D'Ambrosio: Tangentopoli a rischio di Paolo Colonnello

Magistrati in allarme: centinaia di imputati da riascoltare se passano le modifiche alla legge 513 Magistrati in allarme: centinaia di imputati da riascoltare se passano le modifiche alla legge 513 D'Ambrosio: Tangentopoli a rischio Molti processi potrebbero saltare MILANO. «Quasi peggio di un colpo di spugna. Se questa nonna, già approvata dal Senato, passerà anche alla Camera, il rischio di prescrizione per i processi di Tangentopoli sarebbe pressoché sicuro. E allora avrebbe ragione il "Giornale" a scrivere che Mani pulite è un bluff». Non sa se essere più arrabbiato o sarcastico il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio mentre commenta le norme transitorie approvate dal Senato che obbligheranno i giudici dei processi a riascoltare centinaia di imputati in reati connessi per valutare «dal vivo» le loro dichiarazioni. «Modifiche all'articolo 513», così s'intitola il testo di legge, e prevede che se un imputato di reato connesso si avvale durante il dibattimento della facoltà di non rispondere, le sue dichiarazioni, già rese al pm, possono essere acquisite al processo solo su accordo delle parti, ovvero di accusa e difesa. Accordo che, pronosticano i magistrati, probabilmente non si troverà mai. «E' chiaro - dice D'Ambrosio - che qualsiasi difensore ragionevole si opporrà all'acquisizione di un interrogatorio sfavorevole al suo cliente». Di più: le stesse dichiarazioni potranno essere acquisite solo se corroborate da altre prove o riscontri. «Voglio vedere - sbuffa D'Ambrosio - come faremo a dimostrare le fatture false, che sono per loro natura mesistenti. Oppure le mancate risposte alle rogatorie». Le modifiche, infine, mia volta approvate diventeranno immediatamente esecutive e quindi, il testo di legge, cosi com'è stato congeniato, po- trebbe costringere alla riapertura di decine di processi. Alla procura di Milano lo giudicano senza troppi giri di parole un vero e proprio «colpo basso» per la tenuta dei procedimenti in corso, perché le norme transitorie - destinate ad estendersi a ogni grado di giudizio, Cassazione compresa - potrebbero render concreto il rischio della prescrizione dei reati di Mani Pulite. Così c'è già chi fa sapere che a questo punto chiederà di andare in pensiono, mentre al solito si susseguono riunioni e non è escluso die nei prossimi giorni i magistrati decidano di assumere una posizione ufficiale. Il rischio-prescrizione è effettivamente dietro l'angolo: «Basti pensare - incalza D'Ambrosio - che per i reati commessi nel '92 la prescrizione è prevista nel Duemila. E quando Mani pulite è iniziata ha scoperto reati anche precedenti al '92». Secondo i primi calcoli della prò- cura, i processi interessati alla modifica della norma, sarebbero almeno 58, con un totale di 630 posizioni. Prendendo in considerazione solo 5 processi, i coindagati da riascoltare sarebbero abneno 224: 74 nel processo cosiddetto «Nea», Brancher più altri, 35 per il processo Publitalia, 29 nel dibattimento corruzione Gdf, 65 per il processo Enel, 21 per Ali Iberian... «I tempi si allungheranno tantissimo. Qui il problema è che si cambiano le regole del gioco in corsa». La verità è che le modifiche all'articolo 513 del codice di procedura penale, già ribattezzate «legge anti-pentiti», con i pentiti, quelli di mafia soprattutto, hanno ben poco a che fare mentre riguardano da vicino Mani pulite. Come riconosce lo stesso avvocato Guido Calvi, senatore pidiessino, tra i più convinti sostenitori della nuova legge: «Nei processi di mafia i pentiti, se vogliono accedere al programma di protezione, solitamente vanno in aula, non è questo il problema. Il fatto è che non era più possibile eludere un principio di civiltà giuridica come il contraddittorio tra le parti e il controesame della difesa». In questo modo, dicono i magistrati, la prescrizione è sicura. «Io non credo che si determineranno quantità di tempo tali da produrre delle, prescrizioni. Qui sono in gioco principi molto alti è naturale che ci siano dei prezzi da pagare. Tra l'altro è all'esame un nostro progetto di legge che prevede anche la riforma della prescrizione, quindi si potrebbe ovviare anche a questo problema...» Il principio, che si basa sul diritto della difesa di poter controesaminare in aula collaboranti o accusatori, lo riconoscono anche i giudici, è buono. «Una finalità sacrosanta dice il sostituto procuratore generale Edmondo Bruti Liberati, ex segretario dell'Associazione nazionale magistrati - solo che, così come è stata formulata questa nonna garantisce solo una cosa: che il contraddittorio non ci sarà mai. L'unico modo per uscirne è che il coimputalo, nella parte in cui parla di altri, diventi testimone. In America per esempio funziona così». Più o meno sulla stessa linea anche D'Ambrosio: «Se si voleva porre rimedio a questo squilibrio, bastava solo stabilire che il coimputato non poteva più avvalersi della facoltà di non rispondere». Paolo Colonnello Wmm. ■IP Il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio

Luoghi citati: America, Milano