DUTEURTRE, IL FRANCESE CHE PIACE A KUNDERA

DUTEURTRE, IL FRANCESE CHE PIACE AKUNDERA DUTEURTRE, IL FRANCESE CHE PIACE AKUNDERA DROLE DE TEMPS Benoìt Duteurtre Gallimard pp. 176 Franchi 80 PARIGI DE TEMPS Benoìt Duteurtre Gallimard pp. 176 Franchi 80 ILAN Kundera è stato il primo a segnalare la capacità di Benoìt Duteurtre di vedere il visibile. Potrebbe sembrare un paradosso, eppure leggendo il suo Dróle de temps (Gallimard) ci viene restituito tutto quanto di banale e di consueto ci circonda quotidianamente al punto da non vederlo più. A 35 anni e al sesto romanzo, Duteurtre mette a fuoco la realtà in maniera implacabile attraverso una successione di Scene di vita. Un cocktail al Ministero della cultura con [falsi giornalisti che si gettano sul buffet. L'avventura di un giovane che, prima di recarsi a discutere un grosso affare, soddisfa un bisogno fisiologico in un vespasiano automatizzato dove resta imprigionato. I bagnanti della spiaggia di Le Havre. La giunta di un paese di provincia tra mare e natura, che si emancipa con la creazione di parcheggio, bagni pubblici e inceneritore di rifiuti. Questi e altri episodi mettono a nudo con umorismo personaggi e situazioni del nostro tempo. Quella che sembra una farsa, una volta chiuso il libro, si rivela una tragedia, perché le pagine appena lette restituiscono l'effimero della vita: la corsa alle apparenze, la ricerca dell'insignificante, la solitudine. Abbiamo incontrato Duteurtre a Parigi, dove divide il suo tempo tra letteratura e musica: il suo saggio Requiem pour vne avant-garde (Laf- f BenoTt Duteurtre: il suo Drò/e de temps è pubblicato in Francia da Gallimard Sotto: Milan Kundera Con «Dróle de temps» ha messo in scena la commedia di chi vive d'apparenza q pgfont, 1995) dimostra come la musica contemporanea sia accademismo e non risparmia strali a Pierre Boulez. Se nei saggi musicali ci sono severe prese di posizione, in «Dróle de temps» invece è facile immaginarla dietro i vetri di un caffè a prendere appunti sull'umanità. «Questa impressione di distacco nasce forse dal fatto che nei romanzi metto in scena personaggi deboli che si lasciano violentare dagli avvenimenti. A me piacciono i volti burleschi alla Buster Keaton che si lasciano trascinare e che servono da specchio della realtà». Il suo libro dà una sensazione dolorosa. Si direbbe il ritratto di un mondo in decomposizione senza via d'uscita. Ma il passato è migliore del presente? «Non so se il mondo sia sempre stato così o se cambierà. Quello che so è che a forza di dire che il passato era migliore del presente ci si è negata la possibilità di avere uno sguardo lucido e critico sul reale. Atteggiamento evidente nella letteratura contemporanea». Parla di quella francese? «Esattamente. A partire più o meno dal Nouveau Roman, mi sembra che si sia spesso ripiegata su se stessa, su riflessioni interiori, sul moi. Come se fosse diventata cieca. Ma, nel frattempo, il mondo è cambiato. Mentre gli scrittori cercano la forma nei loro laboratori di pensiero, il mondo rivela situazioni nuove, personaggi nuovi, forme sconosciute». E lei, come un chirurgo col suo bisturi, ha sezionato questa realtà. E per riuscirci ha lavorato molto sullo stile... «No. In Dróle de temps ho volontariamente evitato di "fare dello stile". Ho invece cercato di afferrare lo stile dell'epoca e di catturarne il contenuto estetico: comico, spaventoso, sconcertante. Il mio scopo era quello di riuscire a mostrare l'apparente banalità che non sappiamo più vedere, senza mettere la scrittura al primo posto». E' comunque un lavoro sullo stile. «Quello che voglio dire, è che non mi interessa la ricerca psicologica, che può sembrare fondamentale, ma in realtà è solo uno degli aspetti di una storia. Io voglio lanciare uno sguardo esterno su cose e persone in movimento usando una scrittura sempre più asciutta, trasparente, che aiuti a vedere l'oggetto designato. Invece constato che l'attuale situazione storica ben si adatta a una letteratura narcisistica, in cui l'eroe alla deriva soffre, si concentra sulla sua miseria psicologica e sembra galleggiare in un mondo senza importanza». In quali scrittori francesi si riconosce? «La scuola realista di Flaubert o di Maupassant è quella che sento più vicina. Balzac e la sua rappre¬ sentazione dell'uomo nella società e nell'epoca: un modello sempre valido che si rinnova nel tempo». Questo sguardo sociale lo ritrova anche in qualche autore dell'oggi? «La curiosità per la forza estetica del reale, per questa banalità invisibile che, però, contiene la chiave del nostro destino, non implica l'adesione a un modello di romanzo tradizionale. Vuol dire semplicemente aprire gli occhi, sentire e cercare le nuove forme artistiche che il mondo ci suggerisce. Bisogna dar vita a questa materia, piuttosto che abbandonarsi a derive verbali che rientrano in una "modernità" che ha ormai fatto il suo tempo» Quali sono, secondo lei, autori contemporanei ci hanno una visione concreta del reale? «La ritrovo in certa letteratura americana, in Tom Wolf, in Philip Roth, ma anche nei magnifici ultimi film di Fellini o di Altman». Come definirebbe il suo libro? Un insieme di racconti sembra improprio, eppure non è neanche un romanzo. «Questo deriva forse dal fatto che è stato concepito come un romanzo. Ci sono due storie che hanno un finale fantastico; un mini-romanzo: la storia del villaggio che sceglie il progresso; un ricordo d'infanzia: la spiaggia di Le Havre, e il resto sono immagini fotografiche di vita corrente. Quindi nell'insieme si tratta di variazioni di scene di vita, dove spesso gli oggetti o le situazioni dell'epoca si sostituiscono a tutt'altro intrigo. E' una commedia dei parking, dei cocktail, delle automobili, delle riunioni, delle passeggiate». C'è un posto per la bellezza? «E' l'interrogativo di Dróle de temps. Esiste un'antica bellezza che sta scomparendo? E se esiste, perché ci appare nel momento in cui scompare? C'è una bellezza che sta per nascere? Cosa c'è di bello in un aperitivo su un terreno di motocross, vicino a un villaggio trasformatosi in periferia? Si tratta soltanto di una bellezza paradossale, derisoria, spaventosa? 0 è forse una bellezza più profonda, legata alla stranezza della vita umana, in questo mondo in pieno mutamento? Perché sono affascinato da questa bellezza inafferrabile? Perché è la nostra unica salvezza?». Gabriella Gatto

Luoghi citati: Francia, Le Havre, Parigi