Larry Rivers cacciatore di anime di Primo Levi

Incontro con l'artista che porta al Salone del Libro i ritratti di Primo Levi Incontro con l'artista che porta al Salone del Libro i ritratti di Primo Levi Larry Rivers, cacciatore di anime Sassofonista, estroverso, fuori delle correnti H- NEW YORK A appena finito di leggere La storia del seno, di Marilyn Yalom. «Mi attirava la copertina, un quadro di Fouquet, e l'ho comprato. Credo che presto sarà lo spunto per dipingere qualcosa». Larry Rivers mi riceve nella sua casa-studio, un palazzetto della 14a Strada, all'angolo con la First Avenue. In scarpe da ginnastica, tuta e tshirt nera, Rivers fa una pausa per parlare della prossima mostra alla Galleria Marlborough di New York, la prima settimana di novembre: trenta quadri scelti fra le ultime opere. Sono già tutti pronti e affollano lo studio silenzioso. Freni Larry non ne ha mai avuti. E non ne ha fatto mistero. Anzi, ha raccontato nei mimmi dettagli tutte le sue fantasie, che diventavano realtà nella autobiografia non autorizzata, come la chiama lui, scritta con l'amico scrittore Arnold Weinstein, intitolata What didIdo?e pubblicata da Harper Collins. Ci sono amori, passioni, donne, uomini, la suocera Berdie, che amò perdutamente, i cinque figli, di cui Sam, l'ultimo, di 13 anni, ritorna sempre nei suoi quadri. Rivers è al di fuori di ogni gruppo o corrente. Ha vissuto nell'era della Pop Art, ma non è Pop. Figurativo nemmeno. Accusato sempre di essere un outsider, se ne vanta. Divide la sua vita fra Manhattan e Long Island. Ogni mattina fa un'ora di ginnastica con le macchine, legge a tutte le ore, suona il sassofono ogni sera, dipinge quando gli pare. E' capace di fare un quadro anche in un solo giorno, come La robe violette aux anémones, appena finito, ispirato al suo adorato Matisse. Non gli piacciono le etichette. Al punto tale che quando nel 1940, a 15 anni, comincia la carriera di sassofonista cambia nome. Lascia Irving Grossberg e si trasforma per sempre in Larry Rivers. «In quegli anni non avrei avuto successo con un cognome ebreo», dice. «E poi volevo mantenere un po' di mistero mtorno a me. Non mi piaceva essere catalogato subito. E non mi piaceva nemmeno fare pena». Pensa, si interroga, è coinvolto in tutti i grandi temi del nostro tempo. Ma quello dell'Olocausto, spirito di contraddizione com'è, si era sempre rifiutato di affrontarlo. Fin quando non si è imbattuto nel libro di Primo Levi I sommersi e i salvati. «Dopo di quello ho letto tutto di lui perché mi era scattata nella testa la voglia di dipingerlo. Cosa che cominciai a fare. E quando, nel 1987, stavo per conoscerlo se ne è andato». «I tre ritratti che gli ho dedicato sono un omaggio all'uomo che ha raccontato quell'inferno». Poi Furio Colombo ha fatto da tramite, Giovanni Agnelli li ha comprati e adesso stanno nella sala riunioni de La Stampa. A fine maggio i tre grandi pannelli lasceranno la sede di via Marenco per essere esposti al Lingotto, durante il Salone del Libro. In Italia è venuto tante volte. L'ultima nel 1992, a Roma per la mostra dedicata a lui, Compagno inseparabile è il sassofono, che suona nei momenti più disparati o nei ritrovi down-town di New York insieme alla sua band «Climax». E' un modo per caricarsi le batterie, e portare poi nei quadri energia nuova. «Mi piace stupire con elementi discordanti, come Fassbinder nei suoi film». Colto, dissacrante, provocatorio, Rivers è sempre attratto dalla storia alla quale si ispira, ma non si inchina. Sceglie interi capitoli o singoli episodi, per denunciare o far pensare, e, dopo mesi di ricerche, letture, documentazioni, fa fermare il tempo e li racconta a modo suo. Come la vendita all'asta degli schiavi, nell'America del secolo scorso, o Le quattro stagioni nella foresta di Birkenau, 0 grande pannello che mi collezionista ebreo ha comprato per regalarlo al Museo dell'Olocausto di Washington. Larry, però, riesce anche a essere frivolo. Almeno una volta al mese va all'istituto di bellezza per farsi massaggiare il viso: «Mantenermi in forma è una specie di ossessione. Voglio piacere ma non ho ancora capito che cosa attrae le donne». In una delle sue incursioni, qualche mese fa, ha trovato un libro di moda con tutte foto di Carla Bruni. Ed è cominciata la serie di quadri con modelle a tre dimensioni. Poi ha aggiunto i vestiti, gli uccelli. Adesso, negli ultimi dipinti, sono rimasti soltanto uccelli. E presto, si spera, la¬ sceranno il posto a qualcos'altro ancora. Le distrazioni per Rivers durano poco. La sua mente non si riposa mai. E ogni occasione è buona per fare un viaggio dentro di sé, rielaborare e poi dare. Fiamma Arditi Larry Rivers e un ritratto di Primo Levi nel Salone della «Stampa»

Luoghi citati: America, Italia, Manhattan, New York, Roma, Washington