Yuri: voglio vedere il mio amico di Giovanni Bianconi
Yuri: voglio vedere il mio amico iiiiiiiiif Wmmmm Yuri: voglio vedere il mio amico L'ultima prova d'affetto del compagno di giochi NELLA CLASSE DEL DOLORE PESCARA DAL NOSTRO INVIATO Sullo sfondo c'è il Sca River, il ristorante di un circolo privato. Più vicino, qualche casa abbandonata. Il greto del fiume non è stato cementificato, ci sono le pietre e un fazzoletto d'erba. L'altra sera Yuri, il compagno di scuola e di giochi di Davide, è venuto qui con lo psicologo che lo «interroga» per conto del procuratore. «Ogni tanto ci venivamo con Davide - ha detto il bambino - per cercare le tane dei ramarri e le pietre nere, bagnare i piedi nell'acqua». Subito dopo il volto di Yuri s'è come tirato, e la sua faccia piena di ragazzino allegro e vivace è diventata buia, gli occhi lucidi, i pugni stretti. «Vorrei vedere Davide ancora una volta, prima della sepoltura», ha chiesto. E lo psicologo Giuseppe Orfanelli, il professore con tre lauree e un incarico di giudice onorario al tribunale dei minori dell'Aquila, non ha risposto di no. A raccontare la scena è l'avvocato Angelo Scudieri, il legale della madre di Yuri che la signora Tiziana ha chiamato l'altro giorno, dopo che il bambino era stato nuovamente convocato in questura, per avere aiuto e consigli, «perché ha visto il bambino frastornato e naturalmente s'è preoccupata - spiega l'avvocato -. Non c'è nessun altro motivo». Oggi Scudieri non ha avuto altri contatti con la signora, né con il bambino. La loro casa a Colli, zona Ovest della città, un povero monolocale con cucina e bagno, è vuota. Dall'appartamento a fianco spunta un'anziana signora, la padrona di casa, dice di non sapere niente tranne che le devono cinque mesi di affitto arretrato. Davide e Yuri, due ragazzini uniti dalla vita nella periferia di Pescara e dalla morte terribile del primo; della quale - si sospetta, si sussurra, si ipotizza - il secondo potrebbe conoscere qualcosa che non ha svelato. Certo è che s'è contraddetto, che ha cambiato più versioni, «anche con una certa sicurezza e determinazione» racconta un poliziotto. Pure l'avvocato Scudieri ammette: «La mamma mi ha riferito che il figlio le ha confidato di avere detto alla polizia delle cose non vere», ma poi mette le mani avanti: quando si parla del «grande segreto di Yuri», almeno oggi come oggi, «si fanno solo illazioni». Nella classe quinta elementare della scuola «San Giovanni Bosco», a pochi passi da casa Mutignani, Yuri e Davide erano arrivati tutti e due l'anno scorso, inseriti uno dopo l'altro nell'elenco alfabetico, e sono diventati subito amici. S'intendevano, e si frequentavano anche al pomeriggio: al doposcuola, al Campetto di calcio, intorno a casa dell'uno o dell'altro, lungo il fiume. La direttrice della scuola, preoccupata di tenere le telecamere delle tv lontane dai «suoi» bambini, racconta di un legame normale tra due ragazzini vivaci ma buoni. Che s'intendevano, e tra i quali è difficile stabilire chi dei due aveva, se ce n'era uno che ce l'aveva, il controllo o la leadership sull'altro. Oggi Yuri non è venuto a scuola, mancava solo lui tra i compagni di classe che sulla lavagna hanno scritto «Davide ti vogliamo bene», e sotto le loro firme racchiuse den¬ tro tanti cuori. Sul banco del bambino che non tornerà più c'è una rosa bianca, e intorno tanti biglicttini pieni di rimpianto e tenerezza: «Caro Davide, mi è molto dispiaciuto terminare l'anno senza di te, ma ora so che sei con Gesù in ciclo e che da lì ci proteggi», «Davide, ora sei un bambino felice perché stai con Gesù, ti porterò sempre nel mio cuore», «Saremo sempre amici». La maestra Silvana Poca, che noi giorni scorsi aveva raccontato di Davide che spontaneamente si andava a sedere vicino alla cattedra per seguire meglio certe lezioni, dell'ultima volta che lo ha visto e che sembrava più attento del solito, «e io ero molto contcìua, quel giorno», oggi non vuole parlare. La bibliotecaria continua a piangere, e ha solo poche parole: «Due amichetti che si volevano bene», lì' quello che ripetono quasi tutti, tra il cemento e i pochi fili d'erba del quartiere, ma di sottofondo restano gli interrogativi sul «grande se¬ greto di Yuri», sulle sue contraddizioni. E s'intrecciano con scampoli di ricordi o fantasie, come l'episodio di Yuri che, a pochi giorni dalla scomparsa di Davide, dice alla madre del suo amichetto: «Condoglianze». «Perché, che c'entrano le condoglianze?», avrebbe chiesto la donna, e Yuri: «Niente, mi sono sbagliato». Il capo della squadra mobile Di Frischia raccomanda attenzione perche «non è giusto gettare una luce sinistra su questo bambino senza una vera ragione», e il piglio professorale dello psicologo-psicoterapeuta Orfanelli, a proposito di segreti e bugie (veri o presunti che siano) avverte: «Se ho riscontrato delle plurivalutazioni le sottoporro alla Procura, il segreto d'ufficio istruttorio mi impone di non rivelare nulla, ma molte cose si possono spiegare con la fase evolutiva di ragazzi in età preadolescenziale». Giovanni Bianconi
Persone citate: Angelo Scudieri, Colli, Gesù, Giuseppe Orfanelli, Mutignani, Orfanelli, Scudieri
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