SERGENTE PRATT di Oreste Del Buono

SERGENTE PRATT SERGENTE PRATT Buenos Aires, Anni 50: a scuola da Oesterheld, un sodalizio che darà vita alla saga di Kirk EL 1950 una parte rilevante del «Gruppo di Venezia» ovvero Mario Faustinelli e Hugo Pratt, altri seguirono, fece rotta per l'Argentina. Non per cercare lavoro. Ma per averlo trovato. L'invito partiva dall'Editorial Abril con cui già da tempo collaboravano. L'impresa dell'Asso di Picche era ormai chiusa. Buenos Aires costituì una nuova grande esperienza per tutti, ma soprattutto per il più grande tra loro, ovvero Hugo Pratt. Hugo Pratt era nato il 15 giugno 1927 a Rimini, perché non era stato giudicato opportuno che nascesse a Venezia, ma era venezianissimo. Comunque, da bambino avevo seguito la sorte del padre poliziotto coloniale. E le sue meravigliose fotografie con divisa quasi di ordinanza e mano nella mano con il padre in divisa possono testimoniare la sua precoce esperienza all'esotismo. Non ne avrebbe mai perso il gusto per tutta la vita. Aveva una straordinaria voracità di genti e Paesi, di mondi inesplorati e carne fresca e tendeva con gentilezza al cannibalismo. L'incontro con un genio per tra¬ Hugo Pratt: dopo «Il sergente Kirk>' disegnò, su sceneggiatura di Oesterheld, «Ernie Pike», ispirato alla vera vita del corrispondente di guerra Ernest Pike / // nordista sconvolto da una strage di indiani .S7 scopre una coscienza che lo spinge a diventare fuorilegge me e sceneggiature quale era Héctor German Oesterheld, d'origini tedesche, ma prodigo di idee, proposte, sfide ai maggiori disegnatori argentini, fu un fatto capitale. Hugo Pratt, come aveva fatto con Milton Caniff, fece con Héctor Gennan Oesterheld, si dedicò a capire la grandezza dell'altro, a impararne trucchi e misteri, a provarli a sua volta. Héctor German Oesterheld si divertiva a insegnare a una persona di cui intravedeva il grande potenziale. La loro prima e veramente paritetica riuscita fu El Sargento Kirk, una saga infinita, ma anche un incontenibile ribaltone in quel segmento della letteratura d'avventura che si chiama western. Cosi dell'Argentina due presuntuosissimi fumettari osarono raccontar !a verità sull'epopea «norteamericana». La ragione non stava tutta dalla parte del Nord. Il sergente Kirk, che apparve sul settimanale argentino Misterix, militava nelle file nordiste, ma restava sconvolto da un massacro di indiani in cui era coinvolto con i suoi commilitoni, si scopriva una coscienza e dalla coscienza era spinto u diventare un fuorilegge. Disertava, si schierava dalla parte degli indiani, senza illusioni di successo, anzi deciso, più che convinto della certezza di non avere scampo. Come rinnegato era, infatti, considerato inaffidabile non solo dai soldati nordisti ma anche dagli stessi indiani troppo lontani dal pensare che un oppressore potesse abbracciare la loro causa. Un fumetto antirazzista, che sarebbe arrivato tardi in Italia, addirittura nel 1967, e, in compenso, avrebbe fornito la testata Sgt. Kirk, grazie al grande amore per i fumetti di Hugo Pratt nutrito dall'imprenditore immobiliare Fiorenzo Ivaldi pronto a trasformarsi in editore a Genova per presentare nella nostra lingua le storie argentine del narratore veneziano, nato solo per un pasticcio a Rimini. Nella bella rivista Sgt. Kirk, diretta da Claudio Bertieri, sarebbero stati pubblicati pure disegni di altri autori italiani facenti parte della spedizione a Buenos Aires come Dino Battaglia o latinoamericani come Artur Perez del Castillo o addirittura nordamericani come Milton Caniff. Una sfida a misurare il cammino percorso da Hugo Pratt nei confronti del suo idolo giovanile, ma anche il constatare i primi passi del nuovo eroe di Hugo Pratt nell'episodio insuperabile «La ballata del Mare Salato». Il secondo grande fumetto disegnato da Hugo Pratt su sceneggiatura di Héctor German Oesterheld fu nel 1957 Ernie Pike, ispirato alla vera vita del corrispondente di guerra Ernest Pike caduto nel 1945 presso Okinawa, di episodio in episodio ne veniva rievocato l'atteggiamento profondamente antiretorico, di interprete della guerra non come la maggiore espressione della grandezza dell'uomo ma come il terribile risultato di una carneficina senza vincitori né vinti, Un fumetto che riprendeva la grande tensione di El Sargento Kirk. La coscienza, ancora una volta alle prese con il comportamento dell'uomo in guerra. Una successione di prove sempre più difficili. Ogni episodio narrato in prima persona e commentato a scanso di equivoci dallo stesso protagonista. Pungolato da Héctor German Oesterheld, Hugo Pratt raggiungeva il massimo di suggestione e di edificazione che il disegno avventuroso potesse raggiungere. Ma non è da credere che la produzione di Hugo Pratt in Argentina si sia limitata a El Sargento Kirk e Ernie Pike. Hugo Pratt, allora, disponeva di un'energia, una voglia di creare e una capacità fisica di lavoro irriducibili. Accanto ai due capolavori già citati sparpagliati su riviste argentine come Misterix, Frontera e Mora Cero e altre, troviamo serie di fumetti realizzati su soggetti oltre che di Héctor German Oesterheld, da Mario Faustinelli e da Alberto Ongaro. Poi la crisi economica e politica dell'Argentina decise Hugo Pratt a tornare a casa. Ma dove era la sua vera casa? Si fermò a lavorare a Londra, producendo storie a fumetti della secon- Sopra: l'eroe Asso di picche Sotto: il sergente Kirk da guerra mondiale per il Daily Mirror e il Sunday Pictorial, e alla fine riapprodò in Italia, e al Corriere dei Piccoli ebbe l'incarico non sempre gradito di ridurre a fumetti classici dell'avventura come le peregrinazioni di Ulisse o di Sinbad il marinaio. Furono cinque anni grigi, ogni tanto interrotti da scappate in Brasile o altrove, fino all'incontro con Fiorenzo Ivaldi. Non si sarebbe fermato stabilmente in alcun luogo del mondo. Oramai non era più lui a decidere liberamente. Il suo nuovo personaggio era più vagabondo di lui. Da quando nel 1967 aveva fatto la prima apparizione in Sgt. Kirk, Corto Maltese aveva cominciato a prendersi delle libertà nei riguardi del suo autore. E, di striscia in striscia, i dati elargiti con cautela e malizia, erano risultati più rilevanti e più sopraffacenti. Da un certo punto in poi si seppe molto di più di Corto Maltese che di Hugo Pratt. Corto Maltese era nato il 10 luglio del 1887 a La Valletta (Malta). Il padre era un marinaio inglese originario di Tintagel, in Cornovaglia, e Corto avrebbe mantenuto la nazionalità paterna. La madre era una gitana di Siviglia, presunta modella del pittore Ingres, cartomante e indovina. Non c'era stato matrimonio. Corto Maltese era il frutto di una relazione extramatrimoniale. «E' dunque un bastardo», ha scritto l'amico fraterno di Hugo Pratt Alberto Ongaro. «Non il solito bastardo avvilito dall'idea di essere figlio di nessuno o dell'ignobile conte ottocentesco del romanzo d'appendice, ma bastardo contento della propria condizione e, tutto sommato, molto grato ai genitori per averlo messo al mondo...». Tanto padrone di sé da cercare di regolare la propria sorte, soggiogare il fato. «Un giorno», racconta Corto Maltese in uno dei suoi primi episodi, «una gitana amica di mia madre mi guardò la mano sinistra e mi disse che non avevo la linea della fortuna. Mi sembrò una cosa orribile. Fu così che presi il rasoio di mio padre e me ne feci una lunga e profonda...». Soggiogare il fato, ma non tanto per appagare se stesso quanto per non tradire il suo pubblico. Oreste del Buono