Divorzio a sorpresa tra Merlotto e Hpi

Due mesi dopo il fidanzamento, il gruppo di Valdagno rinuncia a una fusione da 8 mila miliardi Due mesi dopo il fidanzamento, il gruppo di Valdagno rinuncia a una fusione da 8 mila miliardi Divorzio a sorpresa tra Merlotto e Hpi «Divergenze non componibili» bloccano il colosso tessile MILANO. «Sono emerse non componibili divergenze» è scritto nel comunicato del consiglio di amministrazione della Marzotto con cui il gruppo di Valdagno ha annunciato ieri a sorpresa che la fusione con la Hpi, la Holding di Partecipazioni Industriali nata dalla scissione di Gemina, non si farà più. Sfuma così, ancor prima di nascere, un'operazione da 8 mila miliardi, destinata a dar vita al primo colosso del tessile-abbigliamento europeo, grazie ai vari marchi Marzotto più Fila e Gft, forte di una liquidità di mille miliardi e di importanti partecipazioni editoriali e cartarie, dalla quota di maggioranza relativa in Burgo al controllo della Rcs-Corsera. Ma perché quest'improvvisa frattura, comunicata prima alla Consob e poi, in un sabato assolato, alla comunità finanziaria? Nessuno sui due fronti fa dichiarazioni. Anzi. Semmai si sottolinea la volontà di non fare polemiche. Se divorzio doveva essere, insomma, meglio ora che a cose fatte. In Hpi, la società guidata da Maurizio Romiti, il management compatto è già al lavora su nuove prospettive di sviluppo. In Marzotto non si vuol aggiungere nulla di ufficiale al comunicato diramato al termine del consiglio che individua due terreni di dissenso. Innanzitutto, sarebbe emersa la frattura «sui criteri di organizzazione, di ripartizione delle responsabilità e di modalità di indirizzo e di controllo delle aziende del grup¬ po». In sostanza, al centro del conflitto ci sarebbe stato il ruolo del Presidente, degli amministratori e dei responsabili delle società operative. Oltre a ciò il comunicato parla di dissensi sugli «obiettivi di struttura patrimoniale e finanziaria del gruppo e, in particolare sul ruolo del ricorso al capitale di rischio e di credito». Cioè il gruppo Marzotto avrebbe contestato l'ipotesi di ricorrere a massicci aumenti di capitale in vista di prossime acquisizioni; operazioni magari utili a conservare un certo equilibrio finanziario ma troppo impegnative per le casse della famiglia. Sullo sfondo, dovrebbe esserci una o più acquisizioni in grado di assorbire la liquidità del nuovo gruppo (i mille miliardi di dote che la Hpi avrebbe portato nelle case della neonata Gim) e di richiedere nuovi sacrifici agli azionisti. Risultato: la fine, tra la sorpresa generale, del fidanzamento dell'anno che doveva sfociare in matrimonio alla fine di maggio. E lo stupore della comunità finanziaria, che rischia di riflettersi nelle prime valuta¬ zioni della Borsa domani alla riapertura dei mercati. Eppure, qualsiasi ripensamento a Valdagno sembra escluso. La decisione, dicono fonti del gruppo, è stata presa all'unanimità dal consiglio di amministrazione, a cominciare dal suo presidente, Pietro Marzotto; quello stesso consiglio che lo scorso 26 marzo con l'accordo di tutti i membri e quindi anche degli azionisti che li esprimono (la famiglia Marzotto controlla il 53 per cento della società) aveva dato il via libera all'operazione. Perché questo ripensamento? Secondo le stesse fonti una successiva valutazione ha portato il consiglio a giudicare negativamente alcune ricadute dell'operazione «in merito agli equilibri di controllo della gestione delle risorse per gli investimenti». Fin qui le spiegazioni ufficiali, a cui si può aggiungere il timore, da parte della famiglia, di veder scendere progressivamente la propria influenza, anche perché nella nuova Gim i Marzotto avrebbero posseduto solo il 12,5% (contro il 38,4) del capitale. Il tam tam che ha percorso la comunità finanziaria ieri si è perso, al solito, dietro mille congetture. Si è parlato di fratture all'interno del clan Marzotto, ma non si capisce quali novità possano aver portato la famiglia a bocciare un'operazione approvata solo un mese fa e che aveva avuto l'imprimatur del leader incontestato, Pietro Marzotto. Si è ventilata persino l'ipotesi di dissensi per la recente staffetta al Corriere della Sera ma anche questa voce non ha trovato conferma. La spiegazione più accreditata resta perciò quella di dissensi sui poteri ai manager e sulle strategie finanziarie. Si tratta comunque di semplici voci anche perché il fidanzamento tra Hpi e Marzotto finora non aveva avuto alcuno sbocco concreto. Resta, perciò tutto lo sconcerto per la fine improvvisa e, per molti versi inspiegabile, di un'operazione apprezzata al suo annuncio dai mercati e dagli analisti internazionali a differenza di quanto era capitato, nel '95, in occasione del varo del progetto Supergemina, naufragato tra le vicissitudini giudiziarie della finanziaria di via Turati. Ora, la navigazione di Hpi sembra, comunque meno agitata anche perché il gruppo dispone di un'indiscutibile solidità. Lo stesso vale anche per la Marzotto. I conti del primo trimestre, approvati ieri, dimostrano infatti che il gruppo, nonostante la lieve diminuzione del fatturato (701 miliardi contro i 704,8 di un anno fa) ha accresciuto i suoi margini di profitto (da 23,7 a 29,4 miliardi al 31 marzo). Da registrare infine il commento di Marco Luongo, coordinatore dei piccoli azionisti Gemina: «non c'è stata chiarezza su un'operazione cosi importante da parte delle due società». Chiara Berta di Argentine Un comunicato congiunto annuncia l'avvenuta rottura: «Problemi di organizzazione e di obiettivi patrimoniali» picci aumenti di capitale in vista i prossime acquisizioni; operaioni magari utili a conservare n certo equilibrio finanziario ma troppo impegnative per le asse della famiglia. Sullo sfondo, dovrebbe esserci una o più acquisizioni in grado di assorbire la liquidità del nuovo gruppo (i mille miliardi di doe che la Hpi avrebbe portato nelle case della neonata Gim) e di richiedere nuovi sacrifici agli azionisti. Risultato: la fine, tra degli azioesprimonoMarzotto cper cento aveva datUn comannunc«Problee di ob sti che li la famiglia ntrolla il 53 lla società) l via libera gressivamente la propria influenza, anche perché nella nuova Gim i unicato congiunto a l'avvenuta rottura: mi di organizzazione ettivi patrimoniali» primaturleader contestatPietro Mzotto. A sinistPietro MarzotA fiancMaurizRomiti A sinistra Pietro Marzotto A fianco, Maurizio Romiti

Persone citate: Chiara Berta, Fila, Luongo, Marzotto, Maurizio Romiti, Pietro Marzotto

Luoghi citati: Milano, Valdagno