Ecco i privilegi nel mirino di Gian Carlo Fossi

Ecco i privilegi nel mirino Ecco i privilegi nel mirino Le modifiche nella Finanziaria '98 Obiettivo: regole eguali per tutti ROMA. La terapia-d'urto sul fronte previdenziale investe in pieno le pensioni di anzianità e soprattutto quelle dei pubblici dipendenti. Ormai, dopo le dichiarazioni rese martedì sera in tv dal presidente del Consiglio Prodi, è questo il punto principale sul quale il governo avvierà al più presto un confronto serrato con le forze politiche e sociali pur nel quadro, ben più ampio, di una razionale ristrutturazione del Welfare State. Ma, insieme al trattamento di anzianità, sono nel mirino degli esperti di Palazzo Chigi altri aspetti non meno importanti ai fini di una forte spinta verso il graduale riequilibrio dei conti previdenziali, come una vera armonizzazione delle regole per tutte le categorie, l'estensione del metodo contributivo anche a chi ha più di 18 anni di contributi, il blocco della perequazione automatica per le pensioni oltre un certo livello, la modifica del sistema di cumulo tra pensione e redditi da prestazione per i lavoratori autonomi. Le variazioni più significative dovrebbero scattare con la finanziaria del '98 e nella corsa verso un traguardo così difficile si inseriscono in modo deciso, per la prima volta, anche i sei questori di Montecitorio e di Palazzo Madama per sottolineare l'opportunità di rivedere le vantaggiose pensioni-baby riservate a deputati e senatorisullàtbase di regolamenti definiti da sempre in assoluta autonomia. PENSIONI DI ANZIANITÀ'. Prodi ha detto: «Cercheremo di non rendere conveniente il ricorso alle pensioni di anzianità». Che cosa significa? In concreto, di fissare alcuni disincentivi e di accelerare i tempi della riforma Dini per conseguire, ad esempio, il risparmio di 59 mila miliardi entro il 2002, invece che entro il 2008. Per raggiungere questo obiettivo occorre innalzare con maggiore rapidità il requisito dell'età anagrafica per chi intenda andare in pensione con 35 anni di contributi. Per il settore pubblico si sta valutando la necessità di parificare in brevissimo tempo le norme (ben più favorevoli) per la pensione anticipata a quelle del privato. In alternativa o insieme, a seconda delle ipotesi, si prospetta un ventaglio di penalizzazioni che dovrebbero scoraggiare il lavoratore a richiedere la pensione senza aver ancora raggiunto se non l'età pensionabile (attualmente 63 anni, 65 anni a partire dal 1° gennaio 2001), almeno il tetto massimo di 40 anni di contribuzione. SISTEMA CONTRIBUTIVO. Il sistema contributivo, che porta al calcolo della pensione sulla base dei contributi effettivamente versati (e non più sugli ultimi anni di retribuzione), potrebbe essere esteso a tutti i lavoratori. Verrebbe così modificata la riforma Dini in una parte importante che prevedeva un meccanismo a due tempi per chi aveva ad una certa data meno di 18 anni di contribuzioni (metodo retributivo per i primi 18 anni, metodo contributivo per i rimanenti), disponeva la prosecuzione del metodo retributivo per i lavoratori con più di 18 anni di contributi e prevedeva l'applicazione del metodo contributivo per i nuovi assunti. ARMONIZZAZIONE REGOLE. Norme uguali per tutti nel settore pubblico e in quello privato, dove continuano a coesistere differenze notevoli e privilegi non trascuràbili. Il governo ha già attuato alcune deleghe in tal senso, ma poi si è fermato di fronte a robuste resistenze (piloti, atleti, dipendenti della Banca d'Italia, militari, carabinieri, guardie di finanza, poliziotti ecc.). Prima di procedere oltre, si pone certamente il problema di definire le attività usuranti'è""di sTaUìlSl il mantenimento di particolari benefici solo a chi continua a svolgerle fino al giorno del collocamento a riposo. In caso contrario, l'attività usurante deve trovare una sua compensazione in un migliore trattamento economico che può giocare pure per alzare il livello della pensione, ma non può costituire un diritto - si sostiene - per lasciare il servizio in anticipo, tanto più se magari da anni vi è stato un passaggio a mansioni non gravose. Nel quadro generale dell'armonizzazione si colloca l'autonoma iniziativa dei questori di Camera e Senato, dopo l'esortazione del presidente Violante di alleggerire i privilegi di senatori e deputati che possono ricevere un consistente assegno vitalizio a 50 anni e con sole 3 legislature. Si parla di elevare l'età pensionabile a 65 anni per chi ha una legislatura, a 60 anni con 2 e a 55 anni con 3. Qualcuno alza il tiro: vanno ridotte anche le indennità parlamentari. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Dini, Prodi

Luoghi citati: Roma