Chirac si annette Blair di Enrico Benedetto
Estero Caloroso messaggio dell'Eliseo. Jospin: ma Tony è amico mio Chirac si annette Blair / neogollisti: «Bravo il neopremier ha saputo rinunciare al socialismo» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Siamo noi i Tony Blair francesi» rivendicano all'unisono con bella cacofonia la Gauche e il Centro-Destra, irriducibili nemici che le vicine Legislative il 25 maggio - obbligano a cercare oltre Manica il doping elettorale per una campagna nata stanca. Dopo lo scippo sul programma (la piattaforma Juppé sembra riutilizzi vecchie proposte ps, in particolare sull'economia), Lionel Jospin si illudeva forse che la maggioranza governativa non dirottasse prò domo sua l'exploit Labour. Pia illusione. «E' l'ala liberal a trionfare», dice Alain Juppé aggiungendo perfido: «Tony Blair ha rinunciato al socialismo». Il suo vice nei ranghi rpr, Jean-Frangois Mancel, rincara la dose denunciando «le arcaiche ambizioni dell'asse social-comunista». E l'ex ministro Alain Madelin, tatcheriano inossidabile (perlomeno, credevamo), osanna a sorpresa la formula Blair. «Il suo programma mi va più che bene. Applicarlo in Francia sarebbe un'ottima idea». Ancora increduli dinanzi all'annessione, i socialisti francesi salutano la «magnifica vittoria» (Jospin dixit) del «caro Tony». Ma non sarà loro facile sfruttarla a fondo. Pensavano di riuscire a mettere sulla difensiva una coalizione che ha i sondaggi in poppa. E invece il tandem Chirac-Juppé parrebbe voler trarre profitto dalla débàcle conservatrice. Forse che l'Eliseo e Matignon non tendono a presentarsi come gli eredi della Modernità riformatrice? E allora dagli ai mammut rosa. La disinvoltura in casa gollista nel dimenticare John Major barattandolo con il nuovo inquilino di Downing Street neppure 12 ore dopo il responso è quantomai discutibile. Eppure ben fotografa, insieme, la spregiudicatezza post-ideologica governativa e l'impasse strutturale in cui si dibatte una Sini¬ stra volenterosa ma non troppo vitale. Lionel Jospin incita le sue truppe a «cambiare futuro cambiando maggioranza, come in Gran Bretagna». E Jack Lang, l'indimenticabile ministro mitterrandiano della Cultura, auspicherebbe che sulla medesima falsariga gli elettori transalpini «rifiutassero le soluzioni proposte loro dal thatcherismo francese». Leggi Juppé. Ma, inutile negarlo, il premier ha buon gioco nel rilevare che Blair abiura le nazionalizzazioni legittimando nel contempo alcuni capisaldi Tory laddove Jospin le difende e per compagni di strada si ritrova gli im¬ presentabili eredi Marchais. La breccia è ghiottissima. Allargandola, disorienterà un già frastornato corpo elettorale gauchiste che pur desiderando lasciarsi dietro le spalle il mitterrandismo in fondo ne rimpiange la machiavellica statura: l'onestuomo Jospin non può vantare carismi analoghi. Quel 30% di suffragi in bilico tra i due blocchi potrebbe inoltre rivelarsi sensibile alla paradossasele interpretazione che l'esecutivo propala da ieri: rivotateci, saremo i vostri Tony Blair. Jacques Chirac gli riserva un messaggio ipercaloroso. Felicitazioni per il «brillante successo». Invito a Parigi - «sarei feli- ce di incontrarla» - e promessa che troverà nell'Eliseo un interlocutore «su cui contare». «Appoggio pieno», infine, per sviluppare la «cooperazione franco-britannica». E un accenno sulle «relazioni amichevoli a livello personale», che funge da strizzatina d'occhio. Vedete? Andiamo d'accordo come le nostre idee. Quelle jospiniane sarebbero al contrario, per ricitare Juppé, «passatiste», «demagogiche», «verbose», e inclini al dirigismo. Reduce dal trionfo londinese, Tony Blair lo sappia: comunque vada, ha sin d'ora vinto anche in Francia. Enrico Benedetto Lionel Jospin, leader socialista, si è visto «scippare» la vittoria laborista da Chirac
Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Parigi
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