All' Eliseo sindrome di Londra di Enrico Benedetto
All' Eliseo sindrome di Londra Jospin scrive ai francesi: difesa dei deboli e realismo economico All' Eliseo sindrome di Londra Per i sondaggi la Gauche in vantaggio PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Panico all'Eliseo. E se Juppé perdesse le elezioni, travolgendo nella caduta Jacques Chirac? Accademico sino a pochi giorni fa, l'interrogativo serpeggia con un vigore che la «sindrome Blair» accresce non meno dei sondaggi in sistematica ascesa per la Gauche. Sulle sei rilevazioni demoscopiche effettuate tra il 29 aprile e il 5 maggio, ben quattro danno vittoriosa la Sinistra nel primo turno. Per l'attribuzione dei seggi, la maggioranza governativa manterrebbe tuttavia un qualche vantaggio, seppure risicatissimo: 4 poltrone appena, azzarda l'ultimo poli. E le analisi «riservate» quotidiane alimentano le inquietudini di Eliseci e Matignon: la campagna è in panne, Alain Juppé zavorra un Presidente che stenterebbe comunque a decollare, il mugugno cresce, i franchi tiratori imperversano. Valéry Giscard d'Estaing, il più autorevole, invoca «un'altra politica» per il dopoelezioni, lasciando intendere che bisognerebbe cambiare nocchie¬ ro. Ancor incredulo nel veder un Centro-Destra messo alle corde dalle elezioni anticipate che voleva stravincere, Lionel Jospin sceglie la cautela. Ma vorrebbe allargare ancor più la breccia apertasi nel Titanic rpr-udf. «La vittoria? Inizio a crederci», mormora. Sognava di veder paracadutarsi nel suo quartier generale Tony Blair. Ma Chirac l'ha preceduto invitando sin dalle prime ore il neo-premier britannico a Parigi. Morale, in rue Solferino è sbarcato solo Robin Cook, il cancelliere dello Scacchiere. «Vi auguro un successo facile e limpido come il nostro». Lo staff jospiniano non spera altro. E' l'«effetto domino», che martedì l'ex premier mitterrandiano Rocard teorizzava su «Le Monde». «L'Europe à gauche, enfili» era il titolo. Sintesi: «La Destra, oggi, non dirige che Germania, Spagna, Belgio e Irlanda. Dieci Paesi contro quattro. In mezzo, la Francia. Sarà lei a decidere l'equilibrio politico europeo». Un exploit gauchiste dopo quello laborista oltremanica rientrerebbe nella natura delle cose. Amettersi il blairismo per evitare agli eredi legittimi di incassarne i dividendi? Ci hanno provato eccome, rpr e udf. Ma non si può dire che la pubblica opinione ne segua - per ora - i funambolismi. Conscio dell'impasse, abbandonando la telecamera Chirac ha preso carta e penna. Lungo messaggio (1300 parole) «in esclusiva» - si fa per dire: mercoledì lo pubblicava anche «La Stampa» - per 14 quotidiani regionali. Ideata dalla figlia Claude insieme con il «guru» Pilhan, già consigliere di Franqois Mitterrand, l'operazione voleva sedurre la famosa «France profonde» che il gollismo da sempre corteggia. Mal gliene incolse. Vistisi estromettere dal presidenzial copyright, le altre testate - locali e non - hanno protestato con veemenza. Per unanime ammissione, inoltre, il fervorino chiracchiano declina luoghi comuni, vecchie formule - il «nuovo slancio» fu repinto all'epoca da Mitterrand che gli preferì «la fòrza tranquilla» - e pochezza stilistica. Jospin gli replica con una «Lettera aperta ai Francesi» che i giornali riportano stamane. Alain Juppé gli chiedeva da tempo lumi sugli oneri finanziari del suo programma, le misure anticlandestini da varare qualora abroghi davvero le Leggi Debré, infine l'inevitabile - a suo dire - «crisi europea» che provocherebbero ministri comunisti. Per difendersi, Lionel Jospin attacca. Definisce l'articolo a firma Jacques Chirac «negativo, partigiano e non equo». Se la Francia è sfiduciata, lo si deve «a un Potere che non mantiene le promesse». Rivendica l'Europa in chiave sociale. E sostiene che il realismo economico rientra nella sua piattaforma. Nessun libro dei sogni, quindi. Solo «umanesimo» verso i deboli e gli stranieri, come tradizione nella République. Per concludere: «Cambiamo avvenire». Enrico Benedetto I rapporti riservati per Chirac indicano che Juppé è il vero punto debole Giscard invoca «un'altra politica» Il segretario socialista Lionel Jospin All'Eliseo dilaga la «sindrome Blair»
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