«Tutti bravi figlioli, senza vizi» La Bassa perdona i terroristi

«Tutti bravi figlioli, senza vizi» La Bassa perdona i terroristi «Tutti bravi figlioli, senza vizi» La Bassa perdona i terroristi CASALE PI SCODOSIA DAL NOSTRO INVIATO «Ma allora, a Venezia, il 1° giugno il Flavio non verrà a cantare...». Giuseppe Guggi, il farmacista del paese, sta sulla porta e pensa solo al suo coro. Sono le quattro del pomeriggio e Flavio Contin, 55 anni, il Vedo di quella Banda di indipendentisti squinternati, sarà in qualche cella d'isolamento. Ai carabinieri, in piazza San Marco, ha detto che non parla: «Sono un prigioniero politico». Ma qui a Casale, più che per le follie indipendentiste, lo conoscono perché canta: baritono e fondatore del «Coro delle Tre Cime», canzoni di montagna e una passione per la «Bela Marieta». Possibile che Flavio Contin sia finito sul Campanile con tanto di mitra e trattore più o meno blindato? Il farmacista non ci vuoi pensare, inventarsi un altro baritono in meno di un mese è già un bel problema. Nel bar di Casale, 5 mila abitanti, paesone della Bassa Padovana che vive (benissimo) di mobili, un manifesto annuncia una commedia in arrivo all'Oratorio: «Quando ca piove l'è mejo stare al querto». In via Amadio, in una villotta a un piano, due vecchi aratri arrugginiti nel giardino, il pozzo davanti all'ingresso, la vigna di trebbiano e negretta dietro, abita Flavio Contin con la vecchia madre, 92 anni. E' rimasto il furgone rosso della «Impianti elettrici fratelli Contin», lui e il gemello Severino. Sul cruscotto, grande come 100 lire, il bollino «Lega NordLiga Veneta». Severino sta a Urbana, a due chilometri ed è il padre di Cristian, 23 anni, pure lui finito sul Campanile. Passa don Marcello, il parroco: «E' Cristian non solo di nome, un bravo figliolo che ha studiato in seminario...». Tutti bravi ragazzi, dicono i pochi che non stanno al coperto. E nel Bar Totocalcio di Casale, solo parole buone. L'Edicolante: «I Contin? Grandi lavoratori, Flavio passava tutte le mattine a prendere una copia della "Padania", ma è da mercoledì mattina che non lo vedo». La Barista: «Passava solo la sera, un caffè e via». Il Negoziante di macchine per cucire: ((Andava via subito perché è uno che lavora 20 ore al giorno». Il Sarto: «Ma i no gha fato niente, xe onesti, brava zente». Mai giocata una schedina, né una partita ai due tavoli da biliardo, o una mano a scala quaranta ai venti tavoli. Un Santo senza vizi. «E poi - dice il Barbiere - noi avevamo qui in soggiorno obbligato Marco Furlan, quello di Ludwig, che è anche scappato. C'è una bella differenza! Non sono criminali!». Più che solidali sembrano increduli. Renato Modenese, 41 anni, sindaco del Polo, il Vecio Contin lo conosce bene: «Leghista e secessionista da sempre, credo ancora adesso. Ma cosa pensava? Di andare sul Campanile e poi tornarsene qui a casa?». Leghista per il sindaco, ma non per la segretaria dei cento iscritti della ciroscrizione di Monselice: «Lo conosco di vista, non è più un iscritto», dice Adriana Degani, artigiana. «Due anni fa era venuto Bossi, c'erano 8 nula persone e lui gridava: "Ehi amico!, guarda che l'anno scorso eravamo il doppio!'. Uno così sarebbe meglio rinchiuderlo 15 giorni prima di una campagna elettorale e metterlo fuori 8 giorni dopo», lo racconta Renzo Peruzzi, orgoglioso di essere sindaco di Merlara, la «Pontida del Veneto». Leghista? La segretaria dei 29 paesoni della Bassa, voto leghista al 30 per cento, dice no. Ugo Vettorello, vicesegretario di Casale, dice sì: «E' iscritto dall'80, dalla prima ora, dai tempi di Franco Rocchetta. Siamo amici e vicini di casa, parliamo spesso e lui ha il pallino del 1797, la data fatidica nella storia di noi veneti. A lui, più che la Padania, interessava la Repubblica Veneta». Leghista e amico, Vettorello finisce per prender le difese di questa banda di squinternati: «Io penso che bisogna dare un taglio netto, che serve tutto, e che Contin abbia fatto bene». Vettorello, che non aveva ancora sentito Bossi in tv, oggi cambierà idea. Al Bar, all'ora dei telegiornali, tutti a guardare Flavio che sale sul motoscafo dei carabinieri, con la stessa camicia a scacchi che aveva mercoledì all'edicola. Sulle targhe stradali, alla fermate dell'autobus 17 che porta a Badia Polesme, l'adesivo giallo e rosso con il Leone di San Marco e le due scritte: «Libertà per la Nathion Veneta W la Veneta Serenissùna Repubblica». E' lo stesso adesivo che ad Agna, sempre nella Bassa, copre metà citofono di casa Faccia. Qui, dove un mese fa la polizia è entrata per una perquisizione, abita Fausto, 30 anni, un altro che il paesone presenta come bravo ragazzo, l'aziendina di macchine agricole, l'hobby delle barche, la domenica mattina il Manchino spruzzato di Campali al bai- Diana. E' l'unico, tra gli otto della Banda, con qualche precedente per via delle scritte sui cartelli stradali. L'avevano fermato e in caserma si era concesso quasi un comizio: «Non condivido la linea della Lega Nord». Troppo debole. Storie uguali, tutti bravi ragazzi. Contin, il vecio, ha 55 anni ed è scapolo. Gilberto Buron, 41 anni, è sposato, ha cinque figli e non ha mai nascosto la sua passione per la Serenissima repubblica. Casa sua, a Cartura, si vede da lontano: un bandierone del leone di san Marco segnala che sta lì; «Ha sempre avuto quelle sue idee un po' strane - dice la sorella, socia nella "Confezioni Désirée" - ma non è cattivo e neppure razzista: la moglie è meridionale di Maratea». E poi Antonio Barison che abita a Conselve e da ieri sera è in rianimazione all'ospedale: elettricista e gran sostenitore del «Veneto ai Veneti» lanciato all'inizio degli Armi 80 da Franco Rocchetta. «E' gente generosa - li definisce appunto Rocchetta -. Gente che si è sentita tradita dalla Lega di Bossi, che è tutta lombardocentrica». Gente come Andrea Viviani, 26 anni, di Colognola ai Colli, verso Verona, operaio con l'hobby del flipper la domenica mattina. 0 Luca Peroni, altro operaio, 28 anni, che a giorni diventerà padre. O Moreno Menini, 20 anni, il più giovane, figlio dell'ex sindaco de di Mezzana. I bravi ragazzi dell'operoso Veneto che un bel giorno hanno deciso di fare sul serio. O almeno di provarci. «Ma i xe stupidi e dannosi», li condanna Peruzzi, il sindaco leghista della Pontida del Veneto. «L'autodeterminazione la facciamo se la vuole la gente. La fermezza va bene, ma l'estremismo no. Perché il vero problema non è hi Piazza San Marco, ma è il debito pubblico signori miei!». Sulla porta della farmacia Giuseppe Guggi è distratto dal suo problema: mancando il Flavio, chi intonerà «Bela Marieta»? Giovanni Cerruti 499 IL COMMANDO I NOMI Fausto Faccia, Flavio Contin, Moreno Nemini, Cristian Contin, Gilberto Buron, Luca Peroni, Andrea Viviani, Antonio Barison LE ARMI Mitraglierta Mab con 30 proiettili IL BLINDATO Un comune mezzo a tre assi a cui è montata una struttura metallica nera con delle feritoie. Sui lati della struttura è disegnata una striscia verde. Dalla feritoia anteriore esce la canna di una mitraglierta non collegata ad alcuna arma, ma messa per rendere il mezzo più credibile. L'EQUIPAGGIAMENTO Un camper, un apparecchio radiotrasmittente «compatibile» con quello usato per le interferenze televisive, due generatori, 10 toniche di cherosene, un computer, una macchina da scrivere, materiale propagandistico, tute mimetiche, 10 casse di vettovagliamenti (con acqua, vino e una bottiglia di grappa), sacchi a pelo, biancheria intima, una bandiera del «Veneto serenissimo governo» I REATI COMMESSI Associazione sovversiva, banda armata, attentato all'integrità nazionale, sequestro di persona a scopo di eversione, detenzione illegale di armi.