Il cuore cede prima delle polemiche

Napoli: è spirato mentre i familiari spiegavano in diretta tv perché chiedevano di non staccare la spina Napoli: è spirato mentre i familiari spiegavano in diretta tv perché chiedevano di non staccare la spina Il cuore cede prima delle polemiche L'uomo era tenuto in vita dal respiratore NAPOLI. Alle 17,45 il cuore si è fermato. Giuseppe Mongiello è morto come la famiglia ha voluto, mentre ancora la macchina gli soffiava ossigeno nei polmoni ed i monitor trasformavano in impulsi luminosi un'agonia durata 22 giorni. La spina non è stata staccata, ma il destino si è compiuto secondo le previsioni dei medici. Una fine in diretta televisiva, con le telecamere del rotocalco pomeridiano di Raidue che trasmettono l'annuncio e il dolore: dopo aver mostrato il corpo disteso nel box della rianimazione del Cardarelli, il fratello di Peppe gli massaggia le braccia e le gambe e bacia il volto ormai immobile. I riflettori ora sono spenti, dopo una giornata che ha avuto per protagonisti ancora loro, i famigliari del giovane commesso ucciso da una banale caduta. E che ha visto la rianimazione dell'ospedale Cardarelli fare i conti con l'invasione di troupe televisive e giornalisti, criticata dal personale («una specie di happening»), oggetto di protesta formale da parte del parente di un altro ammalato in coma. Dopo la morte di Giuseppe, il direttore sanitario Francesco Bottino annuncia il ritorno al rigore: «D'ora in poi il reparto tornerà ad essere "off limits" per tutti». La notizia che il cuore di «Peppe» aveva smesso di battere ha cancellato ieri pomeriggio anche l'esile speranza alimentata dalla decisione di rinviare ulteriormente l'osservazione medico-legale che precede la dichiarazione di morte cerebrale. Dopo cartelli, striscioni, slogan urlati contro l'ipotesi che fosse staccato il respiratore automatico, è arrivato il mo¬ mento del dolore, appena attenuato da un'amara vittoria: «Almeno è finita perché il cuore si è fermato e non perché qualcuno ha staccato la spina». Ma la madre. Maria, che accarezza e abbraccia il corpo avvolto in un lenzuolo, non ha nulla di cui consolarsi: «Non è servito a niente lottare. "Peppe" ci ha lasciato lo stesso». E la moglie, Rosaria, non regge, torna a casa dai due figli, un bambino di 8 anni e una bambina di 5. Resta in trincea, a combattere una battaglia che oramai serve solo a rendere meno cruda la sofferenza, il fratello Gennaro: «Continueremo ad andare avanti per umanizzare la sanità e soprattutto i reparti di rianimazione, il vero confine tra la vita e la morte. Noi non siamo contrari alla donazione di organi, all'espianto, ma vogliamo batterci contro la disinformazione e l'approccio sbagliato dei medici verso chi soffre». E' lui, protagonista di interviste e appelli, ad annunciare la continuazione dell'impegno attraverso una fondazione: «Si chiamerà "Associazione Peppe" e avrà il compito di informare la gente sui temi dell'espianto e divulgare le questioni di cui purtroppo abbiamo dovuto occuparci». Adesso che per Giuseppe non c'è più nulla da fare, che del clamore non c'è più bisogno, è un messaggio triste, civile, quello che viene dalla famiglia Mongiello: «Nei reparti di rianimazione spesso viene negato il contatto tra famigliari e malati. Sono malati che stanno morendo e che per questo hanno bisogno di avere vicini i loro cari». Mariella Cirillo A sinistra, Giuseppe Mongiello insieme con la moglie A destra, la manifestazione contro la decisione dei medici di «staccare la spina»

Persone citate: Associazione Peppe, Cardarelli, Giuseppe Mongiello, Mariella Cirillo, Mongiello

Luoghi citati: Napoli