La città riscopre i giardini pensili

Un programma di ricerca dell'Università di Torino Elena Accati: molti i benefìci ecologici, ambientali, estetici e psicologici La città riscopre i giardini pensili Un programma di ricerca dell'Università di Torino TORINO. Il poco spazio che c'è nelle grandi città obbliga ad inventare sempre nuove soluzioni per non sacrificare troppo il verde. A inventare, oppure a riprendere antiche soluzioni, come quella dei giardini pensili. «Possiamo tornare a quelle antiche soluzioni, naturalmente trasponendole alla realtà di oggi e con l'utilizzo della moderna tecnologia», dice Elena Accati, docente di parchi e giardini all'Università di Torino. Secondo le docente torinese, sembra intravedersi la possibilità di una riprogettazione degli spazi urbani che tenga in considerazione i benefici di tipo ecologico, ambientale, estetico e psicologico connessi con la presenza del verde. E' possibile - continua Elena Accati-che, con Stefano Assone, si sta occupando di questa tematica a livello di ricerca - distinguere due tipologie di verde pensile, in base alle specie vegetali impiegate e alle cure di manutenzione richieste: il verde estensivo, adatto alle grandi superfici, come coperture di garage sotterranei o edifici pubblici; e il verde intensivo, per realizzazioni, a scopo ornamentale. Nel primo caso si stanno saggiando muschi, piante succulente (quelle che comunemente si chiamano grasse), come Sedum e Sempervivum, graminacee e ornamentali o piante tappezzanti come Pachisandra, Lamium, Vinca. Sono tutte caratterizzate da una notevole rusticità e possono riprodursi per seme o per via vegetativa. Nel caso del verde intensivo è possibile ospitare specie arbustive e persino arboree facendo naturalmente molta attenzione a quali varietà si scelgono. «Le soluzioni agronomiche per realizzare i tetti pensili spiega Elena Accati - possono essere differenti per quanto riguarda il materiale, ma seguono tutte la disposizione a strati». Nel livello superiore si pone il substrato colturale che fornisce supporto fisico, meccanico e nutritivo alle piante. Come substrato vengono di solito usati materiali leggeri e porosi, dotati di buone caratteristiche come la perlite, oppure argilla espansa, insieme con cortecce. Al di sotto di questo strato se ne pone un altro con funzione drenante, separato da un telo di «tessuto non tessuto» o sabbia fine con funzioni filtranti. L'insieme è completato da uno strato impermeabilizzante, costituito da guaine bituminose e da una guaina «antiradice» in polivinile; quest'ultima ha lo scopo d'impedire eventuali danni causati dalle radici. L'intero sistema dev'essere completato con un impianto d'irrigazione, che in genere viene realizzato col metodo della sub-irrigazione. Difficile quantificare i costi di queste strutture, perché le situazioni sono sovente diverse l'una dall'altra. Ma le principali ditte costruttrici indicano cifre variabili dalle 100 mila alle 300 mila lire il metro quadrato. Gianni Stornello

Persone citate: Elena Accati, Gianni Stornello, Stefano Assone

Luoghi citati: Torino