Welfare, anche Cofferati frena Prodi

Il leader Cgil: troppe parole, il confronto sulla riforma non si apre in tv ma a Palazzo Chigi Il leader Cgil: troppe parole, il confronto sulla riforma non si apre in tv ma a Palazzo Chigi Welfqre, anche Cofferati frena Prodi //premier: ancora tre mesi di sacrifici, poi la ripresa ROMA. A Cofferati non è proprio piaciuto l'intervento di Prodi a «Pinocchio», l'ipotesi di scoraggiare le pensioni d'anzianità, la scadenza tassativa del 1° gennaio '98 per l'attuazione della riforma dello Stato sociale. Sbotta il leader della Cgil: «Sono preoccupato. Mi sarei aspettato più cautela. Affrontare questo argomento così astrattamente come ha fatto Prodi, ma anche i suoi ministri, è inutile e pericoloso. E' un modo sbagliato, non aiuta certo l'avvio del confronto». Così Cofferati si dichiara «sorpreso» per la decisione di Prodi di aprire in pratica il confronto sul Welfare in tv invece che a Palazzo Chigi. «Non vorrei che i media si trasformassero in una sede impropria di confronto: un intervento da "Pinocchio", la replica da "Moby Dick". Per noi la sede del confronto resta quella di Palazzo Chigi. E credo che ci voglia davvero più prudenza, da parte di tutti». L'invito è rivolto direttamente al presidente del Consiglio al quale Cofferati dedica, abbandonando per un attimo la sua passione operistica, alcuni versi di una poesia dialettale milanese di Delio Tessa, che sono un inno alla prudenza. Indispensabile, specifica il leader sindacale, quando si affrontano «argomenti delicati come lo Stato sociale». Cofferati ha divertito, leggendo questi versi, la platea dei delegati al direttivo dei pensionati Spi-Cgil. Ma il suo tono era tagliente quando dal palco degli oratori ha invitato Prodi a «lasciar perdere le pensioni e a pensare prima al documento di programmazione economica e finanziaria» che il governo deve presentare entro fine mese. E poi ha piantato una serie di paletti al prossimo confronto tra governo e sindacati. Il principale dei quali riguarda i tempi dell'incontro, che per Cofferati sono strettamente legati alla presentazione del dpef. La tesi del leader della Cgil è che nel documento «dovranno essere contenuti quantità e anche criteri non generici» dei prossimi provvedimenti del governo. «Ma non indicazioni tanto vin¬ colanti, perché un dettaglio, una cifra particolare rischierebbero di uccidere subito il confronto sul Welfare». Con una precisa condizione: si può cominciare a parlare in una prospettiva temporale superiore al '98 per «riorganizzare» il Welfare, non per «tagliare» la spesa sociale. Perché, incalza Cofferati: «In questo caso non ci sarebbero le condizioni per avviare alcuna trattativa». E le pensioni, per la Cgil come anche per Cisl e Uil, restano l'ultimo capitolo da trattare. Naturalmente Cofferati ha «addolcito» queste condizioni ultimative confermando che il sindacato per primo considera «una sua esigenza» la riforma dello Stato sociale, collegandola però strettamente all'impegno per l'occupazione e lo svi¬ luppo su cui continua la pressione sul governo. «Non ci sfugge che questo Welfare ha dei vuoti, non è più adeguato alle esigenze di tutti» perché trascura i giovani, le donne, gli anziani soli, riconosce Cofferati. Il sindacato è perciò disposto ad affrontare tutti i capitoli, indicando anche eventuali correzioni se risulteranno necessarie dopo «una verifica degli andamenti della spesa previdenziale». Ma non può accettare di partire, come base di confronto, dalle proposte della commisione-Onofri che predica una riduzione della spesa sociale nei prossimi anni. Perciò Prodi chiarisca «rapidamente» la posizione del governo, perché il sindacato è disposto a «redistribuire la spesa sociale, non a ridimensionarla». Questi i confini, stretti, della prossima trattativa tracciati da Cofferati, dopo che avevano già reagito «a caldo» D'Antoni e Larizza esprimendo le stesse preoccupazioni. Sul fronte politico, anche Bertinotti ha lanciato un altolà al governo: «Non si possono minacciare le pensioni di anzianità», lasciando però socchiusa la porta quando specifica che Rifondazione è disponibile entro «confini ben precisi» ad evitare eventuali «strozzature» nell'amministrazione pubblica. Cerca perciò di fare sbollire le tensioni Prodi, imitato da Veltroni e Micheli. Il premier promette: «Ancora tre mesi di sacrifici e poi la ripresa». Con un avvertimento doveroso: «L'Europa è una sfida, se non andremo avanti con i nostri programmi non ci sarà perdonato nulla». Il finale è rassicurante: «Ormai ci sono segni concreti che l'economia sta cambiando in meglio, l'inflazione è stata vinta e non crescerà». Il suo «vice», Veltroni, indica genericamente che il dpef «conterrà un indirizzo sulle riforme possibili» dicendosi sicuro che questo governo riuscirà nella riforma de! Welfare. Il sottosegretario Micheli tiene una posizione mediana: «Le pensioni non sono né il primo né l'ultimo punto, saranno affrontate parallelamente agli altri». E annuncia che la Finanziaria '98 non sarà anticipata. F-aoio Patruno LA POESIA CITATA DA COFFERATI PER PRODI «El gat del sciur Pinin» (Il gatto del signor Peppino) «Pensa e opra varda e scolta tant se vif e tant se impara» e tant se impara» Qui sotto il presidente del Consiglio Romano Prodi con il segretario della Cgil Sergio Cofferati

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