Torino, patto Castellani-Rifondaiione di Luciano Borghesan

7 Il ppi e Franco Debenedetti contrari: «E' un errore politico». Ma il pds: «Da soli si perde» Torino, patto Castellani-Rifondaiione Costa: farete la fine di Prodi, schiavi di Bertinotti TORINO. Tre minuti di parole e un caloroso abbraccio finale. Il fidanzamento tra il candidato a sindaco dell'Ulivo per Torino, Valentino Castellani, e il segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti, è cominciato così alle 12 di giovedì, in piazza Cln, subito dopo la festa dei lavoratori. Bertinotti e Castellani avevano appena partecipato al corteo del Primo Maggio. Avevano percorso le vie del centro a poche decine di metri l'uno dall'altro, ma già uniti dagli applausi. Non è stato un colpo di fulmine. Il corteggiamento, reciproco, s'era iniziato nella notte di domenica, subito dopo il responso degli exit poli. Dapprima dichiarazioni ammiccanti, poi, via via che i risultati diventavano veri, e il distacco dal Polo cresceva a 8 punti percentuali (43 a 35 per Raffaele Costa), gli appelli sono diventati trattative. Due giorni di riunioni nei partiti dell'Ulivo, quindi della coalizione. Perplessità e divergenze, anche alla luce di un governo Prodi condizionato dalle scelte di Bertinotti. Nel '93 Castellani aveva vinto le elezioni con pds-verdi-alleanza per Torino. Si era parlato di «esperienza-laboratorio», ma era uno scenario in cui c'era ancora la de, e Forza italia doveva nascere. Il 27 aprile scorso nell'Ulivo torinese c'erano anche ppi e Pensionati: 196.155 voti. Il Polo e Costa hanno incassato quasi 44 mila consensi di più: 239.753. «Da soli si perde», dicono i dirigenti del pds a Castellani. I tentennamenti resistono. I torinesi di Prodi vogliono limitarsi all'accordo sul programma, ma prc chiede un'alleanza trasparente e che alcune priorità programmatiche siano evidenziate: occupazione, legalità e solidarietà, risanamento delle periferie. Alleanza per Torino, ppi, Pensionati non sono in sintonia con «il realismo» di pds e verdi, alla fine si appellano alla responsabilità del candidato a sindaco. Castellani chiede a Rifondazione di accettare il programma dell'Ulivo torinese sottolineando gli interventi richiesti da prc; Eleonora Artesio, per i comunisti, sottoscrive: «E' evidente che il programma depositato dalla coalizione Castellani costituisce la base della futura azione di governo». Il tutto legato anche dalla «necessità e urgenza di una grande mobilitazione morale e politica contro il rischio di affermazione di culture di destra». Apparentamento! Dalle 13 di ieri. Un matrimonio che s'ha da fare. Pds e verdi, più di tutti nell'Ulivo, hanno dovuto usare il motto manzoniano per conquistare la dote di Artesio (53.925 mila voti). Una frase, e una fase, meno felice per gli al¬ tri partner della coalizione. Non è d'accordo il senatore Franco Debenedetti, di Alleanza per Torino: «Mantengo la stima per Castellani, ma l'apparentamento è un errore. Per i comportamenti locali e nazionli di Rifondazione. Si fa un passo indietro nel confronto tra i due poli: richiamare le accuse di fascismo non ha portato bene alle politiche del 1994». Gli risponde po¬ lemicamente Chiamparino (pds): «Tu sei stato eletto anche con i voti di Rifondazione». E Furio Colombo fa notare che «l'accordo avviene sul programma del candidato dell'Ulivo, responsabilizza i comunisti, anziché esorcizzarli»;. Il capolista Marino si richiama «alle responsabilità dell'eventuale sindaco: deve farsi garante dell'equilibrio della coalizione». Contrario all'apparentamento il ppi, «ma non faremo mancare il nostro appoggio a Castellani», dice il segretario locale Calgaro, condiviso dal leader nazionale Marini. Strappo, invece, da parte di chi si era avvicinato ai popolari, come l'ex sottosegretario Giovanni Zanetti e l'ex consigliere comunale Gaiotti: «Non riteniamo possibile mantenere il nostro sostegno». Rinnovaniento-Dini intende lasciare libertà di coscienza. Così i Socialisti Unitari. E Costa? Con tutti i suoi 239.753 voti al sicuro, o quasi, dice «che le operazioni algebriche non servono, che i voti degli elettori non sono pacchetti che si possono spostare». E comunque anche il Polo si apparenta con i Verdi-verdi (4008 voti, e nessun seggio). «L'accordo con Rifondazione - dice il candidato del centrodestra - significa avere accettato una ciambella di salvataggio piena di piombo». Il deputato del Polo continua: «Torino rischia di essere prigioniera di Rifondazione comunista che sarebbe determinante nei numeri della maggioranza e deciderà per tutti come a Roma per il governo Prodi paralizzato da Bertinotti. Con la differenza che il presidente del Consiglio può essere cambiato senza scioglimento delle Camere, mentre la sfiducia in Comune comporterà automaticamente il ritorno al voto». Luciano Borghesan Il candidato del Polo Gabriele Albertini I due candidati alla poltrona di sindaco di Torino: Raffaele Costa (Polo) e Valentino Castellani (Ulivo)

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