E' bufera alla Coldiretti

Le quote latte travolgono il vertice. Si dimette il presidente Le quote latte travolgono il vertice. Si dimette il presidente E' bufera alla Coldiretti Micolini sbatte la porta ROMA. L'onda lunga delle quote latte si è abbattuta sulla Coldiretti: il presidente, Paolo Micolini, ha dato le dimissioni, che uno scarno comunicato ufficiale definisce «irrevocabili». L'uscita di scena di Micolini è stata annunciata in serata, dopo un lunghissimo consiglio direttivo a Palazzo Rospigliosi. Ora toccherà ad Arcangelo Lobianco, che aveva passato il testimone a Micolini e che guida il consiglio di presidenza della confederazione, preparare la successione. Le dimissioni sono arrivate a circa sei mesi della scadenza del mandato di Micolini e, se è stato ritenuto necessario un passo così traumatico quasi alla vigilia del termine del periodo di presidenza le tensioni devono essere state decisamente fortissime: già due settimane fa più della metà dei delegati aveva infatti presentato un vero e proprio documento di sfiducia, che era poi stato ritirato. Che all'interno della Coldiretti ci fossero forti correnti di opposizione a Micolini non ò un mistero, ma erano state imbrigliate fino all'esplodere della protesta dei «cobas del latte», che, all'inizio dell'anno ha bloccato per quindici giorni l'Italia. Le organizzazioni agricole si erano trovate spiazzate di fronte a quella fiammata di rabbia, alimentata massicciamente anche dai loro iscritti, Coldiretti in particolare. Micolini, con i suoi omologhi Bocchini, della Confagricoltura, e Avolio, della Confederazione italiana agricoltori, aveva scelto la linea dura. Nessun compromesso con la protesta dei produttori autonomi e questo nella Coldiretti aveva provocato profonde incrinature, tantopiù che il Governo aveva aperto con i «cobas» una sorta di tavolo parallelo, abbozzando un dialogo di cui i tre sindacati agricoli non volevano neppure sentir parlare. Inoltre c'erano gli attacchi esterni, le fiocine conficcate profonda- mente nel corpo della «balena verde»: le accuse di essere corresponsabile della disastrosa gestione delle quote latte, di aver chiuso gli occhi di fronte agli aumenti di produzione selvaggi, di fronte al mercato delle «quote di carta», in sintesi di avere sulla coscienza buona parte degli oltre 4000 miliardi di multe che l'Unione Europea ha inflitto all'italia per gli eccessi di produzione di latte negli ultimi sei anni. Polemiche ed accuse che non si sono placate, anzi sono rimbalzate sempre più duramente tra Aima, ministero, organizzazioni agricole e produttori. Una settimana fa, le conclusioni della commissione d'indagine istituita sulla vicenda delle quote latte, un durissimo atto d'accusa che non risparmia nessuno. Alla sbarra il passato di tutti: Aima, Unalat, Regioni, ministero, acquirenti, produttori e Coldiretti, Confagricoltura, Cia, ovvero le associazioni di categoria più rappresentative, che, recita il verbale della commissione d'indagine: «hanno fino al 1992, cioè per circa cinque anni, concre¬ tamente gestito l'intero sistema in maniera inadeguata, con comportamenti, per taluni aspetti, oggi al vaglio della magistratura penale». E sono in molti a scommettere che sia nell'aria una raffica di informazioni di garanzia. Immediatamente i tamburi di guerra della periferia hanno cominciato a battere la carica su Palazzo Rospigliosi e Micolini ha deciso di andarsene. «La Coldiretti non è il suo presidente», aveva detto tre anni e mezzo fa Lobianco, lasciando la poltrona che aveva ereditato da Bonomi. «La Coldiretti non è Micolini», ripete al telefono Micoimi e, come all'inizio del suo mandato parla di squadra: «Quando c'è una squadra in difficoltà - dice - l'allenatore si cambia. Io credo che i giocatori siano capaci e se devono fare un gioco nuovo non possono farlo con me a dirigerli». Va bene, presidente, ma lasciare in un momento così complesso... «Due cose. Primo: la Coldiretti è forte, molto forte. Secondo: me ne vado anche per avere le mani più li¬ bere, per poter chiedere conto di molte cose». Quali e a chi? «Di questa indagine, tanto per cominciare. Un'indagine che lascia molte perplessità, molti dubbi. Ne vuole uno per tutti? Eccolo: perchè non l'hanno fatta prima?». Va bè, ma ora è stata fatta e dice cose pesanti. «Certo. Cose di cui intendo qualcuno sia chiamato a rispondere». E all'interno della Coldiretti che cosa le rimproveravano? «Di essere troppo intransigente. Ma io sulle quote latte non starò mai con i "cobas", starò sempre con gli onesti». Nessun avviso di garanzia, quindi? «Neanche per sogno». E mentre Micoimi vuota i cassetti della scrivania comincia la corsa alla «poltronissima» di Palazzo Rospigliosi: secondo le indiscrezioni i due candidati con più chances sarebbero il piemontese Carlo Gottero e l'emiliano Sante Cervellati. Vanni Cornerò Paolo Micolini

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