« Blair ci svende a Bruxelles » di Fabio Galvano

« « Blair ci svende a Bruxelles » Tory all'attacco. GlendaJackson nel governo LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Schiacciato e quasi distrutto dalle elezioni di giovedì scorso, ora dilaniato dalla lotta per la successione a John Major, il partito conservatore rialza la cresta per criticare e condannare la prevista ma non per questo meno straordinaria apertura all'Europa del nuovo governo laborista. Nella giornata in cui il governo Blair indicava ai partner europei, a Bruxelles, la sua intenzione di aderire al capitolo sociale di Maastricht, gli «uomini di ieri» hanno denunciato il «grave errore» di Downing Street. «Voghamo impegnarci con voi in un'impresa comune, come colleghi e non avversari», ha detto al suo esordio Doug Henderson, il nuovo sottosegretario all'Europa: «L'Europa, per il nuovo governo, è un'opportunità, non una minaccia». Henderson ha anche indicato una nuova flessibilità britannica in tema di politica estera comune, voto a maggioranza qualificata, giustizia, ma ha chiarito che Londra non intende fare concessioni a ogni costo: in tema di controlli di frontiera, per esempio. Se da una parte il ministro degli Esteri Robin Cook esprimeva a Londra la convinzione che «è possibile ottenere le migliori condizioni dai partner se si discute con loro anziché contrastarli di continuo», precisava altresì che quella del governo Blair non è una resa incondizionata: «Non ci lasceremo raggirare e non ci venderemo», ha detto. Cook resta dubbioso, per esempio, sull'adesione britannica alla moneta unica nel 1999. Ma proprio sul tema del capitolo sociale, su cui dopo aspra battaglia Major aveva ottenuto un'esenzione al vertice di Maastricht, e che secondo i conservatori potrebbe costare 500 mila posti di lavoro, il governo ha do¬ vuto subire ieri la critica della Confmdustria britannica, il cui presidente Adair Turner ha invitato Blair a non «scopiazzare» le «erronee» politiche sociali di alcuni partner europei. Più esplicite alcune figure di punta conservatrici. La mossa di Blair, ha detto il presidente Brian Mawhinney, potrebbe «minare in profondità» la competitività dell'industria britannica. L'ex ministro della Sanità Stephen Dorrell, uno dei maggiori candidati alla successione di Major, ha sottolineato che si tratta di un «grave errore»: «Perché mister Blair pensa che sia nell'interesse del Paese trasferire poteri legislativi a Bruxelles?». Continua intanto a prendere forma il governo di Blair: oltre a Tony Banks, nominato nuovo ministro per lo sport, spicca il nome di Glenda Jackson, l'attrice due volte premio Oscar, che sarà sottosegretario all'ambiente e ai trasporti. Oggi Tony Blair compirà 44 anni; e ieri, approfittando di quella che era in Inghilterra una giornata festiva, ha fatto trasloco. Il primo oggetto a essere caricato sul furgone è stato un letto d'ottone, poi numerosi scatoloni, quindi vestiti portati a braccio. Anche i bambini - Euan, Nicholas e Kathryn - hanno aiutato a caricare giocattoli e vestiti. Ma per la prima volta dal 1735, quando il numero 10 diventò residenza ufficiale del premier, la tradizione non è stata rispettata: da ieri sera, infatti, i Blair dormono al numero 11, in uno scambio di appartamenti con il cancelliere Gordon Brown, che è scapolo e si accontenta di quello più stretto al numero 10. La prospettiva di restare neDa casa di Islington, accarezzata in un primo tempo da Blair, era stata scartata per motivi di sicurezza. E ieri Blair ha scritto ai direttori dei giornali inglesi ringraziandoli di avere risparmiato la privacy dei suoi figli durante la campagna elettorale ed esprimendo l'auspicio che anche ora possano «disporre di una vita normale». Il trapasso politico e familiare è completato. Unico segno di continuità è Humphrey: un gatto, l'ammazzatopi ufficiale di Downing Street, che Blair eredita da Major. Ma si sa che sua moglie Cherie detesta i gatti: gli darà lo sfratto? Il reame s'interroga impaziente. Fabio Galvano La famiglia Blair durante il trasloco al numero I I di Downing Street

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