IL PALAZZO La politica a colpi di risate di Filippo Ceccarelli

r IL PALAZZO r IL PALAZZO =\ La politica a colpi di risate Prodi se la ri>: così, rabbiosamente, o forse ormai con rassegnazione, ha titolato l'altra settimana il Giornale, in ogni caso biasimando l'allegria e il buonumore manifestati dal presidente del Consiglio durante la visita a Gioia Tauro. Ora, anche senza mettere in dubbio la legittimità, pure fattuale, di quel titolo, davvero non risulta che il Prodi ridente e sorridente della visita in Calabria avesse alcunché di diverso dal Prodi della manovra o dei Savoia, dal Prodi insomma, di sempre. Ma è proprio questo caratteristico stato d'animo presidenziale, e ancora di più le reazioni che tale inarrestabile giovialità suscita sugli avversari, a meritare forse un piccolo approfondimento. Infatti: mai risata fu in politica più contundente, più abrasiva, più provocatoria, più offensiva e, anche dal punto di vista quantitativo, più assidua di quella di Prodi. Poiché egli non ride solo in via preliminare, ma il sospetto è che lo faccia di proposito, a cuore aperto e intermittente, secondo una strategia comunicativa che si riassume nella prodiamssima risposta all'epiteto di «Fra Giocondo», appioppatogli da Funari: «Meglio Fra Giocondo - appunto - che Fra Incazzoso». La questione è che ad adirarsi sempre più per quel suo sorriso che il medesimo Giornale mesi addietro aveva definito «pacioccone, un po' in bambola, un po' stupidera», ecco, sono solo i nemici di Prodi. Il quale ha riso anche presentando la terribile Finanziaria '97; ha riso incontrando in tv la zingara Cloris che gli chiedeva quanto si pagherà di Eurotassa; ha riso al Sestriere mentre lo fischiavano; ha riso e cantato a Gargonza dopo che D'Alema gli aveva detto che l'Ulivo non vale più. E' quindi apparso gioioso, Prodi, anche per il soprannome «Mortadella», e anzi ha voluto lui stesso anticipare che grazie a sgravi fiscali l'insaccato costerà di meno. S'è poi divertito pure nell'incontro con Kohl, Chirac e Santer, ricordando i tempi in cui, da chierichetti, i quattro futuri statisti si bevevano il vino 1 chier I stati: della messa. Infine, nei giorni difficili della «crisi albanese» sembra che il presidente abbia fatto addirittura esultante e festevole proselitismo: «Dai, Walter, sorridi, tanto una bella avventura come la nostra non l'ha mai vissuta nessuno». C'è da dire che sulla diffidenza, l'irritazione, l'ostilità o la collera che da sempre ispira la risata dei potenti esiste un'ampia letteratura. Pure tralasciando Stalin o Idi Amin, anche lui sempre piuttosto giulivo, per restare all'Italia restano impresse nella memoria dei primi anni Settanta certe notazioni di Pasolini sui capi democristiani che, osservati in tv, «continuano a sfoderare radiosi sorrisi, di una sincerità incredibile. Sulle loro pupille si raggruma della vera, beata luce di buon umore. Quando non si tratti dell'ammiccante luce dell'arguzia e della furberia...». Ancora oggi, d'altra parte, con intenti niente affatto amichevoli Berlusconi viene chiamato «il miliardario ridens». Il quale ridens, comunque, decise di scendere in campo fortemente impressionato dai baffetti di D'Alema che gli «tremavano per una specie di sconcia allegria». Più costante e stralunata, senz'altro, ma non per questo meno pericolosa nella sua calibrata consapevolezza, l'ilarità di Prodi, questo suo continuo e destabilizzante tripudio. Qualcosa che sfugge, e inganna. «Fiji miei cari, state bene attenti - fa dire il Belli a un suo acuto personaggio Sovrani in allegria so' brutti esempi./ Chi ride cosa fa? Mostra li denti». Quei canini, magari che Prodi dimostrava in effigie nei cartelli della manifestazione del Polo. Filippo Ceccarelli elli |

Luoghi citati: Calabria, Gioia Tauro, Italia, Sestriere