E il pds frena i magistrati di Flavia Amabile

E il pds frena i magistrati E il pds frena i magistrati «La modifica del 513 non è un colpo di spugna» ROMA. E' un colpo di spugna? 0 un provvedimento giusto e necessario? Dopo l'approvazione del Senato, è giunto alla Camera il disegno di legge che modifica l'articolo 513 del codice di procedura penale, e rende inutilizzabili nel dibattimento le dichiarazioni rese durante le indagini da chi si rifiuta di deporre in aula. Nei prossimi giorni il provvedimento verrà messo all'ordine del giorno dall'ufficio di presidenza della commissione Giustizia di Montecitorio. Nel frattempo, l'Italia si divide sul significato e il valore della modifica, aiutata dal grido d'allarme lanciato dal procuratore aggiunto di Milano, Gerardo D'Ambrosio: «E' un colpo di spugna strisciante». Non del tutto convinto innanzitutto il governo che ha preso le distanze dal disegno di legge. Si tratta di un provvedimento «d'iniziativa parlamentare», ha precisato il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick. Il ministro ha annunciato che il governo proporrà modifiche «specie con riguardo alla decorrenza dei termini di custodia cautelare e delle prescrizioni» sulla base di un monitoraggio avviato sulle ventisei corti d'appello italiane sugli effetti che le nuove disposizioni potrebbero produrre sui procedimenti in corso. Contraria anche l'associazione nazionale magistrati. Il presidente Elena Paciotti ha annunciato la presentazione alla Camera di «un articolato documento per suggerire eventuali accorgimenti al fine di evitare che una norma, in sé civile, finisca per produrre effetti negativi». Il rischio è la «vanificazione di gran parte delle inchieste per i reati di corruzione». Più in dettaglio, è «l'inflazione dei dibattimenti, dal momento che la norma scoraggia i riti alternativi. L'imputato che sa di essere stato accusato da un collaboratore o da altri correi preferirà comunque aspettare il dibattimento per verificare se le accuse verranno ribadite anche in aula. Se ciò non avverrà, infatti, secondo la modifica della norma approvata dal Senato, non potranno essere utilizzate le dichiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari. Insomma, le accuse dovranno essere riprovate». Ma secondo l'associazione magistrati sarà anche «necessario potenziare i gip, visto che il provvedimento in questione suggerisce spesso il ricorso all'incidente probatorio». Alle perplessità del governo e dei magistrati si sono aggiunte ieri le divisioni della maggioranza. In ordine sparso, innanzitutto i parlamentari dell'Ulivo e del pds. Pietro Folena, responsabile giustizia di Botteghe Oscure, ha riconosciuto che il testo approvato dal Senato potrà subire modifiche alla Camera «in particolare - ha precisato - qualche eventuale ritardo dovuto alla norma transitoria potrebbe essere com¬ pensato con nuove norme sul calcolo della prescrizione». Ma, secondo Folena, non si tratta di un colpo di spugna: «L'oralità del processo, il contraddittorio fra le parti e la formazione della prova nel dibattimento sono principi elementari di un Paese civile». Fuori dal coro, Vittorio Borraccetti, segretario di Md, che si schiera a favore della riforma dell'articolo 513. «La riforma de¬ liberata va nel senso - afferma il segretario di magistratura democratica - tante volte auspicato nei documenti delle associazioni dei magistrati e nelle dichiarazioni dei loro dirigenti, di riequilibrare la posizione di accusa e difesa nel processo penale». «Nel sistema processuale vigente la disparità tra accusa e difesa è data anche dall'attuale testo dell'articolo 513, in base al quale le deposizioni accusatorie fatte da un coimputato nei confronti di altri nelle indagini preliminari al pubblico ministero possono essere lette e acquisite a fini di prova nel dibattimento anche nelle ipotesi in cui per omessa comparizione o per il rifiuto di rispondere la difesa non abbia potuto controesaminare la persona che le ha rese. Ciò costituisce una grave lesione del contraddittorio e del diritto alla difesa». Secondo il senatore Raffaele Bertoni, invece, il procuratore D'Ambrosio ha ragione e «ora c'è solo la speranza che la Camera bocci la riforma, perché non può considerarsi espressione di un principio di civiltà se serve a lasciare impuniti, indipendentemente dalla possibile prescrizione, mafiosi e tangentisti». Contrari i Verdi e contrario anche Elio Veltri, il grande amico dell'ex pm Antonio Di Pietro, eletto nelle file dell'Ulivo: «Paralizzerebbe la giustizia e favorirebbe la prescrizione dei reati». Favorevole il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giuliano Pisapia, di Rifondazione. D'accordo anche la Lega e il Polo. Flavia Amabile Ma il governo prende le distanze dal disegno di legge. Flick: «Si tratta di un testo di iniziativa parlamentare. Proporremo cambiamenti» Il pidiessino Pietro Folena A destra: il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio

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