Tv, ultime carte per l'accordo di Maria Grazia Bruzzone

Si vota il 20 maggio, a undici giorni della data limite. Dopo, un canale privato potrebbe essere oscurato Si vota il 20 maggio, a undici giorni della data limite. Dopo, un canale privato potrebbe essere oscurato Tv, ultime carte per l'accordo Pronto il maxi-emendamento diMaccanico ROMA. Accordo in vista o ricorso alla fiducia per il disegno di legge su tv e authority delle privatizzazioni? Ad ogni buon conto, dopo nove mesi di trattative, ormai all'ultimo momento per far approvare il disegno di legge sull'emittenza almeno da un ramo del Parlamento prima della fatidica data del 31 maggio (oltre la quale si corre il rischio che un pretore oscuri qualche rete privata), la maggioranza si è riunita e ha annunciato che il 20 maggio (non più il 13) il testo del ddl Maccanico approderà all'aula del Senato. Gravato dai 6000 emendamenti del Polo, ormai fatti propri dalla Lega, e dalle incognite che ancora pesano sull'ultimo nodo irrisolto: il cda della Rai. Sarà un testo nuovo, fa sapere il ministro delle Poste. Un maxiemendamento che sarà presentato entro venerdì prossimo, ultimo giorno utile, e riguarderà sia il ddl 1021 (su autorità e antitrust), sia il ddl 1038 (su pubblicità e riassetto della Rai) e terrà conto sia delle modifiche chieste dalla maggioranza, sia di quelle chieste dal Polo. Insomma, è l'atteso maxiemendamento governativo frutto della tormentata trattativa che il Polo continua a invocare, pur aggiungendo di giorno in giorno nuove richieste. Le quali a loro volta incontrano ostacoli nella maggioranza, dove al partito «dell'accordo a tutti i costi» dei dalemiani e di parte del ppi, sintonizzati con Forza Italia, si contrapppone quello dei «rigoristi» (Verdi, Rifondazione, parte di ppi e pds) che spesso sono gli stessi esponenti ulivisti del partito trasversale prò Rai. Il vertice di maggioranza di ieri doveva servire proprio a mettere a punto il testo in questione, che in commissione non si era riusciti a concordare. Ma anche ora Maccanico si limita a far sapere che «all'interno della maggioranza esiste un accordo sul testo, che ha anche il consenso di massima del Polo», e si guarda bene dal rivelarne i punti. Del compito si incarica il senatore pidiessin-occhettiano Antonello Falomi. Il quale parla di «un'intesa di tutta la maggioranza a definire al 31 dicembre 1997 il termine del passaggio di Telepiù 3 su satellite»: che era uno dei punti controversi, mentre oggi incontra il consenso dello stesso amministratore delegato di Telepiù Marco Rasini. Per quanto riguarda la Rai, «c'è - spiega Falomi - la disponibilità a valutare lo stralcio dell'articolo 7 del ddl 1138 (il secondo dei due, ndr), che riguarda i criteri di nomina del cda della Rai». In sostanza: la maggioranza sarebbe disposta ad affrontare il nodo Rai anche subito, ma dopo l'approvazione del primo ddl, e comunque nel contesto del ddl che tratta, appunto, del nuovo assetto della tv pubblica. Ma il Polo non si fida ancora. Soprattutto An, perché Forza Italia da tempo sarebbe stata convinta della convenienza ad accordarsi in commissione, per evitare rischi in aula. An non si fida perché teme che sulla Rai si vada alle calende greche. Mentre un giorno sì e uno no Francesco Storace spara palle di cannone contro la tv di Siciliano e Iseppi. Tanto che la pidiessina Giovanna Melandri lo accusa di essere «l'ultimo giapponese sulla nota isola, ignaro della fine della guerra». Duttile e pratico, l'azzurro Paolo Romani si fa carico delle imprescindibili esigenze degli alleati e si dice convinto che «sul cda Rai la soluzione passa dalla discussione alla Camera dei quattro provvedimenti giacenti». Una strada che potrebbe avere un iter più rapido. E proprio oggi si saprà se la maggioranza recepisce questo invito, mettendolo in calendario. Accordo vicino dunque, ma tutt'altro che certo. Tanto che il sottosegretario alle Poste Michele Lauria (ppi) può dire: «Andiamo in aula cercando ancora un'intesa con Polo e Lega. Per questo, al momento, escludiamo la fiducia». Al momento. Maria Grazia Bruzzone Il ministro delle Poste «Nella maggioranza c'è un'intesa sul testo con il consenso di massima del Polo» Il ministro delle Poste Antonio Maccanico

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