Andreatta: se cade Fino, ci ritiriamo di Francesco Grignetti

Ma il premier albanese, che ha dato un ultimatum a Berisha, si dichiara «dispiaciuto» Ma il premier albanese, che ha dato un ultimatum a Berisha, si dichiara «dispiaciuto» Andreatta; se cade Fino, ci ritiriamo A Valona bombe sulla strada delle jeep dei carabinieri ROMA. Se cade il governo albanese, l'Italia e gli altri Paesi della Forza multinazionale ritireranno i soldati. Lo ha ribadito ieri il ministro Andreatta, alla Camera, per la piena soddisfazione di Rifondazione comunista. «E' chiaro che la premessa del nostro intervento dice Andreatta - è il compromesso realizzato il 9 marzo tra tutte le forze politiche albanesi per un periodo di tregua. Se quel compromesso dovesse venire meno, mancherebbe l'ipotesi di una continuità di vita civile e politica dell'Albania. In quel caso, sia le Nazioni Unite, sia ciascuno dei governi partecipanti alla forza dovrebbero rivedere le ragioni della missione e procedere al ritiro della missione stessa». La posizione del governo italiano sulla missione Alba non è nuova. Ma la sottolineatura di ieri, a 24 ore dall'ultimatum di Bashkim Fino, che vuole a tutti i costi cambiare la legge elettorale d'Albania, e che chiederà la fiducia in Parlamento contro D partito del presidente Sali Berisha, ha un'indubbia valenza politica. La prima reazione che si registra da Tirana è dello stesso Fino: «Mi dispiace delle dichiarazioni fatte dal ministro Andreatta, ma dopo l'incontro con Vranitzky sono più ottimista». Il capo della delegazione Osce in Albania, l'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky, ha incontrato ieri Fino nel tentativo di risolvere il conflitto sulla legge elettorale. Reazioni all'intervento di Andreatta si registrano naturalmente anche in Italia. Il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Pisanu, insorge: «Sarebbe arbitrario collegare le delicate dichiarazioni del ministro ad altre voci che parlano di interferenze politiche volte a salvaguardare il governo Fino e a sacrificare semmai il presidente Berisha, cavaliere al merito della Repubblica italiana. E' chiaro comunque che la gestione politica della missione militare rischia di risentire delle contraddizioni interne al governo». E Maurizio Ga- spani (Alleanza nazionale): «Il governo annaspa». Nello sforzo di stabilizzazione dell'Albania, però, il governo italiano si rende conto che bisogna muoversi rapidamente sul fronte dell'ordine pubblico. Ricorda Andreatta alla Camera: «Il 22 aprile scorso c'è stato un accordo tra ministri dell'Interno, italiano e albanese, per l'attività di riorganizzazione e qualificazione delle forze di polizia». C'è già stato un primo invio di materiali (tute, giubbotti e caschi antiproiettile). A Valona arriveranno presto una ventina di carabinieri con compiti di istruttori per i 300 agenti della città. Lo stesso accadrà un po' in tutti i centri dove è presente la Forza multinazionale di protezione, la quale «non può assolvere compiti diretti di polizia, quali il disarmo delle bande o la repressione degli imbarchi clandestini». Ma le opposizioni, in Parlamento, insistono: il governo italiano deve fare qualcosa per impedire il traffico di clandestini. Fino a trasformare il mandato delle forze militari? Risponde Andreatta: «Il ruolo più significativo della Forza è quello di concorrere a ricostituire un ambiente di maggior sicurezza. Rappresenta comunque un importante fattore di fiducia per la popolazione, tanto è vero che il livello di tensione nel Paese è diminuito. Le scuole sono state riaperte. Il traffico interno è ripreso. Finora i risultati sono soddisfacenti». Si potrebbe fare di più, aggiunge comunque Andreatta, per «scoraggiare» quelli che ci osservano dall'altra parte dell'Adriatico. «I clandestini non sono da considerare profughi. Anzi, dovrebbe es¬ sere valutato con molta attenzione anche il visto umanitario da 90 giorni». Gli fa eco Lamberto Dini, in risposta alle osservazioni dell'Onu per i rifugiati: «Capisco i richiami, ma una questione sono i rifugiati, un'altra questione è l'immigrazione illegale». E Giorgio Napolitano: ((Abbiamo tenuto nella massima considerazione il parere dell'Onu. Loro stessi misero in evidenza come giungessero anche persone che approfittavano della situazione». L'Italia potrebbe pure aprire le sue frontiere a tutti, lascia intendere Dini. Ma poi non entrerebbe lei in Europa. «Dobbiamo entrare a ottobre nell'accordo di Schengen, avendo una disciplina, per quanto riguarda le ammissioni al nostro territorio, comparabile con quelle degli altri Paesi». La questione dei rimpatriati, però, sta sollevando un vespaio a Tirana. Le autorità albanesi protestano. Chiedono che anche gli uomini possano restare sul suolo italiano, non solo donne e bambini. Forse non hanno sentito le parole del leghista Alberto Lembo, che ieri chiedeva: «Si dichiari lo stato di guerra contro l'Albania. Si consideri ogni albanese che sbarca sulle nostre coste come connivente con l'aggressione che i clan stanno portando all'Italia». Andreatta infine, con una lettera, ha chiesto ai militari di limitare al massimo le spese della missione. La notizia della missiva è stata data dal Capitano di vascello Roberto Baggioni, che ha precisato che «nell'accorato appello si prega di analizzare severamente e per più volte tutte le spese». Francesco Grignetti