Per Gemina e Mediobanca la strategia rimane valida di U. B.

DUE SCUOLE A CONFRONTO Per Gemina e Mediobanca la strategia rimane valida E MILANO adesso? Sfuma il grande gruppo da ottomila miliardi, la corazzata del «made in Italy» del tessile-abbigliamento. Facile prevedere che la delusione, in Borsa, si farà sentire, anche se, come sempre accade quando si tratta di listini, presto si farà valere la logica dei numeri: i conti della Fila, i successi sul mercato Usa del Gft, la ripresa del settore carta in Italia e in Europa, con immediati benefici sulla Burgo, il risanamento della Rcs. Ma prima si dovranno fare i conti con la nuova delusione. Già perché alla base dello scoramento in Hpi, Holding delle Partecipazioni Industriali di casa Gemina, c'è il ricordo del passato. Non è la prima volta che la flotta di via Turati muove per una grande operazione industriale. Le analogie, però, finiscono qui. L'operazione Supergemina venne subito contestata dai mercati e molti dubbi sorsero sulla sua effettiva efficacia industriale. La fusione «HpiMarzotto» ha avuto ben diverso destino: hanno applaudito subito gli operatori finanziari, gli strateghi delle politiche industriali, i grandi commentatori internazionali. Né, in casa Hpi, si ha la sensazione di una mossa sbagliata o di un dissidio insanabile. Se alla frattura si fosse giunti dopo una lunga navigazione comune e l'avvio della collaborazione con altri partners stranieri, ci sarebbe materia per discutere. Ma così...! Alla frattura si è pervenuti prima di metter in pratica le prime mosse di una strategia studiata a tavolino nei lunghi mesi di discussione quando, da luglio '96 in poi, gli uomini di Gemina e di Mediobanca hanno vagliato le mosse future assieme a Pietro Marzotto. E' fallita una convivenza e non una strategia, potrebbe essere lo slogan di casa Hpi in questo momento di delusione. Nessuna recriminazione o polemica con il partner mancato. Meglio separarsi fin da subito, senza ferite o traumi, piuttosto che menare una coabitazione forzata e dannosa per tutti. Anzi, è bene sottolineare che entrambi i gruppi sono ben gestiti, in crescita e senza necessità di appoggiarsi ad un partner. In casa Hpi brillano le stelle di Fila e di Gft, con un fattura¬ to complessivo nel tessile-abbigliamento sui 4 mila miliardi e un forte posizionamento sui mercati ricchi, a partire dagli Stati Uniti e dall'Estremo Oriente (prossimo obiettivo di crescita): la Fila, quotata a Wall Street, una sorta di gallina dalle uova d'oro; il Gft, che ancora due anni fa perdeva 36 miliardi, ha consolidato nel '96 un recupero culminato in un risultato netto di gruppo di 51,2 miliardi. A tutto questo vanno aggiunti i risultati in crescita della Rcs-Corsera e della Burgo, destinata nel '97 a raccogliere i frutti della ripresa del , settore in Europa e, soprattutto, la liquidità di mille miliardi ereditata dall'aumento di capitale Gemina del '94. Doveva esser questa la piattaforma per i nuovi disegni industriali del gruppo: nuovi partners, nuova liquidità per acquisizioni di prestigio destinate a garantire un primato internazionale al gruppo in un settore, uno dei pochi, ove l'Italia può aspirare ad una posizione leader. Alla fine, il gruppo Marzotto ha ritenuto che questa via fosse troppo impegnativa e pericolosa per gli equilibri finanziari della famiglia. Ma, anche al momento della frattura, nessuno ha messo in discussione la validità del progetto industriale avviato dai due gruppi. Per questo motivo è probabile che la Hpi non intenda affatto cambiare rotta: fallito il fidanzamento con il gruppo Marzotto, Hpi procederà, per ora da solo, nella coscienza che la situazione è florida e non giustifica ai .una emergenza. Ma la prospettiva di un salto di qualità industriale resta anche se, in Italia, i possibili mariti non abbondano. Per ora, però, ciò che preme sottolineare è che il gruppo è solido, e le società operative possono proseguire sul loro percorso senza particolari difficoltà. Qualcuno, anzi, trarrà un sospiro di sollievo perché dietro ogni fusione ci sono sì opportunità da cogliere ma anche difficoltà in agguato e, come pochi giorni fa sosteneva l'amministratore delegato del Gft Angelo Barozzi, parlando delle prospettive di integrazione in un gruppo più ampio, «in questi casi bisogna stare attenti a non defocalizzare l'azienda», [u. b.]

Persone citate: Angelo Barozzi, Fila, Pietro Marzotto

Luoghi citati: Estremo Oriente, Europa, Italia, Milano, Stati Uniti, Usa