Tangenti sull'indennità dei disoccupati di Fabio Albanese

Messina: con un funzionario dell'Inps pretendevano soldi per sbloccare le pratiche Messina: con un funzionario dell'Inps pretendevano soldi per sbloccare le pratiche Tangenti sull'indennità dei disoccupati In manette due sindacalisti MESSINA. Sindacalisti-estortori che per far sbloccare le pratiche dei loro iscritti chiedono tangenti sostanziose. Nella regione dalla disoccupazione record accade anche questo: due sindacalisti della Cgil e un funzionario dell'Inps sono da ieri mattina agli arresti domiciliari con l'accusa dì concussione. I tre sono accusati da un operaio disoccupato che per oltre un anno ha atteso inutilmente che gli venisse pagata l'indennità: a lui, ma gli investigatori sospettano anche ad altri, il gruppetto aveva chiesto 9 dei 30 milioni che gli spettavano per cinque anni senza un lavoro. Carmelo Cortese, 36 anni, segretario della Camera del Lavoro di Sant'Agata di Militello, e Nicola Gaglio, 29 anni responsabile dell'ufficio di Patronato della Cgil di Patti, si erano a loro modo messi a disposizione di tre operai edili di Tortorici che cinque anni fa erano stati licenziati dalla loro ditta, la Cogei, dopo la conclusione dei lavori di costruzione di un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo, sul torrente Inganno. I tre disoccupati avevano atteso invano che fosse loro liquidata l'indennità di disoccupazione che, dal 1992 al '96, era maturata fino ad arrivare ad una trentina di milioni. Poi, però, per uno di loro è arrivata la svolta. Sono i due sindacalisti ad offrire la soluzione: «Per sbloccare la pratica ci vogliono i soldi. Con nove milioni ti facciano prendere subito tutti i soldi che ti spettano». L'accordo prevedeva che, all'arrivo del primo acconto dell'indennità, quasi la metà del dovuto, l'operaio disoccupato versasse la tangente. Subito, con la complicità del funzionario dell'Inps di Messina, Domenico Buscemi, sarebbe arrivato il resto. E cosi, in effetti, avvenne. Lo stesso «consiglio» i due sindacalisti 10 diedero, stando all'inchiesta, anche agli altri due operai che però rifiutarono l'affare. Risultato, per quanti sforzi facessero, per quanti viaggi avessero fatto agli uffici messinesi dell'Inps o a quelli della Cgil a Sant'Agata di Militello, la loro pratica non riuscì mai a fare un passo avanti. Era ferma proprio sul tavolo di Buscemi, il funzionario che era riuscito ad accelerare la prima pratica. Disperato, uno dei due disoccupati senza indennità decide allora di rivolgersi alla polizia. Dopo due mesi di indagini il sostituto procuratore di Patti Antonio Sangermano ha chiesto al gip Maria Cieli l'arresto dei due sindacalisti e del funzionario Inps infedele. L'inchiesta però non è chiusa. Gli investigatori sono convinti che 11 metodo messo a punto da Cortese, Gaglio e Buscemi possa essere stato utilizzato in più occasioni, per altri lavoratori disperati alla ricerca di un posto o in attesa di un'indennità dovuta. «E' presto per dire se e dove ci porterà questa inchiesta - dicevano ieri alla questura di Messina -, visto che abbiamo accertato che con motivazioni pretestuose venivano bloccate le pratiche a coloro i quali non accettavano il ricatto». Tra i dirigenti della Cgil messinese c'è imbarazzo e sconcerto. Dopo la sorpresa del primo momento, e la tempestiva sospensione dalla Camera del Lavoro dei due sindacalisti, nel pomeriggio è toccato al segretario provinciale, Salvo Giglio, allontanare i sospetti dall'organizzazione sindacale: «E' stata una sorpresa - ha detto -, mai avremmo immaginato una cosa simile. Confidiamo in una rapida conclusione dell'inchiesta che faccia completamente luce e che individui tutte le responsabiltà». Fabio Albanese Iscritti alla Cgil sono stati denunciati da un operaio senza lavoro: gli avevano chiesto 9 milioni Un'immagine della festa del Lavoro che si è tenuta a Portella della Ginestra, in Sicilia il 1° maggio

Persone citate: Antonio Sangermano, Buscemi, Carmelo Cortese, Cortese, Domenico Buscemi, Gaglio, Nicola Gaglio, Portella, Salvo Giglio