Vigna: i collaboratori devono confessare i loro proventi illeciti di G. B.
Vigna: i collaboratori devono confessare i loro proventi illeciti «Per individuare forme di usura» Vigna: i collaboratori devono confessare i loro proventi illeciti TORINO. Non solo dei delitti commessi, ma anche dei beni illecitamente acquisiti dovranno parlare i collaboratori di giustizia per favorire la lotta contro gli usurai ed i riciclatori di danaro sporco. Lo ha sostenuto ieri il procuratore antimafia Pier Luigi Vigna al seminario sull'usura organizzato dall'Osservatorio regionale antiusura, istituito presso il consiglio regionale del Piemonte. L'indicazione, ha spiegato il magistrato, è contenuta nel disegno di legge sui collaboratori di giustizia, approvato dal governo. Risponde a varie esigenze: prima di tutto i proventi illeciti vengono da defitti e quindi chi parla di delitti deve parlare anche di ciò che essi producono, poi da la possibilità di individuare sistemi di reinvestimento da parte della mafia. «L'indicazione dei beni secondo Vigna - non può avere effetti deflativi sulla collaborazione, perché i beni del collaboratore sono conosciuti dalle organizzazioni criminali che non consentono di venderli né di donarli, ma li distruggono. Se parte di questi beni viene acquisita al fondo di protezione dei collaboratori, non c'è nulla di male se poi essi hanno un trattamento economico migliore». L'usura - secondo il direttore del Comitato antiriciclaggio, Costantino Lamia - fattura annualmente 100 mila miliardi. [g. b.]
Persone citate: Pier Luigi Vigna
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