«Sul vincitore il marchio di 400 mila profughi uccisi» di Marco Tosatti
Cento hutu muoiono schiacciati sul treno che li riportava verso il Ruanda «Sul vincitore il marchio di 400 mila profughi uccisi» UN MISSIONARIO DEI GRANDI LAGHI CITTA'DEL VATICANO I N Vaticano le buone notili zie dalla nave Outeniqua sono state accolte con soddisfazione, e con una buona dose di scetticismo. Abbiamo sentito Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, con una grande esperienza nella zona dei Grandi Laghi, attualmente a Roma. E' credibile, l'accordo raggiunto, e la promessa di Kabila di fermare i suoi uomini? «Ho parlato poco fa con Kinshasa, e secondo i circoli diplomatici Kabila fermerà i suoi uomini solo dopo l'incontro che si terrà a bordo dell'Outeniqua, fra sei-dieci giorni quando in sostanza dovrebbe definirsi una volta per tutte la situazione. Dovrebbe esserci un governo di transizione, per assicurare la transizione al ballottaggio elettorale». Kabila manterrà le assicurazioni date a Mandela, per una transizione democratica? «L'opposizione a Kinshasa teme che Kabila, una volta preso il potere e la città, dica: sì facciamo le libere elezioni, ma quando il Paese sarà pronto. Si teme che si realizzi lo stesso copione che Yoweri Museveni ha messo in atto quando ha preso Rampala nell'86. E dal momento che Kabila sta eseguendo alla lettera tutto quello che Museveni gli ha insegnato». Chi c'è dietro Kabila? «Sono convinto che Kabila sia diventato l'araldo, il paladino di una certa serie di interessi legati al mondo anglofono. Non necessariamente solo di estrazione statunitense: Anche. C'è certamente una serie di "joint ventures" che con Kabila hanno firmato contratti, "joint ventures" legate al gruppo della De Beers, sudafricano, (diamanti) ma che vanno bene al di là del Sud Africa. Sono quelli che hanno inventato ^'Executive Outcomes", anche se non l'hanno mai riconosciuto; quell'agenzia di mercenari, che è diventata famosa in questi anni in Africa. Sono quelli che hanno appoggiato Savimbi, contro Dos Santos in Angola». Ma sarà possibile uno Zaire democratico, dopo Mobutu? «Sugli scenari sono molto perplesso. Kabila è uomo molto astuto, e sta rivelando qualità politiche che non avrei mai immaginato; ma non so se è lui a tirare le redi¬ ni, a pilotare il vascello. Ma una cosa è certa: Kabila è legato alla guerra dei Simba del '64, al narcotraffico, è un uomo che ne ha fatte di cotte e di crude: ora che si sia convertito, e che sostenga una piattaforma democratica... sono molto scettico su questo. Però i miracoli sono possibili». Ma perché il massacro dei profughi? «Kabila sta portando avanti un piano di espansionismo in tutta la zona dei Grandi Laghi, a favore del triumvirato Kagame-Kabila-Museveni. La guerra, in Zaire, non l'hanno combattuta i Banjamulenge. L'esercito dei Banjamulenge è composto da duemila uomini. Duemila uomini non potevano fare tutto quello che hanno fatto. Kabila ha potuto fare quello che ha fatto perché aveva alle spalle l'Uganda, il Rwanda e tutta una tecnologia che gli è stata messa a disposizione anche da altre potenze, fra cui Stati Uniti e Gran Bretagna. Kabila, che ha molto pelo sullo stomaco, ha fatto dei favori a Kagame. In altre parole, l'eliminazione di questi rifugiati hutu ruandesi, nelle foreste dello Zaire Orientale». Quanti ne sono stati uccisi? «Secondo i miei calcoli, circa quattrocentomila. E' vero che c'erano anche i guerriglieri, ma la verità è che a pagare lo scotto sono stati soprattutto centinaia di migliaia di innocenti. Kabila ha le mani sporche di questo sangue, su questo non c'è alcun dubbio. E' stato al gioco imposto dai suoi alleati più o meno occulti. E lui non è neanche un Banjamulenge, è un Luba». Marco Tosatti
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