Con i fondi bilanciati viene data ai gestori piena libertà di scelta

Il Questa settimana esaminiamo la categoria intermedia tra gli azionari egli obbligazionari Sono pochi e fuori moda, ma permettono a chi ha scarsi capitali di investire diversificando Il Questa settimana esaminiamo la categoria intermedia tra gli azionari egli obbligazionari Sono pochi e fuori moda, ma permettono a chi ha scarsi capitali di investire diversificando Con i fondi bilanciati viene data ai gestori piena libertà di scelta La tendenza di sim e banche ad offrire gli «specializzati» li sta penalizzando I SONO passati 13 anni da quando i primi fondi di investimento hanno fatto la loro comparsa sul mercato italiano. Allora, e le cose non sono cambiate per qualche anno, i risparmiatori potevano scegliere fra tre soluzioni: i fondi azionari, gli obbligazionari e i bilanciati. La liberalizzazione valutaria, e quindi la possibilità di investire senza vincoli in tutto il mondo, era ancora lontana, e per i fondi super specializzati bisognava attendere ancora qualche anno. Gran parte dei fondi bilanciati tuttora sul mercato risalgono a quell'epoca, perché un fatto è certo: oggi questo tipo di prodotti non va più di moda. sufficiente che le azioni siano comprese fra il 15% e il 50% del patrimonio, mentre il resto viene investito in titoli obbligazionari. Lo statuto dei singoli prodotti può poi prevedere regole più precise, rispondendo alla caratterizzazione che ogni società vuole dare al suo prodotto. Ma la responsabilità, di aumentare o diminuire il peso dell'investimento azionario rimane in mano ai gestori. EQUILIBRIO Ripartire equamente il patrimonio tra investimenti di tipo azionario e obbligazionario, preservando il capitale, quindi, ma senza rinunciare alla ricerca del rendimento. La filosofia dei fondi bilanciati, in sintesi, è questa. Certo, la quota di investimento di rischio, in azioni, non è mai troppo elevata (vedere definizione): in pratica non supera mai il 50%, altrimenti si andrebbe nella categoria dei fondi azionari. Ma può essere comunque significativa. In sostanza, un fondo di questo tipo riproduce la ripartizione degli investimenti che caratterizza gran parte dei patrimoni. SOLUZIONE IDEALE Nessun risparmiatore, infatti, destina ai titoli azionari tutto il suo denaro: anche i più amanti del rischio, anche coloro che, per predisposizione personale e perché la loro situazione lo consente, preferiscono la Borsa ai titoli di Stato, non arriveranno mai a investirvi il 100%. Lo stesso, in pratica, fanno i gestori di questi fondi, che quindi possono rappresentare, per una larga fetta di risparmiatori, la soluzione ideale. LICENZA DI MANOVRA I fondi bilanciati, inoltre, lasciano ai gestori un'ampia libertà di manovra. I termini da rispettare perché un fondo possa essere considerato in questa categoria sono tutt'altro che rigidi: in pratica è F0ND0ALT0 BILANCIATO Altrimenti è più opportuno utilizzare i fondi bilanciati, con la delega piena al gestore. Fondi bilanciati che potranno differenziarsi per il loro grado di rischio, e che tenderanno a diventare più globali, più internazionali. Anche per il nostro Fondersel abbiamo deciso di aumentare decisamente il peso dei titoli esteri». PRODOTTO TRASCURATO Una quarantina di fondi bilanciati italiani, meno di venti internazionali. In tutto i fondi bilanciati rappresentano un decimo dell'offerta di prodotti sul mercato italiano. E il loro patrimonio è inferiore ai 15 mila miliardi, contro un totale, a fine marzo, di quasi 240 mila miliardi. In questa fase nessuno sembra apprezzare troppo la categoria. Né i sottoscrittori, che hanno dato ai fondi monetari la gran parte delle loro preferenze, né le società di gestione, che da anni hanno scelto di puntare, nel lancio di nuovi prodotti, su quelli a maggiore specializzazione. DELEGA Chi investe, dunque, si affida pienamente alle loro scelte: molto di più di quanto farebbe costruendo da sé un giardinetto di fondi azionari, specializzati o no, e obbligazionari. In quel modo, infatti, è l'investitore a compiere, in prima persona, la ripartizione fondamentale del suo patrimonio. Con un fondo bilanciato, invece, ci si limita a dire al gestore: «Voglio investire sia in Borsa, sia in titoli di Stato, senza rischiare troppo. Vedi tu quali sono le opportunità da cogliere, i momenti in cui conviene puntare di più sulle azioni, e quelli in cui conviene ritirarsi». SCELTE DIFFICILI «Con la proliferazione di fondi degli ultimi anni - aggiunge Guido Giubergia, amministratore delegato della società di gestione Ersel - è diventato difficile orientarsi e scegliere: i prodotti sono ormai quasi 600. I fondi bilanciati, che in tutti questi anni hanno dimostrato di poter fare un buon lavoro, risolvono il problema». Il risparmiatore che decide di investire in fondi si trova davanti un listino che è il doppio di quello di Borsa. E decidere su quale fondo e quale mercato puntare può essere tutt'altro che semplice. SOLTANTO COMMERCIALE Ancora Giubergia: «La scelta di creare tanti prodotti specializzati, una scelta alla quale nessuna società di gestione in pratica ha potuto sottrarsi, è stata di tipo commerciale. Ma di fronte a molti fondi altamente specializzati diventa indispensabile offrire un servizio di gestione, un team di professionisti che utilizzi i singoli fondi come se si trattasse di titoli. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dei costi. I fondi bilanciati, avendo in portafoglio una quota piuttosto rilevante di titoli obbligazionari, presentano in media commissioni più contenute di quelle dei fondi azionari. I costi di ingresso, quando ci sono (ma sono abbastanza numerosi i fondi bilanciati «no-load», cioè senza costi di sottoscrizione), si aggirano fra il 3-4% massimo: queste aliquote valgono per i versamenti modesti, e decrescono all'aumentare della cifra investita. Le commissioni di gestione non superano di regola l'I,5% annuo. PREMI IMMERITATI Per i fondi bilanciati, come per le altre categorie, vale la pena di prestare attenzione alle commissioni di incentivo. Sono numerose le società di gestione che pretendono un premio per aver ottenuto un rendimento superiore all'inflazione. E con il tasso di inflazione ai livelli attuali, le probabilità di trovarsi a pagare questo tipo di commissioni sono altissime. Per esempio, il regolamento di un fondo può prevedere una commissione di incentivo dello 0,6% nel caso in cui il rendimento annuo del fondo sia superiore all'inflazione più due punti percentuali. INDICE «CONGRUO» Dunque, in presenza di un rendimento anche modesto per un fondo di questa categoria, per esempio un 5%, scatta a favore della società di gestione la commissione di incentivo. Che nella maggior parte dei casi è calcolata sull'intero patrimonio del fondo, che viene a «perdere» uno 0,6%. Non è molto, ma non c'è davvero giustificazione. Anche per questo è bene leggere attentamente i prospetti dei fondi, soprattutto alla voce «costi». Niente da eccepire, invece, se la commissione è calcolata in base a un indice più congruo con il rendimento di un fondo: per esempio, nel caso dei fondi bilanciati, una combinazione dell'indice di Borsa (o delle borse mondiali) e dell'indice dei titoli di Stato. NESSUNO NEL '97 La maggior parte dei fondi bilanciati sono nati negli Anni 80. E in tutto il '96 sono nati soltanto due fondi bilanciati: Alto bilanciato, italiano, di Fondi Alleanza, e Prudential mixed, internazionale. Nel '97 ancora nessuno. Eppure questi fondi hanno la possibilità di rispondere, alle esigenze di un gran numero di investitori soprattutto se non dispongono di capitali ingenti: anche investendo in un solo fondo possono realizzare il massimo della diversificazione. A LUNGO TERMINE Il fatto di avere a che fare con prodotti vecchiotti, peraltro, è tutt'altro che uno svantaggio. Consente ai sottoscrittori di valutarli sulla base di una lunga serie di rendimenti: dati tanto più attendibili quanto più numerosi; Un conto, infatti, è realizzare; in un anno, una performance del 2030%. Un altro è dare, nell'arco di 10 anni, un rendimento medio annuo superiore al 10%. Nelle tabelle pubblicate in queste pagine, sono riportati per la prima volta anche i rendimenti a 10 anni. COSTI CONTENUTI INVESTIMENTI ESTERI. I fondi bilanciati sono una delle categorie più tradizionali, almeno nella loro versione «Italiana». Sono stati infatti una delle prime tipologie offerte agli investitori. Più tardi, con la completa liberalizzazione degli investimenti esteri, è nata anche la categorìa del bilanciati internazionali. La definizione di questi prodotti, secondo Aseogestioni (l'Associazione delle società di gestione di fondi), è tutt'altro che rigida, nel senso che lascia ampia libertà al gestori. Ecco comunque la definizione ufficiale, BILANCIATI ITALIANI. Nel patrimonio di questi fondi, il peso delle azioni deve essere compreso fra II 15% e il 50% del totale; le obbligazioni, quindi, rappresentano fra l'85% e il 50%. Almeno il 60% del patrimonio è investito In titoli italiani, e non più del 40% destinato ai titoli BILANCIATI INTERNAZIONALI. La suddivisione del portafoglio fra titoli azionari e obbligazionari è identica a quella dei bilanciati Italiani: quindi, azioni fra il 16% e il 50%, obbligazionari fra l'85% e il 50%, In questo caso però i titoli esteri rappresentano almeno il 60% degli investimenti, mentre quelli Italiani non superano (140%. | ' LEGENDA | ATI BILANCIATI ITALIANI [MEDIA]

Persone citate: Borsa, Giubergia, Guido Giubergia