Il serial killer, cinefilo per caso

Con «Scream», pellicola piena di citazioni, il regista interviene sul tema della violenza per emulazione Con «Scream», pellicola piena di citazioni, il regista interviene sul tema della violenza per emulazione Il serial killer, cinefilo per caso La provocazione di Craven IL CINEMA DIFENDE SE STESSO LONDRA ON date la colpa ai film - sibila l'assassino cinefilo di "Scream" alla sua vittima designata -. Non creano gli psicopatici, li rendono soltanto più creativi». Già: prima di far secca una studentessa sola in casa, l'omicida mascherato da Morte la sottopone per telefono a quiz assurdi tipo: «Chi è il killer in "Halloween" e "Venerdì 13"?». Alla prima risposta sbagliata, si viene macellati. Roba da rimpiangere per sempre tutti i viaggi mancati al video-shop. Per il maestro del genere Wes Craven, i film dell'orrore sono un vigoroso «campo d'addestramento della psiche». Ciò non toglie che qualche recluta squinternata possa soccombere al fascino repellente di sangue e ventriglia e diventi macabrodipendente e cinemadipendente in un colpo solo, come succede nell'ultimo film del regista americano. Ma il punto è che Craven si rifiuta di credere che i film siano in grado di generare una psicosi omicida: «Non ci sono motivi in casi del genere, o meglio qualunque motivo è buono. E' febbre omicida, punto e basta. Perché questa gente uccida è un mistero», dice. Fra i vari motivi cretini, sembra dire il film, potrebbe esserci di tutto, compreso il «millennio» imminente. «Scream», che uscirà in Italia in settembre, significa «strillo» e in effetti tutti strillano a ruota libera in questo film che prende in giro i cliché più sanguinolenti e kitsch del genere horror. Quanto al pubblico, la cosa più curiosa è che urla e ride al tempo stesso, specie quando le citazioni di «cinema nel cinema» si fanno più grotte¬ sche: «Nei film dell'orrore questo è il momento in cui l'assassino che si suppone morto torna alla vita», dice una vittima terrorizzata, e in una frazione di secondo l'assassino si tira su a sedere come se niente fosse. Il sangue che cola sui tergicristalli perché c'è un morto sul tettuccio della macchina è un'altra di quelle trovate-quasiboiate che rendono il pubblico indeciso fra le strida e gli sghignazzi. Per fare il verso alle convenzioni dell'horror, Craven le esagera: «Ho cercato di usare diversi stili per mantenere una certa artificialità». Una apparizione-carneo di Linda Blair, l'ex adolescente de «L'esorcista», stabilisce il tono della parodia. Il creatore di «Nightmare on Elm Street» spiega: «Volevo affrontare quest'idea: fare questi film causa violenza o no? Non credo. Credo invece che organizzare queste cose in una narrativa, in una storia, in un qualche modo le tiene a freno o le rende più sopportabili». Per mettere ordine «in questo mondo paternalistico, di malati», Craven dà forma alle ossessioni più buie; per tenere a bada i mostri, li risveglia. «Il cinema ha reso gli assassini di "Scream" più creativi: il che è un pensiero terrificante. Ma nella realtà i cosiddetti delitti copiati, come quelli compiuti da gente che dice di essersi ispirata a "Naturai Born Killers" o "Rambo", si contano sulle dita di una mano: queste persone avrebbero ucciso comunque, e se hanno tirato in ballo un film, è perché volevano darsi un po' di lustro in più. In 25 anni di cinema, io non ho mai avuto un solo caso». L'assassino di «Scream», ben gli sta, incon trerà la sua nemesi sotto forma di un apparecchio televisivo. Ma a che prò queste esercitazioni militari della psiche? Craven considera l'orrore al cinema «la cosa approssimativamente più vicina alle battaglie della vita: quello che può succedere per la strada o gli orrori decisi dai governi, come il Vietnam. E' come se mi dicessi: se riesco a restare seduto fino alla fine del film, sono in grado di affrontare meglio tutto questo». Trova meraviglioso che durante la proiezione dei suoi film ci sia di regola chi per la paura scaraventa per aria tutti i suoi popcorn sugli spettatori vicini: «E' bellissimo condividere il sussulto di adrenalina, l'estasi dello strillare e del ridere insieme. E' strano che strillare tanto alla fin fine sia buffo, ma c'è definitivamente qualcosa dietro, un interessante ribollire di energia». Due donne trionfano in «Scream»: la reporter ficcanaso di Courteney Cox, diva della sitcom «Friends» («Non ho nessuna intenzione di mollare la televisione, è una sicurezza economica ed emotiva che mi permette di affrontare i rischi del cinema», dice), e la studentessa con la testa sul collo interpretata da Neve Campbell. Entrambe sono già al lavoro su «Scream 2», che si comincerà a girare quest'estate. Se dopo tutto quello che è successo ai loro personaggi saranno ancora bersagliate da qualcuno che cita Anthony Perkins in «Psycho» o Jodie Foster nel «Silenzio degli innocenti», vorrà dire che i popcorn voleranno in sala per un caso limite di «cinema-nel cinema-nel cinema». Maria Chiara Bonazzi Dice l'assassino: «I film non creano gli psicotici: al massimo li rendono più creativi» Una scena del film «Il silenzio degli innocenti»: molte pellicole in questi anni sono state accusate di istigare alla violenza perché qualche assassino ha detto di essersi ispirato al cinema

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