Il nipote raggiunge Riina in cella

Undici arresti a Palermo, il parente del Padrino avrebbe partecipato alle riunioni della cosca Undici arresti a Palermo, il parente del Padrino avrebbe partecipato alle riunioni della cosca Il nipote raggiunge Riina in cella «Stava riorganizzando il clan dei Corleonesi» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La cosca dei corleonesi, al vertice di Cosa nostra in Sicilia, ha subito un altro colpo durissimo. Infatti gli 007 della Direzione investigativa antimafia, la Dia, hanno arrestato 11 persone accusate di esservi inserite organicamente. Fra loro è Mario Grizzaffi, un agricoltore di 31 anni, figlio di una sorella di Totò Riina, il «padrino» di Corleone che, facendo assassinare decine di avversari, è il capo delle «coppole storte» siciliane fin dagli Anni Ottanta. E per aumentare la sua leadership Riina ha anche fatto uccidere Falcone e Borsellino. Ma ora, condannato a sette ergastoli, è alle corde, in isolamento in carcere. Gli inquirenti sono certi che tutti e undici gli arrestati siano mafiosi «riservati», non considerati finora esponenti della cosca. E come ha sottolineato a Roma il vicedirettore della Dia Giuseppe Micalizio, più che soddisfatto, gli undici hanno fatto sinora i mestieri più diversi: agricoltore, artigiano, commerciante, imprenditore. Alcuni sono incensurati, gli altri hanno precedenti di poco conto. «Gravitavano nel territorio di San Giuseppe Jato e Altofonte, il territorio di Riina e Brusca - ha detto Micalizio - e stavano cercando di riorganizzare le file del gruppo». Sul ruolo di Mario Grizzaffi non è stato detto molto. Gli inquirenti hanno soltanto precisato che il nipote di Riina ha partecipato ad alcune riunioni insieme con il cugino Giovanni, il figlio primogenito del boss dei boss, 21 anni, in carcere dal giugno dell'anno scorso e condannato a quattro anni e otto mesi per associazione mafiosa. L'operazione è stata condotta dalla Dia con perfetto sincronismo. Gli agenti antimafia sono entrati in azione tra la notte e l'alba, svegliando di soprassalto gli accusati, le cui abitazioni erano state circondate per impedire ogni possibilità di fuga. L'operazione ha fra l'altro confermato nella «zona calda», nel «feudo» di Riina, che l'apparato dello Stato sa fare sul serio. Gli arrestati, oltre a Grizzaffi, sono Baldassare Grippi di 60 anni, Girolamo Vassallo di 31, Gioacchino Lo Giudice di 43, Rosario Lo Bue di 44, Tommaso Pipitone di 49, Pasquale Raccuglia di 67 e il suo omonimo Salvatore Raccuglia di 28, Mario Mule di 35, Salvatore Primavera di 27 e Giuseppe Tarantino di 45 anni. Sono stati letteralmente coperti da una valanga di accuse: due omicidi (Salvatore Palazzolo e Francesco Reda, strangolati), associazione mafiosa, detenzione di armi, estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori, favoreggiamento di latitanti. Gli ordini di custodia cautelare in carcere sono stati firmati dal giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto su richiesta del sostituto procuratore della Direzio- ne distrettuale antimafia Alfonso Sabella, uno dei collaboratori del procuratore Gian Carlo Caselli che dal suo insediamento, il giorno stesso della cattura di Totò Riina il 15 maggio 1993, avvenuta dopo 23 anni di latitanza, ha sotenuto la necessità di colpire al cuore la cosca di Corleone se davvero si vuol credere di poter sconfiggere definitivamente Cosa nostra. Per l'arresto degli undici si sono rivelate determinanti le dichiarazioni di sei pentiti: Enzo Brusca, Santo Di Matteo, Vincenzo Chiodo, Giuseppe Monticciolo, Stefano Bommarito e Gioachino La Barbera. Ma qualcosa ha detto anche Giovanni Brusca, considerato tuttora soltanto un «dichiarante» e non a pieno titolo un collaboratore della giustizia. E' stato lo stesso Micalizio a sottolineare che alle indagini un contributo è stato fornito «dai Brusca», e intendendo con ciò aggiungere al pentito Enzo appunto Giovanni Brusca. Antonio Ravidà

Luoghi citati: Altofonte, Corleone, Palermo, Roma, San Giuseppe Jato, Sicilia