Le strade che portano al Bipolarismo

=1 ANALISB Le strade che portano al Bipolarismo SONO essenzialmente quattro le esigenze che deve soddisfare una nuova legge elettorale che voglia mantenersi in virtuosa continuità con il processo in atto verso un bipolarismo articolato e che si preoccupi di salvaguardare l'identità e la responsabilità di tutti i protagonisti della politica. La prima esigenza è un esecutivo autorevole, espressione immediata del corpo elettorale che sceglie contestualmente un leader e la coalizione che lo ha designato e che con lui ha preventivamente concordato il programma di governo. La seconda esigenza è che il governo possa contare su una maggioranza che gli garantisca stabilità e continuità nello svolgimento dell'indirizzo politico. Dunque, un governo di legislatura, in quanto le crisi si risolverebbero soltanto con lo strumento della sfiducia costruttiva o con lo scioglimento anticipato delle Camere in seguito a dimissioni del capo del governo. La terza esigenza è una «giusta» presenza in Parlamento di quelle forze che rappresentano rilevanti interessi sociali, politici, territoriali, ma che non sono disponibili (o che non riescono) a coalizzarsi con altri gruppi nella competizione per il governo. La quarta esigenza è la semplicità e la trasparenza della competizione dal punto di vista dell'elettore comune, interessato soprattutto a spendere il suo voto in favore di candidati apprezzabili per la loro storia politica é personale^» associati (ma non necessariamente) a prospettive di governo certe. Da qui muove la ricerca di un sistema elettorale che semplifichi razionalizzi quello vigente, che favorisca le coalizioni senza innaturali operazioni chirurgiche di riduzione dei partiti. Rimarrebbero i collegi uninominali; ma il loro numero dovrebbe essere drasticamente diminuito ed essere pari alla metà dei seggi in palio. Le più ampie dimensioni dei collegi eviterebbero il rischio della frantumazione di aggregazioni portatrici di interessi troppo frazionari. La politica «alta» avrebbe il sopravvento: sarebbero favoriti i raggruppamenti a vocazione nazionale che si sfidano «per il governo», senza impedire ad altre forze di concorrere con il limitato obiettivo di ottenere una rappresentanza in Parlamento. Nel primo caso agli elettori viene offerto un «pacchetto», giacché essi dovrebbero votare un candidato di collegio collegato formalmente (nella scheda) al leader di coalizione, aspirante presidente del Consiglio. Nell'altro caso, invece, 1'«offerta» si limita alla semplice indica- zione del candidato di collegio. Vince lo schieramento che, concorrendo con il «pacchetto» in almeno quattro quinti dei collegi, si aggiudica il maggior numero di mandati. Ad esso viene attribuito un numero supplementare di seggi tale da garantirgli almeno la maggioranza assoluta (tali seggi sarebbero coperti dai candidati non eletti con le più alte percentuali di voti). L'investitura del presidente del Consiglio sarebbe inequivocabile manifestazione della volontà popolare. Ai partiti disinteressati alla posta «governo», presenti in almeno due terzi dei collegi con candidature «semplici», con un numero di suffragi superiore a una soglia di sbarramento (il 5 per cento dei votanti), è garantito un numero di seggi in rapporto fisso: uno ogni 500 mila voti (sottraendo i voti dei candidati eventualmente eletti in singoli collegi). Per la copertina dei seggi varrebbe sempre il metodo delle più alte percentuali. Infine i seggi residui spettano allo schieramento classificato secondo nella competizione per il governo. Il premio di seggi di cui beneficerebbe la coalizione prevalente nella gara iminominale potrebbe essere considerato eccessivo quando le coalizioni in lizza fossero più di due. Ma è proprio la scommessa definitiva sul premio, indeterminato e variabile, che dovrebbe indurre a virtuose alleanze, disincentivando la partecipazione alla competizione per il governo di formazioni senza ragionevoli prospettive di successo. Né troppo generosa pare l'attribuzione di seggi in ragione proporzionale ai partiti solitari, gelosi della propria identità e che liberamente si accontentino di una adeguata rappresentanza parlamentare. In effetti, gli elettori con il radicamento di un sistema bipolare efficiente si orienterebbero progressivamente verso i soggetti politici che competono con un'offerta completa: rappresentanza più governo. Cosicché l'area della proporzionale e della «tribuna» parrebbe destinata a un naturale ridimensionamento. Il sistema che qui si raccomanda è sincero perché l'elettore vede e capisce tutto direttamente dalla scheda; sicuro perché elezioni così congegnate produrrebbero stabilità e governo. Basta una scheda e si risparmia (in tutti i sensi) il secondo turno che, chissà perché, qualcuno valuta come approdo ineluttabile. Ernesto Bettinelli Professore Diritto Costituzionale all'Università di Pavia Sottosegretario di Stato per la Funzione pubblica

Persone citate: Ernesto Bettinelli