Auschwitz, 26 ore per nominare i morti di Emanuele Novazio

La lettura del tragico elenco cominciata dal presidente del Senato tedesco Haase La lettura del tragico elenco cominciata dal presidente del Senato tedesco Haase Auschwitz, 26 ore per nominare i morti In memoria delle vittime dell'Olocausto BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' cominciata sabato a tarda sera, è finita stamattina poco prima dell'alba: 55.696 nomi scanditi ad alta voce uno dopo l'altro, una lettura ininterrotta che per ventisei ore - e nella ricorrenza dello «Jom Ha Shoah», il giorno del ricordo dei sei milioni di ebrei uccisi dal nazismo celebrato, ieri, anche a Auschwitz con la tradizionale «Marcia dei vivi» - ha evocato i berlinesi vittime dell'Olocausto. Ad Auschwitz, Buchenwald, Treblinka, Maidanek e in decine di altri campi di sterminio dell'Europa centrale. Ad alternarsi nella lettura sono stati il presidente del Senato di Berlino, Herwig Haase, uno dei sindaci della città, Christine Bergmann, e poi uomini e donne qualsiasi: migliaia di passanti coinvolti, magari casualmente, in una manifestazione organizzata dal centro ebraico giovanile «B'nai B'rith» in Wittenbergplatz, nel centro di Berlino. I quasi 56 mila nomi - da Aal a Zyzman - sono iscritti in un volume di 1453 pagine, il «Libro del ricordo», pubblicato a cura dell'«Istituto centrale per le ricerche sociologiche» della Libera Università di Berlino. Accanfo ai nomi, vi sono elencati il giorno e il luogo di nascita, l'ultimo indirizzo a Berlino, il giorno di arresto, il luogo di deportazione, il giorno della morte. La stragrande maggioranza di loro non ha più parenti, ma «gli uomini uccisi non sono vittime senza nome», ha ricordato avviando la lettura uno degli iniziatori della manifestazione, Ralf Melzer: «Pronunciare il loro nome significa ricordarli in modo attivo, aiutare a chiarire la misura reale di quell'eccidio, e mostrare che dietro questi nomi c'era un anche destino». Prima della guerra, la comunità ebraica di Berlino era fra le piìi numerose in terra tedesca: nel 1933 vivevano nella capitale del Reich oltre 166 mila ebrei. Novantamila di loro furono costretti all'emigrazione, gli altri deportati e uccisi: soltanto un migliaio sopravvissero al nazismo. Ma la cerimonia di ieri ha riproposto anche il problema del Monumento nazionale all'Olocausto, che proprio Berlino ospiterà ma la cui realizzazione è stata ancora una volta rinviata, fra aspre e prolungate polemiche. Contestato non è soltan¬ to il luogo sul quale il monumento dovrebbe sorgere - il cuore della Berlino nazista, fra la Porta di Brandeburgo e la spianata dov'era il bunker di Hitler - ma la sua dimensione. Il progetto scelto - due anni fa - al termine di una gara internazionale è stato giudicato «gigantesco» e «sovraddimensionato» dal cancelliere Kohl: avrebbe dovuto allineare in un enorme quadrato di cemento - cento metri per cento - i nomi dei sei milioni di ebrei di diciotto Paesi vittime del terrore nazista. Sono anni, del resto, che le polemiche divampano: da quando, nel 1989, un gruppo di politici e intellettuali - fra loro l'ex cancel¬ liere socialdemocratico Willy Brandt e lo scrittore Gùnter Grass - chiesero al governo di «dimostrare finalmente in modo pubblico che la Germania si accolla il peso del nostro passato». Da allora sono state esaminate invano centinaia di proposte. Finché, il mese scorso, una commissione di 70 esperti ha deciso di nominare, entro giugno, un gruppo di 9 persone che presenteranno una nuova proposta. Quella definitiva: i lavori, costo previsto 15 milioni il marchi, cominceranno al più tardi entro il 27 gennaio del 1999. Emanuele Novazio A destra due partecipanti alla marcia sul lager di Birkenau per commemorare l'Olocausto Qui a fianco un giovane ebreo di fronte al recinto di Auschwitz

Persone citate: Christine Bergmann, Grass, Haase, Haase Auschwitz, Hitler, Kohl, Ralf Melzer, Willy Brandt