Il leader ps di Vincenzo Tessandori

«Il nostro compito non è fermare le navi dei clandestini, e il pattugliamento è arduo» Il leader ps «Soltanto Dio può salvare l'Albania» TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Ecco, ora sembra che si sia a un passo dal baratro e Fatos Nano, leader dei socialisti, commenta allargando le braccia: «Solo Dio ci può salvare, non ci sono soluzioni politiche». E lui è uno che nel Padreterno ci ha sempre creduto, non è un convertito Anni Novanta, e forse per questo, all'interno del suo gruppo, molti lo contestano. Ma lui dice di volere le elezioni più di ogni altra cosa e che spera in una «folgorazione durante la notte, perché altrimenti, senza accordo per il voto, ci troveremo un'altra volta isolati». Tutti assicurano di desiderare il confronto elettorale, ma non ad ogni costo. 11 partito al potere, per esempio, sa bene che dietro alla linea dell'orizzonte c'è tempesta e allora, fra un sorriso e una stretta di mano con Franz Vranitzky, già Cancelliere austriaco e capo-delegazione dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), il presidente Sali Berisha butta lì che, forse, in Albania sarebbe opportuno l'arrivo di una missione europea per valutare la situazione nelle città insorte, quelle a Sud, che lo vorrebbero fuori dai piedi subito. A un Vranitzky sconcertato, ha detto che il maggior ostacolo «sono loro, i Comitati dei ribelli, braccio armato degli ex oppositori». E ha aggiunto: «Far votare gli abitanti nelle mani di comitati medioevali, che impongono il voto con il Kalashnikov, significa violare la libertà di tutti gli albanesi». Vedere per credere, perché la Commissione, dopo, potrà decidere la data del confronto. Che potrebbe anche avvenire non il 29 giugno, come aveva proposto lo stesso Vranitzky, ma addirittura il 15, come offre il Partito democratico. Ma forse è già tardi per tutto. Il presidente Berisha ha ricordato come lui sia al di sopra delle parti, eppure troppa corda ai socialisti non può essere data. Il capo della delegazione dell'Osco non si aspettava certo chiusure così nette. Ed 6 preoccupato perché ai suoi occhi di mitteleuropeo concreto non sfugge il particolare che, mentre i cosiddetti padri, o patrigni, della patria si scannano, il Paese affonda. Ma nessuno molla. Tritan Shehu, presidente del Partito democratico, un «falco», contesta il ricorso al voto di fiducia per far passare la legge elettorale, come ha minacciato il primo ministro Bashkim Fino. «Lui non ha alcun diritto di legare la fiducia alla sopravvivenza del governo». Ma Alfred Serreqi, presidente del neonato Movimento per la democrazia, è di parere opposto: «Senza fiducia, Fino se ne deve andare». Dunque, niente elezioni e, in tal caso, «abbiamo già sentito la decisione del governo italiano di far ritirare le truppe». A Fino devono fischiare le orecchie, e ora lui sembra voler prendere tempo. Per questo, forse, ha detto che è meglio che i politici italiani evitino Tirana. Ma oggi qui arriva Livia Turco, ministro per la Solidarietà sociale. E a proposito di solidarietà, l'Italia è accusata di averne poca, così l'ambasciatore Paolo Foresti ha ascoltato da Arjan Starava, ministro degli Esteri, la protesta perché molte famiglie di clandestini sarebbero state divise: donne e bambini in Italia, gli uomini rispediti in Albania. Se non ci fossero altre soluzioni, è stato detto, si potrebbe far tornare di qua dall'Adriatico mogli e figli. Magari, anche fra loro, qualche voto utile ci esce. Vincenzo Tessandori

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