Biagi, donne ai box della storia di Marco NeirottiEnzo Biagi

la memoria. Gli incontri di una vita nell'ultimo libro «Sogni perduti» la memoria. Gli incontri di una vita nell'ultimo libro «Sogni perduti» Biagi, donne ai box della storia Dalle principesse alle cenerentole disperate ■m t|ON la accettavo come fiI glia, non la portavo mai % fuori, la lasciavo nel letti1 no, piange va. Non la volevo ■ : 3 I p lei mi chiedeva l'affetto, le coccole. Rimpiango i tempi in cui non la guardavo. Quante cose ho perdute, gettate via». Parla nel letto d'un ospedale italiano la giovane mamma malata di Aids, con la dignità di chi non dà colpe né cerca riscatti. «Il giorno dell'attacco giapponese lui venne a cena tardi». Eleanor Roosevelt ricorda nel suo salotto americano il rientro a casa, il 7 dicembre 1941, del marito Presidente. E' la semplicità del ricordo domestico d'un uomo alle prese con il mondo che caminerà. Voci lontane e tra loro sorelle sono la costante di Enzo Biagi, viandante tra esistenze umili o sfarzose, trionfali, annebbiate o ritrovate. Sempre con pari dignità, alterna gloria, comune insegnamento: si nasce, si vive in un labirinto di emozioni, si ricorda, si muore, si può essere più o meno ricordati. E chissà come. Questo ci racconta nei Sogni perduti che Rizzoli sta mandando in libreria (qui accanto personaggi e stralci di testo): un sentiero di incontri - datati 1953-1992 - dove articoli (pubblicati su Coniere della Sera e La Stampai e pagine di altri volumi non sono antologia, bensì itinerario tra affetti e rimpianti, inquietudini e pacificazioni, memoria e bilanci, sempre onesti. Itinerario al femminile, giacché Biagi ha scelto madri, mogli, figlie, compagne, vedove, amanti, regine della scena con destino diverso oppure cenerentole di corsia, mescolando il minimalismo della Storia con l'Esempio delle microstorie. Adenauer visto dalla figlia, Nicu Ceausescu nelle parole di Nadia Comaneci e Daniela Vladescu. Maria Romana Catti De Gasperi che nell'affettuoso elogio riabbraccia la figura patema e Narriman d'Egitto che sfoglia la sua storia. Susanna Agnelli che rilegge con distacco e affetto la storia di famiglia. E poi Evita Perón, Lea Massari, Wally Toscanini, le stelle dei telefoni bianchi e Liala, le ragazze di una Berlino che forse è lontana e la vedova di Bandini, la sposa di Buscetta e le piegate e coraggiose figure della cronaca d'ogni giorno. «Donne ai box», donne di piloti a contare i giri di vita dei mariti in pista, e donne protagoniste della politica o del palco. Sogni fatti, sogni realizzati, sogni perduti, sempre vite che viene il tempo di misurare. ai e. Ma lei, Biagi, che le indaga con prudenza, che non le aggredisce, ma tutte le raggiunge e le invita a uscire allo scoperto, come sente queste vite? Potevano essere migliori o peggiori? «L'30 per cento di ciò che ci avviene è determinato dalle circostanze, dai momenti. Ci sono eroi e gaglioffi, più gaglioffi che eroi, fanciulle virtuose e donne di piacere. E tutti lasciano un segno. Cerco la normalità, ma non esiste, ciascuno ha un suo specifico. Dove sta la verità? Napoleone teneva la mano dentro la giubba per una posa marziale? Si è scoperto che soffriva d'ulcera. La marcia su Roma, Mussolini la fece in vagone letto. Che cosa ci faceva Enrico Toti con la stampella? Doveva stare in ufficio a scrivere. Un esercito in carrozzella non vince. La Storia è ripetitiva. Incomincia con un delitto, con figli mal cresciuti da una coppia che non ha neanche potuto scegliersi. Cantiamo Fratelli d'Italia, quando tutti noi abbiamo per primo desiderio, da piccoli, di essere figli unici. Cerchiamo l'eroismo e non vediamo il ridicolo». Lei inanella vite nobili e plebee, combattive o sconfitte, raramente felici, sempre consapevoli: «Il lieto fine è raro. La vita è una continua bilancia, tra sofferenze e gioie, tra sventure e fortune, tra bene e male. E' come tenere continuamente una contabilità. Tanto che viene da dubitare, dopo tutti quei conti, che possano esistere un paradiso e un inferno». Resta un nobile e misero formicaio terreno che lei narra in questo libro. Che cosa ci lascia? «Uno di quei camposanti americani dove non ci sono mausolei e statue, soltanto un prato verde e tante lapidi alte uguale che avvertono che tutta quella gente è passata sulla Terra». Marco Neirotti Enzo Biagi

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