«Vincerà il Polo, è fatale»

«Vincerà il Polo, è fatale» «Vincerà il Polo, è fatale» Pagliarini: per l'economia ci vuole la destra LA STRATEGIA DEL CARROCCIO MILANO CUSI Giancarlo Pagliai-ini, ma lei è d'accordo con Bos- s si? «In genere sì, ma non so a che proposito me lo chiede». Bossi dice che ai ballottaggi è meglio che vinca il Polo... «Ah...». Così a Roma faranno le larghe intese e i padani si accorgeranno che Polo e Ulivo sono la stessa cosa. «Beh, ardito, ma in fondo sì, c'è del vero in quello che dice Bossi». Perciò darete indicazioni... «Alt! Non daremo nessuna indicazione. Io per esempio non andrò a votare». Né Albertini, né Fumagalli? «Per carità». Ma allora è in disaccordo con Bossi. «Augurarsi che vinca non vuol dire di andare a votarlo». Quasi. «Guardi, io le dico quello che sento in questi giorni tra la gente: il Polo -'incera tutti e due i ballottaggi. Queiio di Milano e quello di Torino». E' questo che sente? «Girando tra il mio popolo, sì. Perché vede, è fatale che adesso vinca la destra». Fatale perché? «Perché c è bisogno di fare un po' di sana economia. Economia dura, come hanno fatto la Tatcher e Major in Inghilterra». Che però hanno perso. «Le spiego. Quando c'è da tagliare, rilanciare, e soprattutto fare Pil, che poi sarebbe il prodotto interno lordo, la destra funziona. E' la destra che crea la ricchezza». E la sinistra? «Arriva quando c'è da ridistribuire». Per questo ha vinto Blair? «Esatto». Ma in Italia, un anno fa, ha vinto la sinistra. «Appunto. E l'Italia non era mica pronta. Ma non vede, scusi, che c'è sempre più disoccupazione sempre meno lavoro... Allora quello che sente la gente è questo: bisogna ri lanciare l'economia, creare rie chezza». Non era il Polo la vostra bestia nera? «La nostra bestia nera è Roma» . Polo o Ulivo non c'è differenza? «Le racconto una cosa, così le spiego come la pensa la Lega» Una decina di giorni fa ero a un dibattito con Albertini e Fumagalli davanti agli industriali. Tutti e due si la¬ mencavano che a Milano non ci sono soldi da spendere...». E quindi? «Qundi Albertini proponeva le privatizazioni della municipalizzate. Mentre Fumagalli, che è un po' più sofisticato, proponeva vari progetti finanziari. Tutti e due, però, im¬ boccano la strada sbagliata». Quella giusta qua! è? «Quella giusta è una sola: dare meno soldi a Roma. Milano paga 34 mila miMardi di tasse e sa quanti ne riceve indietro da Roma?». Un migliaio. «Per l'esattezza 1064, meno dell'8 per cento». Scusi, però voi siete stati al governo con la destra. «E lo abbiamo anche fatto cadere». Eravate dentro il governo Berlusconi. «Io ero ministro del governo Tatarella, quello era il governo Tatarel- la, impropriamente chiamato governo Berlusconi». In che senso scusi? «Che Berlusconi non si è mai occupato d'altro che dei fatti suoi: le televisioni e i suoi guai giudiziari. Chi dirigeva la musica era Tatarella, uno che redistribuisce più di qua¬ lunque vecchio democristiano: aiuti a pioggia, soldi alla Puglia, roba così». Però è quella la destra che lei dice creerà ricchezza. Che vincerà i ballottaggi. «Ecco, il problema della destra è questo: non ha gli uomini. Perché Berlusconi non è nulla, e Fini è più statalista di D'Alema». Perché allora augurarsi che vinca? «Non me lo auguro affatto, dico però che la gente voterà lì. La gente si muove a ondate e l'ondata ora va verso destra, anche se non ci sono idee, non ci sono uomini. Le idee e gli uomini b ha solo la Lega». Che però ha perso Milano e a Torino. «La gente capirà l'errore e in capo a qualche anno diventerà ineluttabile la divisione dell'Italia. E lo sa perché? Perchè solo la Padania potrà entrare in Europa». Però l'Ulivo dice che in Europa ci entrerà l'Italia intera. «Lo dicono, lo dicono. Speriamo che nell'attesa non ci ritroveremo tutti disoccupati». [p. cor.] Il «presidente del governo del sole» della Padania Giancarlo Pagliarini