«Il caso Lattami? Un brutto segnale»
«Il caso Lattami? Un brutto segnale» Il procuratore di Milano: difficile conciliare necessità di giustizia e rapidità dei processi «Il caso Lattami? Un brutto segnale» Borrelli: si fa passare per veniale il reato di corruzione MELANO. «A che prò dovrei offrire l'ennesima occasione per farmi criticare? Comunque potete immaginarlo come la penso sul caso dell'ufficiale della Finanza reintegrato in servizio dopo un patteggiamento per corruzione: sono brutti segnali per la collettività». Il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli tentenna, indeciso se commentare o meno il solito, ribollente fine settimana. Prima il "caso Lattanzio l'ufficiale della Gdf condannato per una tangente di 230 milioni e reintegrato in servizio nel febbraio scorso, poi la canzone di Fiorello sulle note di Jovanotti: «Ce l'ho contro Davigo, perché son figo, perché son figo. Io odio anche Borrelli perché son vivo, perché son vivo...». Parodia di Berlusconi e presa in giro del procuratore. «Non saprei. Non ho guardato Fiorello - sorride Borrelli -. Mi spiace aver mancato questo importante evento culturale, ma domenica ero a Firenze a sentire Wagner». Non è certo il presentatore di Canale 5, il quale per altro si appella ai diritti della satira, a im- pensierire il capo della procura milanese. La vera preoccupazione è piuttosto per l'effetto della notizia della riammissione in servizio del maggiore Aldo Lattanzi, inquisito a suo tempo per le tangenti della moda: «Vale più un fatto del genere che mille polemiche. Sono segnali per la collettività: in questo modo si fanno passare per veniali reati come la corruzione o la concussione». E immagina, Borrelli, la reazione allarmata degli imprenditori che si erano rivolti in procura: «Tra l'altro si tratta di reati seriali: una volta che si è saltato lo steccato è molto probabile che si cada nuovamente in tentazione, commettendoli nuovamente». Ma la vicenda ha colpito anche alcuni esponenti del governo. Così il ministro per la Funzione Pubblica Bassanini, ieri ha presentato a Prodi la richiesta di iscrivere all'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri uno schema di disegno legge «recante nuove norme in materia di risoluzione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici condannati per delitti contro la pubblica amministrazione, quali la corruzione e la concussione». Intanto, per ora, il maggiore Lattanzi, come da lui stesso ricordato in un'intervista, ha la legge dalla sua parte: con una condanna per patteggiamento non si possono applicare pene accessorie, come la rimozione o il licenziamento. E intanto cresce la sfiducia tra la gente nell'opera di pulizia intrapresa con Mani Pulite. «Purtroppo - commenta Borrelli - è difficile conciliare le necessità di giustizia e di garanzia totale per il cittadino cor la rapidità e l'incisività dei processi». Secondo il procuratore capo andrebbero almeno inasprite le sanzioni disciplinari, in modo di evitare il ripetersi di questi casi. Gli stessi cui si riferiva il pm Davigo quando sostenne che i magistrati «sono la parte migliore della pubblica amministrazione». «Forse le parole di Piercamillo Davigo - spiega Borrelli - andavano interpretate così: se andiamo a vedere in fondo, solo nella magistratura ci sono stati interventi forti contro le irregolarità al suo interno. La proporzione dei provvedimenti presi dal Csm non ha pari con quella di altre amministrazioni pubbliche. Basti pensare ai magistrati espulsi perché iscritti alle liste della P2. Inoltre le archiviazioni di procedimenti disciplinari sono poche e spesso vengono decise perché il soggetto interessato si dimette». [p. col.] «Lo show di Fiorello me lo sono perso, ero al concerto di Wagner» II procuratore Francesco Saverio Borrelli e il cantante Fiorello
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