Tesoro di foto celato in soffitta

21 Collezione Anderson: asta da 7 miliardi Tesoro di foto celato in soffitta LONDRA 10 Dio, Edward, le tue ultime foto mi hanno tolto il respiro. Quando ho aperto 11 pacco non sono riuscita a guardarle a lungo, perché hanno messo in subbuglio tutti i miei più intimi sentimenti al punto da procurarmi un dolore fisico», scriveva Tina Modotti al fotografo modernista Edward Weston. Anche i responsabili di Sotheby's hanno avuto una reazione simile quando si sono ritrovati faccia a faccia con la sensazionale collezione fotografica di Helene Anderson, saltata fuori da uno scatolone dopo quasi settant'anni. L'altro pomeriggio a Londra il tesoro è stato venduto all'asta per 2 milioni e 62 mila sterline (7 miliardi e 740 milioni di lire), record mondiale per una raccolta privata. Come abbia fatto la più importante collezione di foto d'avanguardia tra gli Anni Venti e il '32 (250 stampe originali) a restarsene chiusa in una soffitta per tutto questo tempo, è un enigma. La sconosciuta signora tedesca, apprendista fotografa a Berlino in quell'eccitante epoca di sperimentazione, non le aveva mai fatte vedere a suo figlio, che le ha ritrovate per caso solo quando è andato in pensione. Prima di morire nel 1970 a Francoforte, Helene gli aveva però svelato l'esistenza di un «talismano» che aveva «protetto la famiglia durante gli anni della guerra». Philippe Gamer, organizzatore dell'asta, ricorda il momento in cui ha messo gli occhi sulla collezione: «Mi sono venute le palpitazioni. Non avevo mai visto niente del genere». Una delle foto che avevano fatto venire un coccolone estetico alla Modotti è stata venduta da Sotheby's al prezzo più alto: 111 mila e 500 sterline (oltre 300 milioni). Appartiene agli studi di conchiglie di Edward Weston, che nel 1927 La fotografa He ne Anderson annotò nei suoi diari: «Assomiglia a un bocciolo di magnolia che si apre». Per la stessa somma ò stato aggiudicato un suo studio di ginocchia maschili. Weston ha battuto sul prezzo anche Man Ray, la cui serie «Elettricità» fu ideata nel 1931 per una pubblicità della Compagnie Parisienne de Distribution d'Electricité: un torso nudo femminile attraversato da un campo elettrico, una griglia di resistenze che si apre a cuore e una mano diafana che regge un ventaglio di luce. Molto desiderato anche il modernista El Lissitzky, di cui la Anderson aveva comprato rivoluzionari fotomontaggi: un'architettura costruttivista e due muratori in un cantiere; la visione socialista di un operaio con un globo di vetro contenente due lavoratori. Altre intuizioni metropolitane, quelle di Paul Citroen, ispirarono Fritz Lang a raccontare una città incubo: due fotomontaggi-collage ritraggono New York e un'allegorica babele di vetro e cemento. Invece del solito formato da «cartolina postale», alcune foto raggiungono i 40 x 60 centimetri, complice il fatto che erano destinate alle mostre: la «smisurata» Torre Eiffel vista da Germaine Krull viene dall'esposizione «Film und Foto» del 1929, dove Helen Anderson comperò ben trenta foto. Hoppé, MoholyNagy, Renger-Patzsch, Umbo, Hausmann, Rodchenko, sono tra i nomi che la collezionista acquisto in un periodo in cui il mercato della fotografia era praticamente inesistente. Ma perché nessuno sa niente di lei, visto che era di casa fra le avanguardie prima che Hitler le mettesse a tacere? Perché non vendette mai nulla? Forse per vivere aveva bisogno del suo «talismano» di libertà e sperimentazione. Maria Chiara Bonazzi La fotografa Helene Anderson

Luoghi citati: Berlino, Francoforte, Londra, New York