Major dice addio Rissa tra gli eredi
Major dice addio Rissa tra gli eredi UN PARTITO ALLO SBANDO Major dice addio Rissa tra gli eredi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Inghilterra è spietata con gli sconfitti. E Major, uscendo per l'ultima volta da Downing Street, aveva già perso la Daimler verde blindata, ormai parcheggiata davanti alla casa di Islington di Tony Blair. Ma non era, per il premier sconfitto, che il primo passo della sua uscita dalla scena politica. Relegato al rango di leader dell'opposizione, ha già detto che lascerà a qualcun altro il compito di ricostruire il partito fatto a brandelli dalla valanga laborista. «In tempi brevi», ha precisato. E già nel pomeriggio, mentre per la prima volta tirava il fiato dopo sei settimane elettorali da infarto, concedendosi con la moglie Norma una rilassata colazione e poi - come appassionato spettatore - una partita di cricket all'Ovai di Kennington, già apparivano le candidature alla sua successione. Il partito è lacerato. La destra antieuropea ha perso il suo uomo di punta, il ministro della Difesa Michael Portillo che è stato trombato nella sua circoscrizione. L'altro esponente, John Re- dwood, è un candidato automatico, ma su di lui pesa la ribellione a Major di due anni, che finì in sconfitta. E' stato l'europeista Kenneth Clarke, uscente cancelliere dello Scacchiere, il primo a candidarsi. E' un europeista convinto, quindi non l'uomo in grado di mettere la pace fra i conservatori dilaniati sul tema della moneta unica e dell'integrazione comunitaria. Grande favorito, secondo gli allibratori, è l'attuale numero due del partito, Michael Heseltine. Ma neppure lui fa l'unanimità: troppo anziano, troppo debole. Spunta allora il nome di William Hague, l'enfant prodige del partito: piace a molti perché - dicono - potrebbe essere «l'uomo del futuro». Ma gli occhi sono ancora puntati su Major, uscito da Downing Street a testa alta. Ieri sera è tornato nella sua casa presso Hundingdon, dove la grande avventura era cominciata. Sarà lui a vegliare sui resti dell'armata tory, ad aiutare il partito nella scelta del suo erede. Ma sono molti, nel mondo politico, a fare una previsione; che una volta risolta la leadership, Major de¬ cida di abbandonare anche il seggio parlamentare, insomma di uscire completamente dal mondo della politica. A 54 anni, dicono, può ancora aspirare a una brillante carriera in qualche altro settore. L'esempio di Edward Heath, rieletto a 80 anni, non sarà ripetuto. «Quando cala il sipario è ora di uscire dal palcoscenico», ha detto Major con un sorriso, per l'ultima volta davanti al portoncino nero del numero 10. Ed è uscito di scena con una dignità che neppure Maggie Thatcher - stizzita e in lacrime - aveva avuto sette anni fa. E' salito sulla Daimler azzurra - un modello più vecchio di quella che aveva avuto fino a poche ore prima - ed è andato a Buckingham Palace per rassegnare le dimissioni. Dietro Downing Street, implacabili, gli imballatori ultimavano il trasloco. [f. gal.) Al numero dieci il vincitore glissa lo sconfitto sorride le segretarie piangono John Major con la moglie Norma davanti al seggio elettorale
Persone citate: Edward Heath, John Major, John Re, Kenneth Clarke, Maggie Thatcher, Michael Heseltine, Michael Portillo, Tony Blair, William Hague
Luoghi citati: Inghilterra, Londra
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