei crede veramente che questa storia si concluderà con una condanna a vita? «Senta, non sono io il magistrato che conduce l'inchiesta. Questa vicenda mi ha lasciato sbigottito, anche perché la mia famiglia vive ancora a Venezia, ma non ne so nulla di più di quanto ho sentito dalla televisone. Io posso parlare dall'esterno, l'unico che sa veramente come stanno le cose è il magistrato che conduce l'inchiesta...». Sì, ma se toccasse a lei decidere, quale sarebbe l'imputazione per gli otto arrestati di ieri? «Io credo che si debba lavorare sull'ipotesi dell'articolo 241 del codice penale: attentato all'integrità dello Stato. Certo, bisognare valutare l'adeguatezza dell'azione in rapporto alle sue finalità. Insomma, per essere condannati per il 241 non basta dire che si vuole combattere l'unità dello Stato, bisogna anche essere in grado di farlo...». E secondo lei un trattore vestito da tank è sufficiente o no? C'è chi parla di goliardata, ha visto? «Vuole il mio parere personale? Io sono per la linea dura: c'è stata una colluttazione con le forze dell'ordine, e chi vuole fare uno scherzo non va allo scontro con la polizia. Ripeto: non conosco bene i particolari, bisognerà vedere se c'erano armi o no. Quella è la vera discriminante». C'era un mitra, dicono... «E allora non si sono dubbi: come minimo si tratta di banda armata. Più un'altra dozzina di reati minori: questi si sono impadroniti di un ferry boat: siamo di fronte a sequestro di persona, interruzione di pubblico servizio, forse il furto e la rapina... Bisognerà vedere se queste persone sono le stesse che disturbavano il Tgl, se c'è continuità di reato. Ripeto: non posso essere preciso, ma sono comunque in gioco anni di reclusione. Molti anni». Dottor Fortuna, se l'aspettava un carro armato in piazza San Marco? «Beh, è una cosa pazzesca, assurda. Però sono molti anni che vivo a Venezia, e so che l'autonomismo da queste parti è molto sentito. Ecco, l'unica cosa che non mi sorprende è che tutto questo sia successo a Venezia». Senta, procuratore, il senatore Gianfranco Miglio... «Non voglio parlare di politica, io sono un tecnico». Mi risponda da tecnico, allora: il senatore Miglio ha definito gli otto di Venezia «suoi buoni allievi». Che ne pensa di queste dichiarazioni, possono avere rilievi penali? «No, non credo. Per subire una chiamata di corresponsabilità ci vuole ben altro. Certo, queste sono dichiarazioni che possono spingere all'emulazione». Secondo lei c'è questo rischio? «Io sono un magistrato, esperto fin che vuole, ma non mi chieda di fare il sociologo: non è quello il mio mestiere». Guido Tiberga II procuratore di Bologna ed ex responsabile della procura di Venezia Ennio Fortuna
Persone citate: Ennio Fortuna, Gianfranco Miglio, Miglio
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