«Cristiani del libano, non arrendetevi»

Il cardinale Silvestrini «Ho parlato con gli hezbollah e non ho timori per la sicurezza del Santo Padre» Il vescovo di Byblos: «Sono certo che anche i musulmani lo accoglieranno con gioia» «Cristiani del libano, non arrendetevi» Domani arriva il Papa con un «decalogo» per i maroniti CITTA' DEL VATICANO. Giovanni Paolo II parte domani mattina per uno dei suoi viaggi più desiderati e sofferti, quello in Libano. Due giorni, a Beirut e a Bkerke, sede del Patriarcato maronita. Il Papa pronuncerà discorsi, incontrerà i giovani, i responsabili delle varie comunità religiose, e le autorità dello Stato, che la Costituzione vuole divisi rigorosamente in base all'appartenenza confessionale: il presidente della Repubblica cattolico Maronita (Elias Hrawi); il presidente della Camera sciita (Nabih Serri); e il primo ministro, musulmano sunnita (Rafiq Hariri). Ma, soprattutto, consegnerà alle chiese cattoliche un vero e proprio «vademecum» su come vivere nella difficile situazione libanese; la sua esortazione apostolica post-sinodale, dal titolo «Una speranza nuova per il Libano». Quasi duecento pagine, divise in sei capitoli, in cui il Pontefice, tratta tutti i problemi: dalla situazione attuale della chiesa libanese ai contatti con le comunità musulmane, alla solidarietà da mostrare con il mondo arabo, e al ruolo da giocare nella politica del paese; e il Pontefice lancerà un vigoroso appello ai laici cristiani, affinché non rinuncino all'azione politica, in campo economico, sociale e legislativo, a dispetto delle difficoltà; li esorterà ad avere pazienza e coraggio, e far rinascere nei giovani la speranza di un avvenire possibile in Libano. La vigilia comunque sembra decisamente di festa, almeno secondo quanto ci ha detto monsignor Bechara Rai, vescovo di Byblos, uno dei responsabili dell'organizzazione della visita papale. «C'è un'atmosfera meravigliosa. La gente aspetta tanto la presenza del Papa, e con molto entusiasmo, e unità. Veramente la grande maggioranza della popolazione lo attende, all'unisono». Che cosa si attendono i libanesi da Giovanni Paolo II? «Semplicemente che venga, e arrivi, e parli di pace. In questo senso basterà la sua sola presenza a far passare in secondo piano molti problemi del passato. La visita del Papa servirà anche a questo, a ricucire le ferite». Quante persone vi aspettate a Piazza dei Martiri, per la Messa di domenica? «Dicono che quel posto contiene duecentomila persone. E certamente saranno in duecentomila, laggiù. Ma anche se sarà da un punto di vista popolare probabilmente il momento più forte di tutta la visita, non sarà il solo. Ci sarà l'accoglienza nelle strade, quando il Papa giunge sabato; e domenica le strade saranno tutte piene di gente, di nuovo, quando il Pon¬ tefice si trasferirà da Harissa alla Piazza dei Martiri. Ci sarà tutto il Libano, in strada». Qual è il clima da parte musulmana? «C'è tantissimo entusiasmo, anche nelle comunità sunnita, sciita e fra i drusi. Quasi quasi c'è più entusiasmo che fra i cristiani, perché la persona del Papa è molto stimata, nel mondo musulmano. E non bisogna poi dimenticare che in Libano, da sempre, l'ospitalità è sentita come un dovere e un orgoglio nazionale, da chiunque, cristiano o musulmano. La convivialità verso l'ospite è una caratteristica, e verso un ospite così importante ancora di più». Ma non ci sono pericoli o timori per la sicurezza del viaggio? «Non credo affatto. Il clima nel Paese è buono, e lo Stato ha preso tutte le precauzioni necessarie per garantire la tranquillità». Ma nella zona Sud del Libano si spara ancora... (Ride) «Ah, i diavoli ai confini! A Dio piacendo, credo che tutto andrà bene, che la visita si svolgerà in pace e con successo». La stessa tranquillità l'ha espressa ieri mattina, in una conversazione a «Radio anch'io», il cardinale Achille Silvestrini, Prefetto per le Chiese Orientali. In Vaticano non c'è preoccupazione per l'allarme lanciato dal Sismi: «Credo che il Santo Padre sia protetto dalla sua stessa immagine. Ho avuto modo di conoscere di persona gli hezbollah filoiraniani libanesi ha detto il porporato -. E' incredibile la loro accoglienza cordiale. E anche l'impegno al dialogo concreto sulla pace e dell'aiuto ai poveri. Sono un po' come i francescani della chiesa cattolica». Marco Tosatti Giovanni Paolo II ha preparato un «vademecum» di 200 pagine per incitare i laici cristiani a non rinunciare a fare politica Il cardinale Silvestrini «Ho parlato con gli hezbollah e non ho timori per la sicurezza del Santo Padre» Un grande manifesto con l'immagine del Papa in una strada di Beirut La scritta dice: «Il Libano è più di un Paese, è un messaggio»

Persone citate: Achille Silvestrini, Bechara Rai, Elias Hrawi, Giovanni Paolo Ii, Hariri, Marco Tosatti, Ride, Silvestrini

Luoghi citati: Beirut, Citta' Del Vaticano, Libano