«Svizzeri complici di Hitler» di Andrea Di Robilant

«Svizzeri complici di Hitler» SECONDA GUERRA MONDIALE Berna: il documento non considera la posizione in cui si trovò il nostro Paese «Svizzeri complici di Hitler» i7 rapporto americano sulV«oro nazista» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'accusa nel rapporto americano sull'oro nazista è pesante: pur di fare affari con la Germania, la Svizzera contribui «a rafforzare la macchina da guerra del Terzo Reich», di fatto prolungando la Seconda Guerra mondiale. «La Svizzera prese la propria neutralità a pretesto per ignorare gli aspetti morali della vicenda», ha aggiunto Stuart Eizenstat, il sottosegretario di Stato al Commercio che ieri ha presentato il rapporto (200 pagine, 350 documenti). «Non tenne conto delle ripetute esortazioni degli Alleati di interrompere i suoi intensi rapporti commerciali con la Germania. E non c'è dubbio che questo atteggiamento finì per rafforzare il potenziale bellico del Reich proprio quando gli Alleati subivano gravi e dolorose perdite». Il rapporto conferma che tra il 1939 e il 1945 la Germania orchestrò «uno dei più grandi furti della storia» trasferendo alla Banca nazionale svizzera lingotti d'oro confiscati in vari Paesi europei per un valore complessivo di 4 miliardi di dollari di oggi. Viene anche dimostrato al di là di ogni dubbio che gioielli, monete, oggetti personali e perfino otturazioni dentarie rubati alle vittime dei nazisti furono fusi e trasformati in lingotti d'oro poi trasferiti in Svizzera. Il governo elvetico conosceva l'origine di quei lingotti? «Non ne abbiamo le prove», dice il rapporto. Il ministro degli Esteri elvetico Flavio Cotti ha criticato il rapporto per «l'assenza di un'analisi della difficilissima posizione in cui il nostro Paese si trovò dal punto di vista militare e da quello degli approvvigionamenti». La Svizzera ha spiegato - era circondata da regimi fascisti e nazisti, ed era inevitabile che trattasse con loro. Eizenstat ha riconosciuto che «la vicinanza di una divisione Panzer influenzò» l'atteggiamento svizzero, ma quel fattore divenne meno influente verso la fine del conflitto. Simpatie naziste e il desiderio di far soldi furono i due fattori principali dietro le decisioni del governo elvetico. Il rapporto prende di mira la Svizzera, ma critica anche altri Paesi neutrali come l'Argentina, il Portogallo, la Svezia, la Spagna e la Turchia, per aver curato i propri interessi anziché affrontare i problemi morali legati ai loro rapporti con il regime nazista. Tra gli altri è citata anche l'Italia dove finì l'oro trafugato dai tedeschi in Olanda. E nemmeno gli Stati Uniti vengono risparmiati da Eizenstat e i suoi collaboratori, che criticano le autorità americane di allora per non aver premuto con maggior insistenza sui Paesi neutrali dopo la guerra per ottenere l'oro rubato dai nazisti: «L'assenza di un vero sostegno dei nostri livelli più alti ai diplomatici impegnati nei negoziati per 0 recupero dell'oro risulta evidente». Seymour Rubin, che partecipò ai negoziati con la Svizzera, ha replicato: «Avevamo appena finito una guerra, facemmo il possibile». E Robert Schwartz, ex funzionario del Tesoro che trattò con le autorità portoghesi: «Stava cominciando la Guerra fredda. La rivalità tra Stati Uniti e Unione Sovietica eclissava tutto. A noi preoccupava il rinnovo dell'affitto della base sulle Azzorre». Il rapporto non fa alcuna raccomandazione, ma non esclude l'idea di convocare una conferenza internazionale per decidere come procedere alla redistribuzione di beni ai superstiti e ai parenti delle vittime dell'Olocausto. Attualmente la Commissione tripartita (Stati Uniti, Gran Bretgna, Fran¬ cia) dispone ancora di 5,5 tonnellate d'oro nazista. Quei depositi sono stati congelati all'inizio dell'anno dai tre alleati. E si sta studiando la possibilità di creare un nuovo fondo che tenga conto dei fatti emersi negli ultimi mesi. La presentazione del rapporto è coincisa con la presenza a Washington di Christophe Meili, la guardia che quattro mesi fa impedì che alcuni incartamenti relativi ai depositi bancari delle vittime dell'Olocausto finissero al macero. Meili fu licenziato e una settimana fa è arrivato negh' Stati Uniti con la famiglia. «In Svizzera venivo trattato come un criminale», ha spiegato durante un'udienza al Congresso condotta dal senatore Alphonse D'Amato. Che ha detto di Meili: «Ecco un uomo perseguitato per un gesto che lo nobilita». Andrea di Robilant Una sede dell'Ubs Era guardiano all'Ubs Christophe Meili licenziato per aver salvato documenti sull'oro nazista Ieri Meili è stato sentito al Congresso Usa

Persone citate: Alphonse D'amato, Eizenstat, Flavio Cotti, Hitler, Panzer, Robert Schwartz, Seymour Rubin, Stuart Eizenstat