LA LETTERA

LA LETTERA LA LETTERA di Alberto Arbasino CARO Culicchia, a proposito della Morte della Mamma nello Straniero di Camus (Tuttolìbri 1056), le nostre mamme premoderne di tanti anni fa (e morte ormai da molto tempo, in modi anche tragici) insegnavano che qualunque «effetto» circa la Morte della Mamma - e cioè loro stesse - risulta ruffiano e cheap perché suscita automaticamente «emozioni da serve». E precedendo di parecchio gli Elogi di Franti (erano la Generazione del Charleston), ammonivano a diffidare degli espedienti di De Amicis: «Franti, tu uccidi tua madre! E quell'infame sorrise». Peggio di Beniamino Gigli: «Mamma! Solo per te la mia canzone vola!». Non varrà lo stesso anche per l'effetto «simmetrico»? Tornano qui due ricordi specifici. La mia mamma, uscendo da una commedia al Quirino (La fastidiosa, di Franco Brusati, su una mamma che muore, e non prevedendo di morire lei stessa ben presto): «qui si vuol prendere in trappola il nostro buon cuore materno!» (i suoi maestri, Diego Valeri al Liceo e i latinisti all'Università di Pavia, l'avevano addestrata a distinguere Poesia da Povesia: cioè quella messa in opera di oggetti e aggettivi talmente e volutamente povetici da produrre Povesia di perse, cosi come la Signorilità si produce solo ostentando pose assai signorili). E poi, a un remoto Festival di Venezia, il film Lo straniero di Visconti, appunto da Camus, con Mastroianni protagonista. E quella «morte della mamma» così esistenziale e nichilista dovuta spiegare contronatura da quel bonario faccione così mammone e piacione, sentimentale e spaghettaro... Finì malissimo, tra Belle de jour di Bunuel e l'Edipo Re di Pasolini. Caro Culicchia, se si riflette che allora - trent'anni fa - la nostra reazione di beneducati in abito da sera al Palazzo del Cinema fu subito «ma che se lo cacci nel culo», si può misurare la strada fatta nel Passo del Tempo. UIDO Piovene ricorda, nel Viaggio in Italia, di aver scovato sotto la Mole, in una monografia della Camera di Commercio, Industria e Artigianato, una frase degna di Voltaire: «La psicologia dei piemontesi e dei torinesi in particolare si traduce in una tendenza a far circolare la moneta con ridotta velocità». Quel documento riposerà ora nella nuova sede della Camera, tra via Nino Costa, via San Francesco da Paola e via Giolitti, già via dell'Ospedale, dove nacque nel 1906 Mario Soldati. Almeno dalla maturità, l'affabulatore principe della nostra letteratura novecentesca, l'eco più schietta del romanzar francese, smentisce l'indigena soggezione verso il denaro. Nella pagina (come nella vita, capitolo che verrà) è stato, è, un felice, acerrimo dilapidatore. In «Quattro soldi in tasca», un racconto di La messa dei villeggianti, un regista è calamitato da un vagabondo fino a sentire il bisogno di dargli «tutto il denaro che ho in tasca. Ma perché? Nessun perché: una superstizione, un dubbio». In La busta arancione l'appena laureato Carlo chiede un prestito a un amico: «Così (...) affittai una garsonnière. Vi ospitavo, una dopo l'altra, le mie successive amichette». E II vero Silvestri, studente universitario, non esitava a dissolvere il «magnifico mensile» paterno: «Ad ogni amica di turno faceva esagerati regali, comprava abiti, borsette, piccoli gioielli (...). Una volta, la ragazza l'aveva tolta addirittura da una casa di via Michelangelo (...). Ma non fu mai fortunato, naturalmente, e mai felice». Su «Mario Sodati e il denaro» divagherà oggi a San Salvatore Monferrato Cesare Garboli, critico optimus dello scrittore (ha curato per Rizzoli le Opere in due volumi), nonché amico di lunghissima fedeltà: «La pecunia è il carburante di Mario. Ne ha avuto sempre un bisogno assoluto. Per sé, certo, ma in egual misura per la famiglia. Per i figli come per la moglie jugoslava, Jucci: voleva, assicurandole il lusso, farle dimenticare le miserie dell'infanzia». Ha confessato un rimpianto il Soldati smanioso di quattrini: il divorzio da Cinecittà dopo una ventennale stagione (19391959) in veste di regista. «Un po' mi dispiace - dichiarò a Giovanni Grazzini - non perché penso che avrei potuto esprimermi meglio mediante il cinema, il quale tradisce sempre la parola scritta. Mi dispiace perché proprio in quegli anni i compensi dei registi aumentarono vertiginosamente, e io che avevo guadagnato al massimo 19 milioni con La provinciale mi sarei fatto ricco». Lasciato il set, Soldati obbedì al richiamo della televisione, la nuova musa. «Un quarto di secolo fa e oltre - rievoca Garboli fummo invitati a curare il ciclo "A carte scoperte", una serie di interviste, dodici, mi pare, a vari personaggi: della cultura, dell'economia, della politica, del mondo scientifico. Se ne portarono a termine due, con Honda e con il Negus. Realizzata la cifra ambita (anche per tale motivo), Soldati lasciò il campo». La febbre dei conquibus suggerì, al momento di compilare la scaletta, i nomi di Raffaele Mattioli, il signor Comit, il banchiere umanista, e di Eduardo De Filippo. «Mattioli - rammenta Garboli - apparve insieme lusingato e preoccupato. Tergiversò a lungo, infine si ritrasse. Ripercorrendo il canovaccio per l'eventuale colloquio affiorano l'ossessione e l'attrazione che le banche seminano in Soldati». (Ancora da La busta arancione: «Per me, fu un mese di esaltazione, di frenesia. Lo passai, quasi sempre a Milano e a Torino, tra banche, uffici di avvocati e di notai. [.,.]. Adesso dovevo fare fronte a scadenze immediate, per cifre enormi. La villa di Levo fu data in garanzia a una banca, con ipoteca...»). E Eduardo? «A Mario s'intonava la commedia La Fortuna con la effe maiuscola. Là dove si dice che il denaro va dov'è il denaro, il milione dov'è il milione...». Il portafogli di Soldati quale sentiero era solito imboccare? Il gioco d'azzardo? «No, Mario Soldati, Cesare Garboli, curatore delle sue «Opere» per Rizzoli, e Raffaele Mattioli una passione modesta, modestissima. Nulla a che vedere con il demone di Tommaso Landolfo Invece non ha mai nascosto di prediligere gli amori mercenari. La tentazione, il desiderio di peccare è un cardine della sua umana vicenda. Con le donne di piacere è stato di una prodigalità non comune. Pagandole esageratamente, ben al di là della cifra richiesta, pagava il male, il peccato». Come rimpinguare il conto corrente toujour rouge di Soldati? Magari conferendogli il No- A SAN SALVATORE LIBRI E CENEMA TEATRO E TV DA oggi al 10 maggio, convegno internazionale su Mario Soldati a San Salvatore Monferrato, nel teatro comunale. Stamane intervengono Cesare Garboli («Mario Soldati e il denaro») e Giorgio Bàrberi Squarotti («La curiosità morale»). Nel pomeriggio, Claudio Gorlier («Soldati ('"americano"»), Ilaria Crotti («Una metafora concisa e straziante: il sillabario di America primo amore), Franco Contorbia («Fuga in Italia e altre fughe») e Giovanna Ioli («Rami secchi»). In serata verrà consegnato a Nuto Revelh il premio «Carlo Palmisano». Domani, relazioni di Stefano Verdino («I romanzi di Soldati»), bel? «Lo meriterebbe di sicuro non esita a riconoscere Cesare Garboli -. Ma si sa: a Stoccolma sono sensibili al messaggio morale... Che pure in Mario è limpido: la fede platonica nella fraternità e nell'universalità dello spirito o, come voleva Averroè, nell'unità dell'intelligenza». «Gli ultimi accordi di Debussy cadevano - in un racconto giovanile di Mario Soldati pianissimi e acutissimi, come nichelini falsi». Nell'officina di Tellaro, il signore nonagenario non ha smarrito l'orecchio che Pietro Frassica ("Lettere da Capri: le varianti della discrezione»), Elio Gioanola («Le due città»), Giorgio Calcagno («Mario Soldati: uno scrittore per la rotativa»), Guido Davico Bonino («Soldati tra teatro e cinema»), Nuccio Lodato («Il cinema, io non ho mai voluto farlo»). Sabato: Aldo Grasso («Viaggio lungo la Tv delle origini alla ricerca di Mario Soldati»), Folco Portinari («Soldati viaggiatore padano»), Franco Mandriani («Soldati e Noventa: un'amicizia»). Trarrà le conclusioni Marziano Guglielminetti. Sempre nel teatro comunale è allestita la mostra «Mario Soldati tra pagine e schermi». Domani, ore 21, con la proiezione di «Malombra» si concluderà l'omaggio a Soldati regista. Domenica I I, nella Chiesa di San Martino, ore 21, Concerto per soli, coro e orchestra della Polifonica Serravallese. consente di riconoscere il nobile metallo, in un mucchio di monete come in un mucchio di sillabe. «C'è un addio che lo ammalia - avverte Cesare Garboli -. E' il commiato di Umberto di Savoia, a Ciampino. Sarebbe stato il leitmotiv della conversazione, che non ebbe luogo, per la trasmissione "A carte scoperte". Ai fedelissimi che levano le voci: "Ritorna, ritorna Maestà", il monarca di maggio, in un'aureola di saggezza, spiega: "I re sono come i sogni. Una RACCONTI AUTOBIOGRAFICI E ROMANZI BREVI UNA scelta delle Opere di Mario Soldati, per la cura di Cesare Garboli, è disponibile ne! catalogo Rizzoli. Due i volumi, costo complessivo 158 mila lire. Il primo, sotto il titolo Racconti autobiografici, raduna pagine di vari libri: da «Novelle per l'inverno» a «Novelle per l'estate», da «Rami secchi» (Natale giansenista, Roma, Due amici, ecc.) a «La messa dei villeggianti» (con Le campane di Zurigo, Colazione a Port-Royal, I cugini francesi, Il torrente), da «La casa del perché» a «L'amico gesuita» (Un viaggio a Lourdes, L'uomo nero, I due maestri, L'amico gesuita, Il campione), a «I Racconti», oltre a «America primo volta dimenticati non tornano più". Parole di una drammaticità shakespeariana». Di autentica zecca quale sono, tengono compagnia a Soldati, lo ristorano, lo arricchiscono. Non meno del dono che gli riservò una serata torinese: «Sono entrato nella Farmacia, ho comprato il mio bicarbonato. Ma ho avuto una gentile sorpresa. Il vecchio farmacista che era di turno mi ha riconosciuto e non ha voluto che pagassi...». Bruno Quaranta amore», «Addio diletta Amelia», «Fuga in Italia», «L'avventura in Valtellina», «Ferragosto a Torino». Il secondo volume raccoglie i Romanzi brevi, da «Il vero Silvestri» a « La verità sul caso Motta», da «La giacca verde» a «A cena col commendatore», da «La confessione» a «La finestra». Altre opere disponibili di Mario Soldati sono: L'architetto (Rizzoli), L'attore (Mondadori), La busta arancione (Rizzoli), Le due città (Garzanti), Le sere (Rizzoli: un fiotto di ricordi, Ercole Patti e Mario Pannunzio, Agostino Richelmy e Graham Greene, Leo Longanesi e Luigi Einaudi, Girardengo e il giovane Blasetti, Camerini, Amendola, Togliatti), La sposa americana (Mondadori), Ventiquattro ore in uno studio cinematografico (Sellerio), Quarantaquattro novelle per l'estate (Mondadori). Pensioni e previdenza come riformare con equità IL punto non è se riformare il Welfare ma come, dice subito l'autrice, sottosegretario di Ciampi (che firma l'introduzione). E il suo come lo spiega, in chiaro e in concreto (in particolare per le pensioni). Obiettivo: non «tagliare» ma «riallocare» la spesa sociale. Principio guida: i diritti non di categoria ma di cittadinanza. Una lettura per chi, con un po' di pazienza, vuol andare oltre il quotidiano chiacchiericcio dei politici e dei giornali. Una festa