«Italiani inoffensivi» A Valona bande scatenate

«Italiani inoffensivi» A Valona bande scatenate «Italiani inoffensivi» A Valona bande scatenate TIRANA DAL NOSTRO INVIATO 1 timori sono evaporati in fretta. Quelli dei bricconi, naturalmente. I militari della forza multinazionale di protezione hanno vistosamente le mani legate dal mandato dell'Onu e così i predoni e ogni genere di mascalzone che batte le poche strade d'Albania si è tranquillizzato e convinto che, alla resa dei conti, è cambiato ben poco, o niente. E dunque è lecito sparare, ammazzare, rapinare, rapire, rubare: basta avere l'accortezza di farlo lontano dagli occhi in divisa. E lontano da militari italiani e greci, ieri mattina, hanno rapito due uomini, sulla strada per Valona, quella che passa per il ponte di Mifol, dove avevano stabilito la frontiera tra la «Libera Repubblica di Valona» e Tirana. Un sequestro sin troppo semplice. Su una Punto bianca viaggiavano Eduard Sofia, 32 anni, direttore della filiale di Va- Iona della Banca Commerciale, suo fratello Dorian, 27 anni, già impiegato nella finanziaria a «piramide» Gialliga, crollata a geimaio, e il padre, Bastri, 58 I fratelli sono considerati simpatizzanti del partito democratico, quello che fa capo al presidente Sali Berisha, e nel Sud già questo sembra motivo sufficiente per considerarsi a rischio. Quando è passata su quel tratto di strada che è un po' un feudo dei briganti, l'auto è stata bloccata e i fratelli sono stati strappati dall'abitacolo da uomini armati e incappucciati. Al padre non è rimasto che correre in città a denunciare il sequestro e aspettare che i banditi chiedano un riscatto, sempre che quello vogliano. E non erano passati che pochi minuti quando, in centro, davanti all'ufficio postale, un cambiavalute di 35 anni, Sinan Likaj, è stato freddato da uno col passamontagna. Non è chiaro se si cerchi di valutare la capacità di sopportazione del contingente di pace, fatto sta che piccole accelerazioni vengono tentate ogni momento: c'è chi spara e c'è chi ruba le rotaie del treno, com'è accaduto al Nord. Soprattutto a Valona, dove i militari del Genio hanno lavorato sodo e liberato 0 porto da detriti e relitti, si tenta di tutto, e l'ultima sortita è del comitato di salvezza che si è presentato in prefettura e ha «ordinato» al padrone di casa, Afrim Haci, di fare subito le valigie. Altrimenti, oggi, in migliaia marceranno sul palazzotto per «cacciarlo con la forza». Il malumore nei confronti del Prefetto avrebbe origine non tanto nel suo legame con il presidente Berisha, ma nel fatto che quando la città insorse lui tagliò rapidamente la corda «senza dare sostegno al popolo di Valona». Guidava la delegazione Albert Shjutin, capo del comitato. Medin Xhelili, capo del distretto, si è fatto in quattro per spiegare a quelli del comitato che il Prefetto era lì «su ordine del primo ministro Fino». Naturalmente, la partita è ancora aperta e l'appuntamento è per stamani. Sempre a Valona, in piazza, al meeting mattutino sono state raccolte firme per chiedere che il Tribunale Intemazionale dell'Aja processi il presidente Sali Berisha. Per genocidio. Lo stesso prefetto Haci aveva deciso per lunedì la riapertura di scuole e università. Pericolo passato, in¬ somma? Neppure per sogno, ma bisogna pur ricominciare, e così sono state chieste garanzie: un telefono per ogni istituto e la protezione dei militari. Il punto è che lo stillicidio della violenza accentua le paure della gente e per questo c'è un nuovo rischio di esodo. E con insistenza si parla di una nave che, su a Nord verso la frontiera col Montenegro, starebbe caricando mille persone. «C'è la guerra», ripetono molti, forse neppure convinti, anche se le cifre appaiono preoccupanti: dal 1° di marzo i morti sarebbero 720, o forse mille, e più di 1200 i feriti. Ieri infine il primo ministro italiano Romano Prodi, in un colloquio telefonico con il suo collega albanese Bashkim Fino, si è impegnato personalmente per il recupero dei corpi albanesi ancora in mare davanti ad Otranto. Vincenzo Tessaudori E dall'Albania starebbe per salpare una nave con mille persone Il premier albanese Bashkim Fino

Luoghi citati: Aja, Albania, Montenegro, Otranto, Tirana