L'ultima fuga della Bianchi

La Piaggio l'ha ceduta, insieme con la Legnano, a un'industria La Piaggio l'ha ceduta, insieme con la Legnano, a un'industria leader nel mercato europeo L'ultima fuga della Bianchi La casa di biciclette trasloca in Svezia ROMA. Ci sono frasi che non si dimenticano. Anche se è passato mezzo secolo. «Un uomo solo è al comando. La sua maglia è biancoceleste. Il suo nome è Fausto Coppi». C'è chi si commuove ancora, ricordando quelle parole. C'era solo la radio, allora. E quel ciclismo, più immaginato che visto e forse anche per questo più bello, era da leggenda: la strada saliva e il grande Fausto volava via, lui e la sua bici sembravano fondersi e diventare un meccanismo perfetto. Il Campionissimo e la sua bici: la Bianchi. Quel marchio era un pezzo d'Italia, il simbolo di un'Italia che vinceva. Era la Juve delle due ruote, era un sogno da raggiungere. E fa effetto, ora, sapere che proprio la Bianchi, la mitica Bianchi dei tempi d'oro, è diventata svedese. Come è diventata svedese la Legnano, la bici che fu di Bartali. L'effetto di uno schiaffo. Ma le leggi del mercato sono diverse da quelle del cuore. La Bianchi e la Legnano, passate da nemiche ad alleate sotto l'ala della Piaggio, sono state acquistate dal gruppo Monark Stiga, che è quotato alla borsa di Stoccolma ed è leader europeo nel mercato delle biciclette. Insomma, un colosso del settore, guidato da un italiano: Salvatore Grimaldi, ex operaio della Volvo diventato miliardario. Gli affari sono affari. Che tristezza, però. La Bianchi nacque nel 1885: il fondo delle strade, allora, era un acciottolato attraversato, nel centro, da due guide di granito longitudinali e le biciclette si chiamavano velocipedi, con la mota davanti enorme e quella dietro piccolissima. Poi arrivarono la Legnano, l'Atala, la Wolsit, la Maino e la Frera. I velocipedi diventarono biciclette, per merito di Edoardo Bianchi. Era l'epoca in cui per andare più svelti si lasciava l'automobile e si prendeva la bici. E poi venne l'epoca delle grandi sfide su strade polverose, con la gomma a tracolla per le forature: l'epoca dei Girardengo, dei Binda. Un salto avanti nel tempo. Coppi (che ha già vinto il Giro d'Italia del '401 torna dalla prigionia, corre per la Legnano, la squadra in cui Bartali è il dittatore. Ma la Bianchi lo vuole. Per arrivare a lui, bisogna passare da Cavanna, il suo massaggiatore cieco. E Cavanna dice a Fausto: «Che ci fai, alla Legnano? Tu e Gino siete due galli nello stesso pollaio. Tu devi essere libero di vincere». Coppi cede: «Ma voglio anche un camion, oltre ai soldi». Arriva il camion e Coppi è della Bianchi, che ingaggia anche suo fratello Serse. Sono anni di grande ciclismo: Coppi contro Bartali, Magni a fare da «terzo uomo». L'Italia del pedale si spacca in due. Binda dirige i due galli in Nazionale e non è facile smussare gli angoli. Ma a Coppi e Bartali si perdona tutto. E a loro fa comodo essere considerati nemici in corsa e anche fuori corsa, in realtà sono anche grandi commedianti: sanno che, nello sport, la rivalità è l'anima del commercio. «Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste...». Ma gli affari sono affari e Coppi nel '53 passa ad un marchio extrasportivo, la Tricofilina, per poi approdare alla Carpano. Bartali invece accetta l'offerta di un costruttore di biciclette, Santamaria: la sua maglia gialla è attraversata dalla sua firma e ne va orgoglioso. Ma la Legnano e la Bianchi ci sono ancora. La Legnano vince un campionato del mondo con Ercole Baldini, astro nascente, fortissimo a cronometro. E la Bianchi ha il suo alfiere in Felice Gimondi, che nel '73 sul Montjuich riesce a conquistare la maglia iridata facendo piangere di rabbia persino Eddy Mcrckx, a quell'epoca re del ciclismo. In sella a una Bianchi, Argentin vince il Campionato del mondo di undici anni fa, staccando Mottet sulla salita di Colorado Springs. E adesso, quasi all'improvviso, la notizia da Stoccolma: Bianchi e Legnano diventano svedesi. [m. car.] A capo del gruppo acquirente c'è un italiano, Salvatore Grimaldi, ex operaio della Volvo emigrato |kda 40 anni e diventato miliardario leadA caun ex o|kda 4

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