Vittorio Veneto, se ne va il comandante di Foto Ansa
Mentre l'inchiesta sull'incidente nella rada di Valona è in corso. «Non ho ricevuto pressioni» Mentre l'inchiesta sull'incidente nella rada di Valona è in corso. «Non ho ricevuto pressioni» Vittorio Veneto, se ne va il comandante L'ammiraglia insabbiata TARANTO NOSTRO SERVIZIO Schierati sul ponte di volo, i reparti l'hanno salutato ieri mattina. Un quarto d'ora, cerimonia essenziale, due sciabole che si incrociano. Così il capitano di vascello Vincenzo De Fanis ha lasciato il comando dell'incrociatore «Vittorio Veneto», congedandosi con un paio di mesi di anticipo dall'equipaggio che aveva diretto fino a pochi giorni fa, conducendolo alla sfortunata missione albanese. Ha chiesto lui di andare via («Senza sollecitazione alcuna») dopo che l'incrociatore portaelicotteri, entrando nel porto di Valona, si era insabbiato. Ha preso il posto di De Fanis, sommergibilista, il capitano di vascello Giuseppe De Giorgi, pilota di elicotteri. I due si sono incontrati e avvicendati nella stazione navale di Taranto. Per uscire di scena, De Fanis aveva inviato alcuni giorni fa un fax allo stato maggiore della Marina militare chiedendo di essere sostituito. «Per salvaguardare l'immagine della nave e del suo equipaggio da ogni possibile riflesso conseguente all'incidente», spiega ora il comandante. De Fanis aggiunge di avere maturato questa decisione quando, tornato a Taranto, ha preso «visione dei commenti riportati dai giornali in merito agli avvenimenti che hanno interessato la mia nave nel golfo di Valona». Cinquantuno anni, De Fanis ha preso ora un periodo di licenza, e tra una decina di giorni dovrebbe essere di nuovo al lavoro. Non più a bordo, ma a Roma. Non si conosce ancora il suo incarico, ma è certo che, terminato prematuramente e in modo nient'affatto silenzioso il suo terzo comando a bordo (tanti ne spettano a un ufficiale), verrà impiegato proprio allo stato maggiore. De Fanis aveva preso il comando del Vittorio Veneto (in ordine d'importanza, la seconda unità navale della Marina militare dopo il «Garibaldi») nel giugno del '95. Alla scadenza dei due anni avrebbe dovuto lasciare, tornare al servizio a terra e concorrere per la promozione a contr'ammiraglio. Per quanto la sua uscita di scena sembri chiudere in modo indolore l'incidente (sul quale è stata aperta comunque un'inchiesta da parte della Marina), la carriera di De Fanis è seriamente compromessa. L'incidente di Valona macchierà le sue note caratteristiche che andranno all'esame della Commissione superiore di avanzamento della Marina militare che le valuterà. Ogni anno, su 22 capitani di vascello che si sottopongono all'esame della Commissione presieduta dal comandante della squadra navale (in questo caso la presiederà quindi l'ammiraglio Umberto Guarnieri), la spuntano in quattro. De Fanis parte in svantaggio. Diciamo, anzi, che è battuto in partenza, ma avrà tre tentativi a disposizione, tre anni di fila. Allo stato maggiore, assai silenziosi su questa vicenda, ricordano soltanto che le statistiche non sono poi così avare. Di casi simili a quello di Valona, dagli inizi degli Anni Novanta, ne sono accaduti almeno 25. E hanno coinvolto anche le Marine francesi e statunitensi. Magra consolazione. Il Vittorio Veneto resta intanto nella base navale di Taranto. Non ha avuto bisogno di manutenzione nell'arsenale militare - puntualizzano al Dipartimento marittimo dello Jonio e del Canale d'Otranto - non avendo riportato danni a Valona. Ma è probabile che si renderà necessario un successivo passaggio in bacino per controlli. Tonio Aitino L'incrociatore Vittorio Veneto al traino prima di partire verso le coste albanesi [foto ansa]
Persone citate: Giuseppe De Giorgi, Umberto Guarnieri, Vincenzo De Fanis
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